Varcando la soglia di Osteria 1861 ci si trova in un ambiente dove il fascino essenziale della tradizione si fonde con una sobria eleganza contemporanea. Luci soffuse e dettagli in legno naturale dominano lo spazio, mentre piccoli tocchi di design richiamano la vocazione mediterranea del luogo senza sovrastarne l’anima. Una sala raccolta, impreziosita da tocchi di verde tra i tavoli e quadri che richiamano il territorio cilentano, invita a posare lo sguardo e ad abbandonarsi ai profumi che provengono dalla cucina.
La filosofia di Antonio Tafuro si riflette in una proposta capace di combinare memoria e contemporaneità: le sue creazioni raccontano di stagioni che si susseguono e ingredienti locali lavorati con rispetto, mai forzati. La carta trasmette un’attenzione minuziosa per la qualità dei prodotti, prediligendo erbe fresche, pesce del Tirreno appena sfilettato e ortaggi di piccoli produttori locali. Ne deriva una tavolozza di colori che già nell’impiattamento suggerisce una cucina leggera, mai monocorde, dove la freschezza si percepisce tanto nei profumi quanto nei contrasti di temperatura e consistenza.
I piatti arrivano al tavolo come piccole installazioni, studiati nell’equilibrio visivo e gustativo: emulsioni leggere accompagnano tartare di pescato, mentre la croccantezza di chips di verdure di stagione esalta delicate creme di legumi locali. Non manca un’attenzione quasi artigianale nella lavorazione della pasta, tirata a mano e arricchita da condimenti che puntano su un’intensità modulata: scorze di limone grattugiate all’ultimo secondo, olii aromatizzati alle erbe selvatiche, riduzioni balsamiche centellinate con cura.
Il ritmo della degustazione privilegia una narrazione fatta di scoperte progressive, dove ogni portata introduce un dettaglio inatteso, come un’erba spontanea a completare un filetto o un’insolita granita di pomodoro a risvegliare il palato tra un antipasto e l’altro. Nulla sembra eccessivo o eclatante, tutto calibrato per non oscurare mai l’essenza degli ingredienti.
Osteria 1861 si distingue per la costante ricerca di equilibrio tra tecnica e materia prima, un percorso costruito su sapori famigliari ma resi attuali da scelte stilistiche ponderate. Chi siede a questi tavoli si trova invitato a un dialogo tra ieri e oggi, in cui la cucina mediterranea, grazie alla mano dello chef, acquista una voce riconoscibile e pacata, capace di sorprendere senza mai alzare la voce.
