È l'imprenditore che troviamo alla regia di Langosteria: celebre insegna nata a Milano, cresciuta negli anni e approdata fuori dai confini italiani, con la sua visione inconfondibile e fortemente identitaria. Enrico Buonocore ha fatto dell'accoglienza un'arte: ci insegna che, quando i concetti che fondano la propria attività sono radicati, "la qualità e le persone", come racconta, si può andare molto lontano. Senza mai perdere di vista i propri obiettivi e senza mai cambiare l'indole di Langosteria, con grande lungimiranza è stato il primo a scommettere sul fine dining in Liguria, ma ha avuto anche il coraggio di affrontare un'avventura imprenditoriale in una città non facile come Parigi. "La vera libidine è mangiare come se cucinasse tua madre in un posto fantastico", spiega l'imprenditore, guardando al futuro della ristorazione. La sua è una visione che ha fatto scuola e che continua a sorprendere anno dopo anno, successo dopo successo.
Ecco che cosa ha raccontato Enrico Buonocore a Fine Dining Lovers.
È riuscito a creare un brand con un’identità molto forte, definita e inconfondibile: ci racconta la “visione Langosteria”, come è nata e come si è sviluppata?
La visione Langosteria è fondata su due concetti: qualità e persone. La qualità è fondamentale a tutti i livelli, dalla materia prima che arriva nelle nostre cucine, all’ordine e la pulizia dei nostri ristoranti. La location deve sapere di casa e far stare a proprio agio i clienti, facendo vivere loro un'esperienza indimenticabile. Il successo è curare il cliente a 360 gradi: soprattutto per quanto riguarda Langosteria, la nostra clientela è habitué e, nel nostro caso, quasi il 50% degli ospiti è di casa. Questo è il principio che porta a rendere un brand inconfondibile, anno dopo anno, e ad alzare sempre l’attenzione per la qualità e l’accoglienza.
Qual era il suo obiettivo iniziale: aveva già pianificato l’attuale espansione di Langosteria o c’è stato un momento in cui ha capito che poteva puntare in alto?
Fino al 2016, con l'apertura di Langosteria Cafè, abbiamo aperto i ristoranti con l’idea di soddisfare più persone e affermarci a Milano senza un progetto di crescita. L’apertura della prima Langosteria fuori Milano, a Paraggi, per noi è stata la prima avventura internazionale: per la prima volta non avevo il controllo totale del mio ristorante, non potevo raggiungerlo subito. È stato il primo banco di prova per la nostra espansione. Dopo Paraggi, i pop-up a St Moritz e Como ci hanno formato. Grazie alle persone che collaborano con me in maniera appassionata ora abbiamo capito che Langosteria è declinabile sia in riva al mare che al settimo piano di un hotel di lusso che in uno chalet di montagna...
Sono nate altre “sorelle” della Langosteria in Europa, a Parigi e St. Moritz: come è riuscito a esportare un brand molto italiano all’estero senza snaturarlo nell’approccio?
Langosteria è un brand italiano ma con una chiara connotazione internazionale. Questo si vede soprattutto nell’approccio verso il cliente, nella gestione delle attività e delle creazioni di procedure operative che rendono l’esperienza del cliente solida e memorabile. A Parigi siamo sempre stati noi stessi, con le difficoltà di una start up e di arrivare in una città nuova. Ogni ristorante che apre ci aiuta a crescere come Gruppo, imparando le best practices che poi diventano parte dell’operation anche dei ristoranti già attivi. Ad esempio a Parigi abbiamo cominciato a portare i piatti in sala con il vassoio e ultimare i piatti direttamente alla tavola dei clienti: queste pratiche ora sono applicate anche in tutti gli altri ristoranti. Ogni nuova apertura ci permette di apprendere, migliorare e crescere.
Come è stato accolto il marchio Langosteria dal pubblico estero? Ha riscontrato delle differenze tra le esigenze degli ospiti fuori dai confini italiani?
Langosteria è stata una vera sorpresa all'estero: in noi hanno trovato qualità, identità e unicità. Rimanendo noi stessi abbiamo sorpreso il pubblico parigino e internazionale, che all’inizio ha avuto un approccio del tipico ristorante di cucina italiana all’estero... Ad oggi, purtroppo, essere visti come il ristorante italiano comporta clienti che chiedono la pizza o la lasagna... Questo perché dobbiamo ancora imparare a esportare la vera enogastronomia italiana nel mondo. Il segreto è essere sempre fedeli a se stessi e in quello che sappiamo fare, senza snaturare l’offerta gastronomica.
Langosteria Paraggi ha appena riaperto per la stagione: ci racconta quali sono le novità?
Sei anni fa l’arrivo nella Baia di Paraggi ci ha permesso di costruire uno scambio di assoluto valore con il territorio ligure di grandissimo successo, successivamente abbiamo voluto ampliare l’esperienza Langosteria acquisendo gli storici Bagni Fiore nel 2021. Abbiamo pensato subito all’Hotel Splendido Belmond per la gestione dei bagni, con cui creare assieme un'esperienza di lusso per il nostro consumatore. Da quest’anno, abbiamo un altro importante partner, Dior, che ha aperto una boutique adiacente al nostro ristorante e brandizzato le terrazze dei Bagni Fiore. Lo ha fatto con l’assoluta eleganza che contraddistingue il marchio di moda francese. Gli ospiti ad oggi quindi possono vivere l’esperienza unica e sofisticata nella Baia di Paraggi. Abbiamo creato un hub di eccellenza, che crescerà e porterà sempre più valore.
Lei è stato il primo a scommettere su un indirizzo fine dining in Liguria (e a crederci): perché, secondo lei, fino a non molto tempo fa era difficile riuscire a concepire un ristorante con la “visione Langosteria” in quel territorio?
La “visione” non è per tutti, credo che i posti meravigliosi che eccellono in storia, internazionalità e qualità possano essere sempre location strategiche per i nostri ristoranti. Siamo stati sicuramente i precursori, e quando si crea il successo è normale che venga seguito. Lo sviluppo enogastronomico nel Tigullio continuerà a crescere, ma l’importante è che chi arriva abbia l’atteggiamento giusto e la capacità professionale di fare cose importanti e di qualità.
Qual è stata la più grande soddisfazione che ha provato durante la sua carriera di imprenditore?
Deve ancora arrivare...!
Come vede il futuro della ristorazione? Che cosa cercherà sempre di più l’ospite? Qualche riflessione da chi, come lei, ha una posizione di osservazione privilegiata
Il futuro della ristorazione è sicuramente florido, senz’altro dobbiamo migliorarci nel tema delle risorse umane, da parte di chi opera nel settore ci vuole una strategia di sostenibilità. L’ospite oggi cerca un'esperienza completa a tavola e nel futuro la pretenderà. Non sarà più una questione gastronomica ma anche di servizio. In Italia si “mangia bene” ovunque, ma non ovunque trovo ad attendermi un’esperienza studiata per me nel dettaglio. La vera libidine è mangiare come se cucinasse tua madre in un posto fantastico.
Ci sono nuove aperture all’orizzonte? Se sì, può anticiparci qualcosa sul suo futuro imprenditoriale?
Ci stiamo preparando per l’apertura del ristorante a St Moritz. Sarà la prima Langosteria sulla neve, non vediamo l’ora di iniziare questa nuova avventura!