Nelle morbide colline modenesi, Opera|02 rivela un’identità precisa e inconfondibile, legata a doppio filo con la cultura gastronomica dell’Emilia-Romagna ma impermeabile alle mode del momento. Lo chef Pietro Gisondi traduce questo legame con la terra in una cucina attenta, essenziale, ispirata dalla lealtà nei confronti delle stagioni e delle radici locali, senza mai scivolare nell’autoreferenzialità. La sala, affacciata sul paesaggio con ampie vetrate che invitano la luce a filtrare tra i tavoli, offre interni contemporanei ma privi di eccessi: colori morbidi, materiali naturali e dettagli che richiamano la campagna circostante creano un’atmosfera rilassata, ma raffinata.
La filosofia gastronomica qui segue la logica del territorio come punto di partenza: i gesti della tradizione vengono riletti attraverso una ricerca quasi meditativa della materia prima, lasciando che ingredienti locali selezionati parlino senza maschere. Il menu si articola secondo la disponibilità stagionale, rivelando un rispetto profondo per la natura cangiante delle campagne modenesi. Nei piatti non si ritrova mai la sovrabbondanza della creatività fine a sé stessa; piuttosto, affiora una cura costante del dettaglio, una pulizia degli accostamenti che mantiene sempre la riconoscibilità dei sapori autentici.
L’impiattamento riflette questa sobrietà: porzioni nitide, contrasti cromatici misurati e un equilibrio che evita effetti scenografici, preferendo valorizzare la texture e l’identità di ogni ingrediente. Gli aromi che si diffondono dal piatto – il profumo vivace delle erbe, le note più profonde degli ortaggi di stagione – raccontano una narrazione fatta di continuità e rinnovamento. Ogni assaggio invita a soffermarsi sul senso di appartenenza a una cultura gastronomica che non teme di rinnovarsi pur rimanendo coerente con le proprie origini.
La menzione nella Guida Michelin suggerisce il valore di questa coerenza: la cucina di Opera|02 non cerca l’impatto immediato, ma punta a lasciare una traccia, un ricordo sottile di autenticità, offrendo un’esperienza che si inserisce con naturalezza nel racconto complesso della tavola emiliana.
