A Milano, in via Piero della Francesca, IYO è un ristorante che ha riscritto la storia della cucina giapponese in Italia. Nato nel 2007 dall’intuizione di Claudio Liu, allora giovanissimo, è stato il primo ristorante di cucina nipponica a ottenere una stella Michelin nel nostro Paese, aprendo la strada a una nuova idea di ristorazione etnica capace di coniugare autenticità e visione contemporanea. Qui il Giappone incontra Milano con eleganza, in un ambiente sobrio e curato dove la luce calda, i legni scuri e i dettagli minimali accompagnano l’esperienza gastronomica.
Alla guida della cucina c’è una brigata esperta, formata tra Tokyo e l’Italia, che interpreta la tradizione giapponese con profondo rispetto ma anche con un linguaggio nuovo. Al bancone del sushi il maestro Haruo Ichikawa, per anni figura centrale del progetto, ha lasciato un’eredità importante: la precisione nel taglio, la gestione del riso e la ricerca della perfezione nel gesto. Oggi la cucina è affidata a Michele Biassoni, che ha raccolto l’eredità di Ichikawa e ne ha ampliato la visione. Il menu conserva il rispetto assoluto per la materia prima, con un’attenzione costante alla purezza del gusto, ma introduce anche nuovi linguaggi, in cui l’elemento creativo si intreccia con la tecnica. La proposta si muove tra la tradizione del sushi e del sashimi e una linea di cucina calda in continua evoluzione, dove ingredienti italiani e tecniche orientali si fondono in modo naturale.
In menu si alternano nigiri e sashimi realizzati con pesce di altissima qualità, tempure leggere, brodi nitidi e piatti più strutturati come il black cod marinato al miso o la carne wagyu in versione contemporanea. Ogni preparazione è calibrata per esprimere delicatezza e profondità con un equilibrio studiato di sapidità, dolcezza e acidità tipico della cucina orientale. La carta dei vini e dei sake accompagna con intelligenza i percorsi di degustazione, offrendo abbinamenti che attraversano culture e terroir diversi.
Il servizio è capace di condurre l’ospite in un’esperienza che non è solo gastronomica ma anche culturale. Ogni dettaglio parla della volontà di Liu di creare un luogo di incontro tra due mondi, un ponte tra la precisione giapponese e l’ospitalità italiana.
