Seduti ai tavoli di Anna Ghisolfi, la ricercatezza emerge prima ancora che dal menù, dagli arredi essenziali e dall’atmosfera composta che avvolge la sala: tonalità neutre, tavoli ben distanziati, dettagli minimali che lasciano spazio al vero protagonista, il piatto. La luce discreta accarezza le superfici, mettendo in risalto la cura della mise en place e la sobrietà dell’ambiente, pensato per accompagnare il percorso gustativo senza distrazioni.
È chiaro fin dai primi assaggi che questa cucina non rincorre le mode passeggere; al contrario, si percepisce un lavoro introspettivo che privilegia stagionalità, filiera corta e una materia prima selezionata con attenzione. Anna Elena Ghisolfi dichiara la propria cifra stilistica attraverso una significativa sintesi tra rigore tecnico ed espressività personale. Nel suo approccio la modernità non si traduce in virtuosismo fine a se stesso: viene piuttosto intessuta nei dettagli di ogni portata, senza perdere di vista armonia e profondità.
La sequenza dei piatti segue un ritmo tutto personale: profumi che richiamano la terra, cromie tenui che dialogano con il territorio ma si spingono sempre un passo oltre il prevedibile. Le preparazioni, mai sovraccariche, si distinguono per una nitidezza di gusto e una presentazione che predilige la sottrazione. L’identità della chef si riflette nelle scelte cromatiche, negli accostamenti mai banali e nella sensazione limpida di ogni boccone, frutto di una visione che mette da parte l’ornamento per favorire la sostanza.
La sala racconta del rispetto per le materie prime e per il loro ciclo naturale. Ogni dettaglio, dal pane ai piccoli elementi vegetali, appare pensato con lucidità e coerenza. La cucina di Anna Ghisolfi non si limita a reinterpretare la tradizione piemontese, ma si lascia contaminare da suggestioni personali, offrendo un percorso gastronomico che sfugge alle definizioni più immediate.
Un’estetica raffinata, dunque, che si manifesta sia nel sapore sia nell’aspetto, rendendo chiara la centralità del pensiero della chef dietro a ogni piatto. Anna Ghisolfi invita a scoprire la sua tavola come si leggerebbe un racconto a più livelli: dietro ogni portata, una ricerca silenziosa e precisa che lascia un’impronta autentica e riconoscibile.
