Entrare a Malga Ces è un po’ come fare un passo indietro nel tempo, in un luogo dove la cultura gastronomica delle Alpi conserva un ruolo centrale e tangibile. Il legno scuro che riveste le pareti e i soffitti, le travi a vista e le grandi finestre che incorniciano l’orizzonte delle Dolomiti, creano un’atmosfera raccolta, calda e avvolgente. Sui tavoli semplici ma curati dominano ceramiche rustiche e tovaglie dai toni neutri, mentre nell’aria si mescolano sentori di burro fuso, erbe di montagna e una nota persistente di legna bruciata proveniente dal camino, centro silenzioso della sala.
Non sorprende che qui si sia scelta la strada della fedeltà assoluta alla cucina trentina. La carta attinge alle ricette di un tempo, presentate in modo essenziale e mai eccessivamente reinterpretate. L’approccio dello chef, saldo custode della tradizione locale, rifugge le mode passeggere e affida il compito di raccontare il territorio agli ingredienti stessi: primi piatti a base di canederli di pane, orzotti arricchiti da funghi freschi che restituiscono tutto il profumo del sottobosco, carni di selvaggina servite con polenta fumante e verdure di stagione che rispecchiano ogni variazione del calendario alpino.
Qui la stagionalità non è un artificio, ma regola dettata dalla natura. Formaggi aromatici prodotti in malga, salumi saporiti, patate e cavoli raccolti d’estate e conservati per l’inverno popolate la dispensa e danno vita a piatti solidi, dalle consistenze rotonde. Gli accostamenti sono decisi ma mai sopra le righe: le salse sono scure e vellutate, le zuppe profumate racchiudono essenze di erbe e brodi lunghi.
Il risultato è un percorso che accompagna il cliente attraverso sapori nitidi e riconoscibili, riportando la memoria ai gesti antichi della cucina domestica di montagna, senza orpelli. L’esperienza che si vive a Malga Ces è guidata dalla filosofia di una cucina concreta, sinceramente legata all’identità territoriale, dove ogni dettaglio – dalla scelta delle stoviglie fino alla cura nella preparazione – contribuisce a tracciare una narrazione autentica della tradizione alpina.
