In cucina, come è accaduto spesso anche nella moda, non è tutto oro quel che luccica o, almeno, non lo era. Esistono infatti degli ingredienti che oggi compaiono solo nelle carte dei locali di lusso, ma che in tempi passati erano cibi del popolo o addirittura della classe sociale più povera ed emarginata.
In Italia questo lo si evince con tantissime ricette della tradizione, un esempio fra tutti sono le verdure, di cui la nostra cucina è ricca. Solo qualche anno fa il minestrone era un piatto comune, preparato con gli ingredienti dell’orto e che poteva sfamare numerose famiglie. Oggi, soprattutto se si abita in certe metropoli, bisogna scegliere se pagare l’affitto o se preparare il minestrone di verdure. Non siamo qui per fare un trattato di antropologia alimentare ma, con molta leggerezza, ci siamo chiesti come mai certi iconici ingredienti cosiddetti di lusso, sono nati poveri e poi hanno vissuto una seconda ricchissima primavera.
Come può succedere questo? Semplice, un cibo quotidiano abitua la popolazione al suo consumo e quando la disponibilità di quel prodotto, per diversi fattori, viene a mancare, resta la domanda che fa alzare il prezzo. Non serve essere esperti economisti per comprendere questo fenomeno che, nel corso della storia, continua a ripetersi a cicli più o meno continui. Ma quali sono gli ingredienti ricchi nati poveri? Ecco gli alimenti “di lusso” che sono nati come ingredienti di scarso interesse.
Caviale
Primo tra tutti c’è lui, l’insospettabile per eccellenza: il caviale. Da che ne abbiamo memoria il caviale è uno degli alimenti più costosi del Pianeta. La disponibilità è pochissima, se ne consumano piccole quantità e quei pochi grammi sfiorano cifre da capogiro. Ma il caviale non è sempre vissuto a palazzo, circa 300 anni fa abitava nelle polverose soffitte del castello e non veniva invitato ai party. Il consumo di storioni in America, e non solo, era molto elevato e le sue piccole uova erano elemento di scarto che veniva spesso servito gratuitamente nelle locande per accompagnare un calice di vino. Qualche antico documento dice addirittura che venisse servito nelle carceri e che i detenuti non ne potevano più di queste minuscole perle nere dal sapore salino e dall’odore forte. L’industrializzazione e i suoi effetti sull’ecosistema hanno ridotto drasticamente il numero di storioni nelle acque statunitensi e quando le persone si accorsero che il caviale non era più disponibile, il suo prezzo crebbe alle stelle senza mai conoscere cali.
Sushi
Nonostante il fatto che oggi il sushi sia stato barbarizzato dai numerosi ristoranti con la formula All u can eat presenti in ogni angolo del mondo, ci teniamo a confermare che la sua versione originale è molto costosa. Vi sono ristoranti, sia in Giappone che fuori, dove bisogna spendere cifre proibitive ai più per poterlo gustare. Ma non sempre è stato così. In tempi antichi, quella di associare il riso al pesce crudo era una semplice tecnica di conservazione dei prodotti ittici freschi. Gli amidi contenuti nel riso, come succede proprio con lo zucchero, erano validi per allungare il ciclo conservativo dei filetti di pesce. Pesce che era disponibile in abbondanza in un territorio come quello del Sol Levante. Il sushi era quindi il pranzo degli operai e delle famiglie. Ma, come sappiamo ormai molto bene, la globalizzazione ha compiuto i suoi danni anche qui. L’Occidente ha scoperto il sushi, la domanda è cresciuta, il mare non è una fonte inesauribile ed ecco che il prezzo di questo cibo nato povero è schizzato alle stelle.
Kobe Wagyu
È la carne di manzo più costosa del mondo, il suo prezzo può aggirarsi in alcuni casi fino ai 1000 dollari al chilo ed è figlia di incroci di diverse razze giapponesi. La sua struttura è particolarmente marezzata e proprio questa marmorizzazione di grasso non convinse il mercato statunitense. Fu poi un’intelligente operazione di marketing a rendere preziosa la carne wagyu e anche in questo caso il gioco domanda/offerta fu quello vincente. Le esportazioni diminuirono drasticamente a causa di rigidi protocolli e questo, intorno agli anni ’90, rese questa carne così preziosa.
Ostriche
Non bisogna andare molto indietro nel tempo per scoprire che le ostriche hanno vissuto lo stesso processo economico del caviale. Venivano vendute per strada a pochi soldi ed erano uno degli snack più popolari di molte zone marittime. L’inquinamento dei mari ha però portato ad una diminuzione sensibile di queste conchiglie regali e così il loro prezzo è lievitato cospicuamente. Ma non è tutto in questo caso. Nella seconda metà del ‘900 fu proibito anche il lavoro minorile, fattore che incise moltissimo nella pesca delle ostriche.
Astice
Qualcuno li chiamò addirittura “scarafaggi di mare” e non per il loro aspetto, ma per la loro alta presenza vicino alle coste americane. Gli astici erano tantissimi, erano persino cibo di carcerati e di servitù. Insomma gli americani non sapevano più dove metterseli. Ma tutte le cose belle finiscono, purtroppo, e così sono finiti anche gli astici che oggi fanno parte dei menu dei ristoranti più esclusivi e vengono consumati solo nelle grandi occasioni.