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Da Lucio Staff

Foto Da Lucio

Tu lo conosci il sapore del mare? Cosa significa mangiare Da Lucio, la nuova casa di Jacopo Ticchi

Ci sono luoghi che cambiano senza perdersi e Da Lucio è uno di questi. 

Nato nel 2019 come trattoria di quartiere, oggi è un ristorante che ha trovato la sua dimensione ideale sul mare, nella Darsena di Rimini, immerso in quello che è da sempre il suo elemento. Un cambiamento naturale, che racconta l’evoluzione di Jacopo Ticchi, lo chef che ha saputo rileggere la cucina di pesce con uno sguardo radicale, senza compromessi.

Qui il mare è protagonista in ogni sfumatura, ma non si ferma alla superficie: entra nel piatto attraverso una visione che esplora l’intero ecosistema adriatico. La frollatura del pesce, pratica che Ticchi ha contribuito a diffondere in Italia, è ormai solo un tassello di una cucina che guarda oltre, in continuo dialogo con terra e fuoco. Il nuovo spazio esalta questo percorso con una cucina a vista dove il calore della brace e il ritmo della sala si fondono in un’unica esperienza.

Non è solo una questione di cucina: Da Lucio è un progetto gastronomico che si muove tra ricerca, artigianalità e sostenibilità, spingendosi sempre un po’ più in là, senza paura di mettersi in discussione.


Ci sono luoghi che cambiano senza perdersi e Da Lucio è uno di questi. Nato nel 2019 come trattoria di quartiere, oggi è un ristorante che ha trovato la sua dimensione ideale sul mare, nella Darsena di Rimini, immerso in quello che è da sempre il suo elemento. Un cambiamento naturale, che racconta l’evoluzione di Jacopo Ticchi, lo chef che ha saputo rileggere la cucina di pesce con uno sguardo radicale, senza compromessi.

Qui il mare è protagonista in ogni sfumatura, ma non si ferma alla superficie: entra nel piatto attraverso una visione che esplora l’intero ecosistema adriatico. La frollatura del pesce, pratica che Ticchi ha contribuito a diffondere in Italia, è ormai solo un tassello di una cucina che guarda oltre, in continuo dialogo con terra e fuoco. Il nuovo spazio esalta questo percorso con una cucina a vista dove il calore della brace e il ritmo della sala si fondono in un’unica esperienza.

Non è solo una questione di cucina: Da Lucio è un progetto gastronomico che si muove tra ricerca, artigianalità e sostenibilità, spingendosi sempre un po’ più in là, senza paura di mettersi in discussione.

È domenica mattina e mentre faccio il check-out dall’hotel, chiedo: “Mi consiglia un posto dove andare a pranzo prima di ripartire per Milano? Ieri ho pranzato Da Lucio.”
Il tizio mi guarda fisso poi alza una mano, la fa roteare in aria, ride e mi risponde: “Ah va beh, ma se ieri è andata Da Lucio, cosa vuole che le consigli ora?”

Ok, mi sembra di capire che i riminesi abbiano una buona considerazione di Da Lucio e di Jacopo Ticchi. Come biasimarli.

Prima del mio pranzo qui, prenotato a dicembre, ho incontrato Ticchi al congresso di Identità Golose. Sul palco di Identità di Pesce, Ticchi si interrogava sul sapore del mare senza, paradossalmente, riuscire a darsi una risposta. Non era una domanda retorica. Era una domanda aperta, un dubbio che — da quel momento — mi ha accompagnata anche fuori da quella sala.

Perché, in fondo, io il sapore del mare lo conoscevo benissimo fino a quel momento. O almeno così credevo. Ci ho pensato per giorni, cercando di darmi una risposta. Nel mio film mentale, ero pronta a tirarla fuori a pranzo, nel caso Ticchi me lo avesse chiesto.

La nuova location sul mare

Da Lucio Jacopo Ticchi

Lo chef Jacopo Ticchi | Foto courtesy Da Lucio

Il vino e il servizio

Se solo qualche anno fa mi avessero detto che un giorno avrei pasteggiato in un ristorante di pesce bevendo due vini rossi, mi sarei messa a ridere. Eppure, Da Lucio, è successo. La carta dei vini è ben scritta e ha delle chicche divertenti e interessanti. Il sommelier, come tutti i suoi colleghi e le sue colleghe di sala, è molto preparato e consiglia senza imporsi, accompagna il cliente nel suo percorso personale, lo legge e sa fino a dove può arrivare sotto tutti i punti di vista. Il servizio è informale, piacevole e ben eseguito. Jacopo Ticchi, che ho conosciuto e visto in diverse occasioni fuori dal suo ristorante, mi era sempre parso come un cuoco molto serio che non perde mai di vista il suo obiettivo. Nella sua cucina invece ride e si diverte, nuota in acque che conosce molto bene ed è perfettamente dentro al suo elemento.

Alla fine Ticchi non mi ha chiesto che sapore ha per me il mare e ci sono rimasta un po’ male perché avevo pronta la risposta. Il mare ha il sapore dell’acidità che resta sul palato dopo aver mangiato qualcosa di molto salato. O forse no. Forse il mare è così grande da non avere un solo sapore. Forse sa semplicemente delle coste su cui si infrange.

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