Aria di novità a Milano. In zona Navigli, ha appena inaugurato il ristorante Zaïa. Si trova a pochi passi dalla Darsena, all’interno dell’Aethos Milan (negli spazi dell’ex The Yard), una delle tre acquisizioni italiane (assieme a una sede in Umbria e una in Valle d’Aosta) della community internazionale di hotel e club fondata da Benjamin Habbel, giovane imprenditore statunitense di stanza a Berlino. Ed è proprio lui a spiegare il concept del nuovo indirizzo meneghino, dove si respira un mood internazionale e amichevole, in una location curata in ogni dettaglio. “Vogliamo che Zaïa diventi il nuovo place to be in città, dove scoprire una cucina di qualità, influenzata dalle tradizioni gastronomiche dei Paesi del Mediterraneo, con un twist unico”, racconta. La scelta è quella di abbracciare sapori e profumi provenienti dalla cultura mediterranea, con incursioni mediorientali e con qualche piatto ispirato a Ottolenghi.
Ristorante Zaïa a Milano, la location
L’ambiente, che porta la firma degli interior design dello spagnolo Astet Studio, è stiloso, elegante e confortevole allo stesso tempo. Dimenticate gli spazi scuri e cupi della vecchia location, per essere accolti da colori rilassanti e caldi, dal verde bottiglia all’écru, tra inserti in legno, divani e illuminazione d’atmosfera
La location è suddivisa in due ambienti da una tenda di velluto che separa la sala del ristorante dall’area riservata del nuovo Aethos Club: uno spazio intimo e riservato, dove pare di stare in un vero salotto di casa, tra poltrone e punti luce studiati ad hoc. Un’area a parte è dedicata alla pizzeria, dove si possono assaporare i lievitati del giovane partenopeo Umberto Iervolino.
Ristorante Zaïa a Milano, menu e prezzi
Ai fornelli c’è il giovane duo costituito dagli chef Luigi Gagliardi e Dario Guffanti, che si sono formati in importanti brigate, passando per ristoranti quali Carlo e Camilla in Segheria, Maio e Il Marchesino di Gualtiero Marchesi. Da Zaïa si fanno interpreti di una cucina contemporanea e priva di confini geografici, capace di proporre sapori nuovi e contaminati, ma anche di reinterpretare i classici. Il menu è all’insegna dello sharing: la carta, suddivisa in antipasti (dai 9 ai 14 euro) e portate principali (da 18 a 51 euro), è stata appositamente studiata in modo da proporre più piatti da assaggiare e condividere al tavolo, esplorando le diverse tradizioni del Mediterraneo.
Un vero e proprio viaggio nei sapori del Sud Italia e del Nord Africa, tra classici della cultura nostrana e prodotti di stagione e sostenibili, come recita il menu nell’introduzione. Non mancano creazioni che strizzano l’occhio a Yotam Ottolenghi, come raccontano i giovani chef. Non a caso, i coloratissimi piatti da portata sono griffati Ottolenghi.
Da provare? Tra gli antipasti, le Polpettine di agnello con cetriolo e latte di cocco, gustose e scioglievoli, ma anche le Carote con yogurt speziato e chili, oltre alla Trota marinata con mele e carpione, dall’estetica e (dal sapore) appagante e leggero. Tra le portate principali il consiglio è di provare il Riso Vialone Nano con doppia mantecatura: verde alla mizuna (una brassicacea nipponica) e bianca al gelato alla mandorla, con noci di macadamia e caviale.
E ancora, Ravioli di gamberi con kefir, yuzu, cipollina e finger lime, dal sapore fresco e delicato, Triglia con porcino, cioccolato bianco, lardo ed erbe aromatiche, oltre a Insalata contemporanea Avocado Yakitori e Bouillabaisse, la tipica zuppa di pesce marsigliese. Per concludere in dolcezza, Cheesecake ai frutti rossi con chiodi garofano e pistacchio, Riso e latte con anice stellato e arancia e l’insolito il Montblanc al curry e limone, una rilettura total yellow del classico dessert a base di marron glacé. Per i palati più curiosi.
Tutte le foto Pion Studio