È un susseguirsi di dolci colline e borghi arroccati, tra filari di viti e castelli maestosi che spuntano all’orizzonte: un territorio tutto da scoprire quello del Monferrato. Una regione geografica che ha fatto la storia del vino italiano, che si sviluppa tra le province piemontesi di Asti e di Alessandria, tra boschi e noccioleti. Un’area che ha conservato la sua natura wild, grazie a un’interazione intelligente e rispettosa tra uomo e paesaggio, tanto che il Monferrato, nel 2014, è stato incluso, con Langhe e Roero, nella lista dei beni del Patrimonio dell'Umanità Unesco.
Ora, un nuovo fermento sta lasciando emergere sempre più la zona del Gran Monferrato (Acqui Terme, Casale Monferrato e Ovada), che assieme all’Alto Piemonte ha ottenuto il riconoscimento di Città europea del Vino 2024, titolo che a rotazione premia le migliori aziende produttrici di un territorio italiano, alternandosi con altre città a vocazione vinicola di Portogallo e Spagna. Nuove e interessanti realtà si stanno affacciando sulla scena, animando la zona del Monferrato e contribuendo alla rinascita e alla valorizzazione dell’enogastronomia locale. Ecco allora nettari che lasciano il segno, ma anche tartufi, prodotti tipici e indirizzi interessanti da provare, che nulla hanno da invidiare alle (più famose) realtà langarole. Scopriteli con noi nella nostra guida al Monferrato.
Guida al Monferrato: indirizzi e tappe da non perdere
Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato
L'Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato | Foto Mariarosaria Bruno
L’Alto Monferrato abbraccia la provincia di Alessandria e si estende verso sud, ai confini con la regione della Liguria. Dal Dolcetto di Ovada doc al Brachetto d’Acqui e all’Ovada docg, i vini locali sono tutti da provare. Grandi vini rossi, perfetti in abbinamento agli agnolotti (la tipica pasta fresca locale), ma anche ai formaggi e alle carni rosse. Non mancano celebri vini che abbracciano le province di Asti e Alessandria come Barbera del Monferrato doc, la Barbera d’Asti docg, ma anche il Ruchè Si assaggiano all’Enoteca regionale di Ovada e del Monferrato, il luogo perfetto per fare degustazioni a 360 gradi, ma anche per scoprire insoliti abbinamenti, come quelli che propone FasSushi, il ristorante interno, specializzato in un'originale versione del “sushi piemontese”, a base di carne di fassona locale.
Gli Ovadesotti | Foto Mariarosaria Bruno
Chi vuole provare la tradizione a tavola, invece, può fare un salto al ristorante Da Pietro, nel centro storico di Ovada. Qui si assaggiano gli Ovadesotti (pasta al Dolcetto d’Ovada) ripieni di ricotta di capra e salsiccia di fassona della Macelleria Primo di Lerma, un’istituzione locale. Non mancano i classici agnolotti, conditi con ragù, con burro e salvia, oppure con il tocco, un tipico sugo di carne genovese, a testimonianza dell’influenza ligure, che qui è molto forte.
Cremolino, il borgo medievale e Nordelaia
Il borgo medievale di Cremolino | Foto courtesy Nordelaia
Poco distante, tappa d’obbligo a Cremolino: il centro storico è un caratteristico borgo medievale, dominato dall’imponente Castello dei Malaspina, una famiglia che ha governato l’area fino al 1450. Un territorio collinare dove lo sguardo si perde tra vigneti e cantine, che appare come una “terra promessa”, dove stanno trovando casa nuovi progetti legati alla cultura enologica e alla gastronomia. Ne è un felice esempio Nordelaia, relais di charme in posizione panoramica, da cui ammirare i dolci e ondulati profili del territorio.
La cucina del ristorante Lorto | Foto courtesy Nordelaia
Circondato da 5 ettari di terreno vitato che regalano alla struttura un’atmosfera di vera pace, si trova in un cascinale dell’800, completamente ristrutturato, che include 12 suite dal design contemporaneo, con spa, piscina, orti e giardini. Accanto, un edificio dedicato alla ristorazione, in tutte le sue declinazioni: tre piani con grandi vetrate e terrazze panoramiche, con ristorante gastronomico, bistrot di cucina tradizionale e lounge bar, concepiti secondo la logica dell’economia circolare (gli scarti di lavorazione vengono trasformati in fondi di cottura o rieditati in altre forme). Qui si trova Lorto, fine dining che vede impegnato alla regia il giovane executive chef di origini britanniche Charles Pearce, che assieme allo chef Andrea Ribaldone, è impegnato a reinterpretare i sapori del territorio con piatti freschi, dall’allure internazionale, riducendo al minimo l’utilizzo della carne e concentrandosi su ingredienti vegetali di origine locale e sul pesce, proveniente dalla vicina Liguria.
Gli infernot, l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni
Dentro gli infernot | Foto Archivio ALEXALA - Photo Alessandro Sgarito
Il Monferrato degli infernot è una delle parti del sito targato Unesco dei “Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”, che nel 2024 celebrerà il decennale del riconoscimento. Un’area forse meno nota rispetto ad altre, in realtà molto importante per la testimonianza che fornisce in merito alla storica vocazione vinicola della zona.
Ma cosa sono gli infernot? Si tratta di piccole cantine scavate nella roccia, la cosiddetta Pietra di Cantoni, che venivano utilizzate per la conservazione del vino. Queste antiche grotte sotterranee si trovano in nove comuni del Monferrato, incluso quello di Cella Monte, che ospita l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, un'antica roccia arenaria, calcarea e fossilifera: è proprio all’interno di questa tipologia di roccia che è stato scavato l’infernot locale, ancora visitabile.
Castelnuovo Calcea, l’Art Park La Court
Sorsi di Barbera d'Asti docg | Foto courtesy Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato
Ci spostiamo nell’Astigiano, dove si viene accolti dal profumo di vini rossi come il Grignolino d’Asti doc e la Barbera d’Asti docg, ma anche del Ruché di Castagnole Monferrato (prodotto solo in sette comuni della provincia). Si trova nel cuore delle colline Patrimonio Unesco l’Art Park La Court, il primo esempio di parco artistico tra i filari, un museo a cielo aperto con installazioni di artisti di fama internazionale come Emanuele Luzzati e Ugo Nespolo, Giancarlo Ferraris e Chris Bangle. Il parco, aperto nel 2003, quest’anno ha spento 20 candeline.
Si trova all’interno della Tenuta La Court a Castelnuovo Calcea, in provincia di Asti, acquistata nel 1995 dal compianto Michele Chiarlo, dell’omonima cantina. Fautore del Nizza Monferrato docg e ambasciatore del vino italiano, ha portato il Barolo, il Moscato e la Barbera d’Asti nel mondo. Oggi il Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato conta più di 400 aziende associate e 13 denominazioni tutelate.
Cocconato, la nuova cucina di Cantina Nicola
L'albese di filetto marinato | Foto courtesy Cantina Nicola
Tra le realtà interessanti dell'Astigiano, senza dubbio vale la pena fare tappa alla Cantina Nicola di Cocconato d’Asti. Il posto perfetto per trascorrere una giornata riconnettendosi con la natura e respirando aria di genuinità. La cantina nasce per volere di Federico Nicola, che nel 2002 decide di far evolvere l’attività amatoriale del nonno Bertin, e costruisce la cantina. Ai vitigni autoctoni, Barbera, Grignolino, Freisa e Nebbiolo, ha aggiunto alcune varietà a bacca bianca: Chardonnay, Sauvignon e Arneis. Il risultato? Sette etichette da provare.
Alessandra Rolla, chef di Cantina Nicola | Foto courtesy Cantina Nicola
Siamo in una posizione privilegiata, che consente di ammirare il paesaggio collinare astigiano. Vale la pena fermarsi qui anche per la cucina del ristorante di Cantina Nicola, che vede impegnata alla regia la giovane chef Alessandra Rolla, moglie di Riccardo, in sala, fratello di Federico. Classe 1990, ha deciso di lasciare il suo lavoro in uno studio di architettura per abbracciare la sua grande passione: la gastronomia. Studio da autodidatta, amore e ricerca hanno fatto di questa giovane chef un talento promettente. In un ambiente caldo e accogliente, si assapora il gusto del territorio rivisto in chiave nuova e autoriale, senza dimenticare di mettere al centro il godimento di una cucina fruibile e di sostanza: si passa dai tradizionali Ravioli di coniglio al Sorbetto di limone e liquirizia, al Porro cotto sotto la brace, uovo marinato e olio alla melissa. Si può optare per un menu fine dining, un percorso vegetale e uno tradizionale: qualunque sia la scelta, si esce sempre col sorriso.