All’ingresso di Trattoria da Lucio, ci si immerge immediatamente in un ambiente che predilige la sobrietà e lascia parlare i materiali: il legno chiaro dei tavoli, la luce naturale che si riflette sui pochi dettagli d’arredo, la disposizione dei coperti essenziale. Questa atmosfera di composta intimità introduce fin da subito a una cucina dove ogni elemento sembra trovare il proprio posto senza affettazione, fedele a una filosofia in cui la ricerca parte sempre dalla materia prima.
Jacopo Ticchi, mente creativa e cuoco di questa insegna segnalata dalla Guida Michelin, imposta la sua traiettoria tra le radici della tradizione romagnola e una visione che rifugge le mode per puntare all’essenza del sapore. Piatti dalla presentazione netta, priva di virtuosismi superflui: il pesce arriva in tavola in versioni che sanno di mare, valorizzato da cotture precise e da accostamenti pensati per lasciare spazio alla voce autentica dell’ingrediente. Perfino i colori nel piatto sembrano accordarsi a un equilibrio silenzioso, come la sequenza sfumata di toni sabbiosi e verdi nelle crudité, o l’ambra opaca di un brodo ristretto che sa di lunghe attese e concentrazione di profumi.
Non sono le tecniche a stupire – pur riconoscibili e rigorose – ma la capacità di far dialogare memoria e presente con naturalezza. Le ricette interpretano la stagione senza mai forzare la mano sulla creatività: la stagionalità è una guida silenziosa, che suggerisce il percorso. La scelta delle materie prime, quasi esclusivamente locali, si percepisce nell’aroma persistente di una salsa fatta con molluschi vivi, nella compattezza setosa di una pasta tirata ogni giorno, o nella dolcezza delicata di un ortaggio appena colto dall’orto.
Ticchi, con consapevolezza, definisce il proprio stile come una continua ricerca d’equilibrio tra rispetto per la storia e apertura alle possibilità del contemporaneo, privilegiando costruzioni chiare e prive di sovrastrutture inutili. Ogni preparazione contribuisce a disegnare un racconto dove nulla è casuale o superato. Così, la consumazione del pasto si trasforma quasi in un esercizio d’ascolto, in cui la profondità dei sapori si rivela progressivamente, tra suggestioni familiari e inattesi dettagli.
In questo spazio asciutto, privo di eccessi, la cucina di Trattoria da Lucio si afferma come espressione di misura e coerenza, rimandando a un’identità gastronomica consapevole, capace di offrire un’esperienza centrata sulla verità degli ingredienti e sulla lucidità del gesto.
