Varcando la soglia di Locanda '800, si avverte subito un’atmosfera discreta, quasi raccolta: la luce soffusa esalta i toni caldi del legno e delle pareti, mentre le note di blu ricordano la profondità del mare che trova espressione in ogni piatto. L’arredamento, privo di eccessi, suggerisce una ricercatezza che non ha bisogno di ostentazioni: tavoli ben distanziati, stoviglie essenziali, qualche tocco nautico appena accennato. Tutto invita a concentrarsi sui profumi e sui sapori che arrivano dalla cucina.
La mano di chef Diego si riconosce soprattutto nella capacità di lasciare spazio agli ingredienti, protagonisti indiscussi di una cucina in cui la materia prima detta i tempi e le scelte. Nessuna sovrapposizione di sapori, nessuna ricetta eccessivamente elaborata: i crudi vengono composti con una selezione di pesce freschissimo, la cui dolcezza naturale si accompagna a condimenti misurati, mentre i primi abbracciano il pescato del giorno con paste tirate a regola d’arte e sughi appena abbozzati, mai invadenti. Nei secondi traspare la volontà di rispettare la stagionalità, scegliendo cotture delicate che preservano la fragranza e la consistenza del pesce.
Il menu si fonde perfettamente con la stagione, variando di volta in volta in base a ciò che il mercato offre. I toni marini sono evidenti sia nei profumi, sia nell’aspetto: piatti presentati con sobrietà, accostati a cromie naturali che valorizzano la freschezza del pescato senza eccessi decorativi. Alcune proposte evocano la tradizione ligure e veneta, ma sempre filtrata dal pensiero preciso dello chef, che descriverebbe il proprio stile come una ricerca dell’essenziale attraverso il rispetto assoluto delle materie prime.
La menzione nella Guida Michelin riflette la coerenza e l’autenticità di un approccio sincero alla cucina di mare. Nessuna deviazione gratuita verso fusion o tecnicismi, ma una linea chiara che privilegia la nitidezza dei gusti, la cura nei dettagli e una tavolozza aromatica mai sopra le righe. All’interno di questo contesto, Locanda '800 offre un’esperienza che parla, silenziosamente, di cultura gastronomica e di una relazione profonda con il valore originario del pesce.
