Un giro per il mondo e poi il ritorno a casa, dove è nato il suo sogno che va oltre il lavoro. Nelson Forchini oggi si trova dietro il bancone del Wand a Lovere, dove propone ai clienti tutto il suo know-how.
Questo è quello che ha raccontato a Fine Dining Lovers.
Quando è nata la passione per questo settore?
È nata in famiglia. Nonno Luigi si trasferì in giovane età nel Regno Unito, facendo esperienze all'interno dei più lussuosi hotel degli anni '60. L'eleganza e la classe acquisite negli anni lo accompagnarono per tutta la vita, trasmettendo, a me e non soltanto, il suo grande entusiasmo.
La sua prima volta dietro il bancone di un bar?
Ho iniziato lavando i bicchieri all'Union Street Café di Gordon Ramsay. All'epoca non sapevo parlare inglese, ero arrivato a Londra da poche settimane e cercavo di farmi strada in una realtà così grande e completamente diversa da quella a cui ero abituato. La fortuna di stare dietro al bancone mi ha dato la possibilità di imparare velocemente, ascoltando ed osservando le dinamiche quotidiane del bar.

C’è qualcuno in particolare che considera il suo maestro?
Devo dire che sono state molte le persone che mi hanno reso quello che sono oggi. Alcune sono riuscite ad influenzarmi profondamente, occupando un posto importante dentro me. Ancora oggi, se ne ho l'occasione, parlo di loro con occhi lucidi. Penso comunque che sia fondamentale per la formazione di ogni individuo poter assimilare spunti da chiunque incontri nella propria vita, siano essi positivi, dunque da conservare, o negativi, per poterli evitare.
Quali sono le esperienze che più di tutte l’hanno formata come professionista del bar e della mixology?
Probabilmente l'esperienza al City Social in Tower 42 di Jason Atherton. Ho avuto l'incredibile opportunità di essere promosso come Head Bartender e di collaborare con un team che mi ha fatto sognare ad occhi aperti. Ci impegnavamo, ci divertivamo e lavoravamo tante ore ma eravamo davvero uniti.
Quando e come è nato il progetto Wand?
La mia amicizia con Michele, il co-proprietario, risale agli albori. Inizialmente il nostro rapporto era solo lavorativo, legato al suo ristorante, dove ho fatto la mia prima esperienza lavorativa alternando lo studio con il lavoro di cameriere. Tra di noi si è creata una bella sintonia ma, con la fine degli studi e la mia partenza per Londra, abbiamo perso un po' i contatti. Tuttavia non ci è voluto molto per tornare a sentirci e fantasticare poi su una possibile apertura. Durante la pandemia sono tornato in Italia per passare un paio di mesi in famiglia, in attesa di volare a Singapore con una ottima proposta lavorativa e i biglietti già in mano. In quei mesi di Covid mi sono reso conto di quanto fosse bello tornare a vivere a casa. Così, in una tranquilla giornata in barca, abbiamo deciso di aprire il locale.

Da dove arriva questo nome così insolito?
Nel 1929 la famiglia Bacchetta aprì a Lovere una cesteria che vendeva zoccoli. Con l'arrivo dei primi giocattoli si espansero, diventando un nome e un marchio conosciuto ovunque come "casalinghi e articoli da regalo". Attraverso generazioni compirono 90 anni di storia prima di chiudere. Da qui deriva la dedica e il rispetto che portiamo a loro. Wand è la traduzione inglese di "bacchetta", omaggio dunque alla famiglia che ha reso possibile una storia durata quasi cento anni.
Come ha realizzato la drink list per questo locale?
Il menu cambia due volte l'anno in base alla stagionalità dei prodotti. Per la materia prima ci affidiamo a piccoli produttori della zona. La scelta dei drink viene studiata e discussa dal team, con il parere di pochi clienti stretti che sono ormai diventati parte della squadra.
Ci sono ingredienti che ama utilizzare più di altri nella mixology?
Sì, devo ammettere che ci sono prodotti ai quali sono particolarmente affezionato ed etichette con cui non mi stancherò mai di lavorare. Sono consapevole di essere legato a determinati ingredienti da un rapporto puramente soggettivo, perché i sapori e i profumi mi riportano a ricordi o esperienze passate.