Viviamo in un’epoca in cui il successo imprenditoriale di una donna viene celebrato dai media soprattutto mettendo in risalto l’appartenenza al genere femminile della persona che ha ottenuto il risultato — con ammirazione, certo, ma anche con una certa qual dose di stupore nonostante il numero di imprenditrici vada sempre più aumentando in ogni settore.
Se fosse nata oggi, Luisa Spagnoli occuperebbe sicuramente le copertine di decine di riviste e diventerebbe un hashtag di tendenza su Instagram o un trending topic su Twitter: un’imprenditrice di successo in ben due settori, la gastronomia e la moda, che almeno in apparenza hanno poco da spartire.
Luisa Spagnoli in auto
Luisa Sargentini nasce a Perugia nel 1877, in un momento storico in cui le possibilità di studio e di carriera per una donna sono estremamente limitate, specialmente se, come lei, vengono da una famiglia di poche risorse: il padre Pasquale Sargentini è un pescivendolo e la madre Maria Conti una casalinga. A tredici anni è costretta a interrompere gli studi per aiutare nell’attività di famiglia con ruoli contabili e commerciali. Sposatasi giovanissima (appena ventun anni) con Annibale Spagnoli, da cui prenderà il cognome che manterrà per tutta la vita, nel 1901 rileva insieme a lui una drogheria nella cittadina umbra. L’attività funziona grazie a quelli che, da chi lavorò con la Spagnoli, furono sempre definiti una spiccata creatività unita allo spirito imprenditoriale. La loro produzione si amplia: confetture, confetti, caramelle e cioccolato.
Un ritratto giovanile di Luisa Spagnoli
È il 1907 l’anno della svolta. Insieme a tre soci concittadini — tra cui figura Francesco Buitoni, fondatore dell’omonimo pastificio — la famiglia Spagnoli apre l’azienda Perugina. Dopo poco tempo la gestione della Perugina passa quasi completamente nelle mani della Spagnoli e di Giovanni Buitoni, figlio di Francesco, trasformandosi nel giro di qualche anno da manifattura semi-artigianale a impresa industriale.
Durante la Prima Guerra Mondiale Buitoni e buona parte degli altri uomini vengono arruolati e la Spagnoli si trova a prendere le redini come direttrice della produzione di una fabbrica quasi completamente al femminile. Quando un decreto vieta il commercio di zucchero in tempo di guerra, in quanto “bene superfluo”, è lei a decidere di concentrarsi sul cioccolato dimostrandosi ancora una volta la vera guida dell’azienda.
Il negozio Perugina nel 1919
Sua la creazione del cioccolato fondente Luisa al 51% di cacao, nato nel 1919 dall’intuizione di non sprecare in quegli anni così difficili lo zucchero troppo caramellato disponibile in produzione, che mette sul mercato a prezzi così competitivi da trasformarlo in un prodotto accessibile a tutti, da bene di lusso quale era stato considerato fino a quel momento. Il processo di lavorazione del cioccolato fondente Luisa è diventato oggetto di brevetto e caratterizza tutt’ora il cioccolato Perugina.
Soprattutto però è grazie alla Spagnoli che nasce il prodotto che diventerà il simbolo dell’azienda e, qualche decennio dopo, una delle icone di italianità anche all’estero: il bacio Perugina. Sempre in un’ottica anti-spreco: nel 1922 la Spagnoli si accorge che, alla fine della giornata di lavoro, il cioccolato e la granella di nocciole che non vengono usati nella produzione aziendale sono destinati a essere buttati. Per non gettarli via pensa a un cioccolatino con un cuore di gianduia e granella di nocciole: la forma le ricorda la nocca di una mano ed è per questo che decide inizialmente di chiamarlo Cazzotto. Sarà Giovanni Buitoni, figlio del socio Francesco, a rinominarlo Bacio Perugina — smentendo lo stereotipo che vede le donne come più propense a evocare un immaginario romantico e poetico.
Il Bacio Perugina
Nel 1923 il marito si ritira dall’impresa, che conta più di cento dipendenti, e proprio allora tra lei e Giovanni Buitoni comincia una storia d’amore nonostante i ben 14 anni di differenza — 46 lei, 32 lui. Una differenza d’età tale che farebbe parlare anche ora: figuriamoci nella Perugia degli anni Venti. Ma la Spagnoli se ne infischia, come sembra fare con qualsiasi altro tentativo di imbrigliarla in un ruolo di genere: nonostante i due non decideranno mai di andare a convivere, la loro storia continuerà per tutta la sua vita. Una relazione che ispirerà anche gli iconici bigliettini romantici nell’incarto dei Baci Perugina: pensati da Federico Seneca, direttore artistico della Perugina, si dice facciano riferimento proprio alla corrispondenza segreta tra la Spagnoli e Buitoni, i quali si scrivevano biglietti d’amore durante la giornata di lavoro avvolgendoli intorno ai cioccolatini.
Una campagna pubblicitaria di Baci Perugina datata 1923
La Spagnoli ricopre ufficialmente le cariche di consigliere di amministrazione e direttore del settore confezioni di lusso. Ma nonostante questo riconoscimento e forma di consacrazione, non sembra mai dimenticarsi le sue origini certamente non altolocate e si dimostra sempre attenta alle esigenze dei dipendenti: apre un asilo nido nello stabilimento di Fontivegge e spacci all’interno dell’azienda per consentire alle sue operaie di fare la spesa prima di tornare a casa; paga studi e cure alle famiglie meno abbienti — e ne assume molti membri; mantiene diversi ragazzi orfani della città. Sempre in questi anni arriva la sua seconda intuizione, che dimostra ancora una volta quanto ampia sia la sua visione imprenditoriale: si lancia nell’allevamento dei conigli d’angora, con la cui pelliccia crea mantelline, cuffiette, scialli e boleri. Le creazioni Luisa Spagnoli (allora “Angora Spagnoli”) vestiranno star del cinema come Sofia Loren e Anna Magnani — e finiranno anche dentro qualche uovo al cioccolato Perugina.
Operaie al lavoro nella sartoria "Angora Spagnoli"
La Spagnoli muore nel 1935. I figli hanno portato avanti non solo l’attività di famiglia, ma anche quella di beneficenza della madre, con la Fondazione Luisa Spagnoli. Oltre a questa eredità, Luisa Spagnoli ha lasciato prodotti diventati vere e proprie icone, parte della quotidianità di moltissime persone in Italia e non solo.