Un passo oltre la semplice osteria romana, Trattoria Pennestri si inserisce con garbo e carattere tra le realtà culinarie più interessanti della città. Il progetto condiviso dai due chef, Valeria Payero e Tommaso Pennestri, prende forma in un ambiente raccolto e sospeso tra spirito contemporaneo e omaggio alla tradizione. Luci soffuse accarezzano pareti caratterizzate da toni caldi e arredi essenziali: pochi elementi scelti con rigore, capaci di suggerire un’idea di accoglienza mai invadente.
A colpire subito è la sensibilità nel selezionare le materie prime, cifra distintiva di una proposta che non indulge nel compiacimento, ma cerca di restituire l’identità del territorio con sguardo lucido e attuale. Proprio questa attenzione per la stagionalità consente alla cucina di Valeria e Tommaso di muoversi con naturalezza tra il Lazio più autentico e una visione gastronomica aperta a suggestioni moderne. I sapori rimangono netti, riconoscibili; le cotture misurano il tempo delle ricette tradizionali senza appesantirne la resa.
Nel piatto si avverte la ricerca di un equilibrio che evita effetti speciali e privilegiando una presentazione raffinata nella sua essenzialità. Le portate arrivano in tavola spesso adagiate su ceramiche dall’apparente rusticità, disegnate per esaltare le cromie degli ingredienti principali: una scelta che accompagna lo sguardo prima ancora dell’assaggio, predisponendo il palato alla scoperta di consistenze e profumi decisi.
La filosofia di cucina, definita dallo stesso Tommaso Pennestri come un dialogo tra memoria familiare e tensione verso il nuovo, si concretizza in preparazioni che sanno essere rassicuranti senza rinunciare a incursioni originali. La carta accoglie piatti dal respiro schietto, dove una coda alla vaccinara può mostrarsi asciutta e profondamente aromatica, oppure una pasta, mantecata e sapida, trasportare verso la semplicità eloquente di pochi ingredienti ben dosati.
L’approccio della Trattoria Pennestri si fa riconoscere per una sobria eleganza che non ostenta: dettagli ponderati, un ritmo pacato che lascia spazio ai sapori. Così la tavola diventa racconto silenzioso, tracciando una narrazione gustativa in cui la Roma di oggi si misura consapevolmente con la propria eredità gastronomica.
