Fra i tavoli di Cuculia si percepisce una quieta energia, quella sottile atmosfera in cui ogni dettaglio sembra studiato per favorire la concentrazione sui sapori. I toni caldi del legno convivono con tocchi contemporanei, mentre l’illuminazione discreta crea spazi raccolti in cui la convivialità si intreccia con l’esperienza sensoriale. Qui la ricerca estetica non invade la sala, ma suggerisce la cura che si ritrova anche nella presentazione dei piatti: colori e geometrie si alternano sul bianco delle porcellane, in un gioco sottile di linee e cromie.
Il lavoro dello chef Oliver Betancourt appare subito improntato a una visione personale, che evita tanto le stratificazioni concettuali quanto l’adesione a canoni precostituiti. Ogni piatto trova un suo ritmo, attraverso ingredienti che seguono la stagionalità e si fanno protagonisti grazie a una tecnica raffinata ma mai esibita. È una cucina che accenna alla tradizione e, nello stesso tempo, sceglie di lasciarsi contaminare da note inattese e accostamenti misurati, senza mai perdere di vista l’equilibrio. Il percorso gastronomico si trasforma così in un viaggio sottile, dove il palato viene guidato passo dopo passo.
L’attenzione alle materie prime resta centrale: la scelta meticolosa degli ingredienti si riflette nella nitidezza dei sapori, senza concessioni a compromessi. Si percepisce una decisa preferenza per ingredienti locali e freschi, ma accolta senza rigidità, permettendo accenni che portano lontano pur restando coerenti nell’insieme. La cucina di Cuculia non si lascia classificare facilmente; non si tratta di una proposta regionale né di una tavola marcatamente internazionale, ma di una sintesi pensata, dove ricerca e passione dialogano con il territorio con consapevolezza.
Sedersi a Cuculia significa partecipare a una narrazione gastronomica che non cerca scorciatoie comunicative, ma si affida alla precisione dei gesti e alla pulizia delle idee. Ogni dettaglio, dal profumo di spezie leggere in sala fino all’armonia visiva delle composizioni, contribuisce a definire l’identità di un luogo che preferisce la coerenza silenziosa alla spettacolarità. Lo stile dello chef Betancourt si potrebbe descrivere come una costante tensione verso l’equilibrio e il rispetto dell’ingrediente, senza lasciarsi distrarre dalla ricerca della sorpresa fine a sé stessa.
