Dopo esperienze di grande successo nella ristorazione e nello sviluppo di format, Nico Grammauta ha dato vita all'insegna Ci sta. Un brand dedicato alla pizza che, nella sua progressiva espansione, mantiene tra le caratteristiche identitarie una meticolosa artigianalità.
L'abbiamo incontrato per farci spiegare il suo progetto e gli obiettivi del futuro.
Quando è iniziato tutto?
Il progetto ci sta ha visto la luce nel 2021. Inizialmente l'abbiamo immaginato all'estero. Ma le circostanze del momento, così come le nostre ulteriori riflessioni, ci hanno portato ad aprire in Italia, partendo da Milano. Siamo fan del Made in Italy e la nostra pizza è italiana al 100%.
Qual è l'offerta che proponete nei vostri locali?
Ci rispecchiamo molto il nostro slogan "Friendly pizza". Oltre ad essere di ottima qualità, la nostra pizza è un prodotto familiare, ognuna, nel menu, ha un nome che vuole esprimere positività. Vogliamo crescere a piccoli passi proprio per mantenere uno standard elevato e quanto più possibile simile in ogni locale. A partire dall'ambiente, informale eppure con una sua eleganza e attenzione al design dal tocco vintage. La pizza stessa è per me uno pezzo di design perfetto e io, al pari di un costruttore di barche o di grandi elementi d'arredo, voglio che arrivo al cliente il miglior prodotto possibile.
Dove si trova oggi l'insegna Ci sta?
Siamo presenti a Milano e a Verona. Nel capoluogo lombardo abbiamo, come dicevo, aperto la nostra prima sede. Un piccolo locale in via Procaccini a cui è seguito uno ben più grosso in via Castelfidardo, con dehors e circa 70 coperti. La nostra pizzeria veronese, che sta riscontrando un fantastico riscontro di pubblico, conta invece 150 posti.
Qual è il segreto del successo di Ci sta?
Per curare bene il prodotto, certo, ma anche per essere coerenti con il concetto di "Friendly pizza", anche nella gestione dello staff, che per noi è famiglia e come tale deve aver modo di crescere assieme a noi e con le dovute tempistiche. Basti pensare al nostro pizzaiolo executive Enrico Formicola, che da poco è entrato in società nella sede milanese di Castelfidardo. Sono aspetti di cui ho capito l'importanza col tempo, in precedenza ho lavorato per brand di successo come Temakinho e Pizzium.
Quanto conta il tema della sostenibilità?
Per noi la sostenibilità è certamente stagionalità e lotta allo spreco ma, proprio passa anche dalla valorizzazione del fattore umano. Come dicevo: si parte dal personale, ma è un tema che portiamo avanti anche su altri fronti, affiancandoci ad iniziative de L'Albero della Vita ONLUS.
Ne arriveranno altre?
Certamente sì. Ma è nostra precisa intenzione fare le cose con calma. Da tre locali passeremo a stretto giro a cinque. Delle due nuove aperture una sarà sicuramente a Milano.
Una pizza che più di altre rappresenta Ci sta?
Ad un nuovo cliente suggerirei di iniziare dalla pizza Libera. Perché è proprio nell'essenzialità che ritengo il nostro lavoro mostri il suo valore e sappia fare la differenza. Possiamo immaginarla con un'evoluzione della marinara: pomodoro pelato italiano, acciughe di Cetara, origano del Mediterraneo, aglio bianco, basilico fresco, olio extravergine fruttato medio dalla Puglia.