Varcando la soglia di Nasturzio, si percepisce immediatamente la ricerca di equilibrio che guida ogni scelta al suo interno. L’ambiente è essenziale e curato, con arredi dalle linee contemporanee che privilegiano materiali naturali e un senso di sobria eleganza. Gli elementi decorativi sono ridotti al minimo, lasciando spazio a una luce soffusa che accompagna la conversazione e prepara il palato all’esperienza della tavola.
In cucina, William Bertocchi e Jonathan Signorelli orchestrano un percorso che sfugge agli eccessi, scegliendo un approccio diretto e rispettoso della materia prima. Si avverte la volontà di non cedere mai a forzature creative, preferendo piuttosto una narrazione gastronomica scandita da una tecnica ferma e da una profonda conoscenza delle stagioni locali. Le loro portate riflettono una filosofia consapevole e personale – più un dialogo che una dichiarazione di intenti – dove il compito dello chef non è sorprendere a ogni costo, ma piuttosto accompagnare l’ingrediente verso la sua massima espressione.
La successione dei piatti svela sapori netti e una coerenza che si manifesta già dal primo sguardo: presentazioni misurate, prive di orpelli, i colori naturali degli ingredienti che spiccano su piatti candidi. Si percepiscono note vegetali, acidità calibrate e consistenze che giocano tra morbidezza e croccantezza, in un dialogo silenzioso tra ricerca e territorio. La selezione delle materie prime segue la stagionalità con scrupolo, spesso provenienti da piccole produzioni locali che trovano nuova voce nella reinterpretazione degli chef.
Il percorso gustativo è scandito da una successione fluida di sapori, non interrotta da voli pindarici ma da una costante tensione verso l’essenza. La composizione del menu si lascia guidare da una logica di misura, dove ogni elemento trova la sua giusta collocazione senza che nulla risulti superfluo. Questa attenzione si traduce in un’identità precisa, riconoscibile per quell’eleganza sottile che si esprime tanto nelle scelte estetiche quanto nelle sensazioni al palato.
Nasturzio si racconta più attraverso i dettagli che nelle dichiarazioni: nei profumi appena accennati, nella precisione del taglio, nell’accordo tra erbe e radici che rimanda ai paesaggi circostanti. Un indirizzo dove la contemporaneità non si esprime attraverso l’ostentazione, ma nell’intimo equilibrio tra tecnica, rispetto per il prodotto e sguardo discreto verso la tradizione.
