A Milano, c’è un nuovo punto di riferimento per la cucina di mare. Il ristorante si chiama Vesta ed è in via Fiori Chiari 1/a, nel cuore di Brera. Un quartiere storico, frequentato da studenti, turisti e residenti, dove arte, business e moda si intrecciano. Questa zona, dove si respira l’aria della Vecchia Milano, tra vicoli e stradine caratteristiche, è al centro di una vera e propria rinascita gastronomica: Vesta è il primo progetto nato per volontà della società Triple Sea Food, che proprio in via Fiori Chiari sta investendo, con un disegno di ampio respiro.
L’idea, come ci ha raccontato Davide Ciancio, uno dei quattro soci, è quella di valorizzare al meglio la proposta food di Brera, elevando la qualità e creando, di fatto, un nuovo distretto gourmand. Nella stessa strada, infatti, la società ha in programma l’apertura di altri due format gastronomici. Nell’attesa di scoprire i prossimi opening di Triple Sea Food, ecco tutto quello che dovete sapere su Vesta, il ristorante di Brera affacciato sulla chiesa di San Carpoforo (ex tempio dedicato alla dea Vesta, da cui il nome), che in sei mesi ha conquistato il cuore e il palato dei milanesi che amano la cucina di pesce.
Ristorante Vesta, la location e il concept
Il progetto di Vesta è stato curato da Stefano Belingardi, giovane architetto di scuola svizzera (allievo di Peter Zuntor), che è nato proprio in questa zona. “Brera ha una sua anima, è molto particolare, e aver fatto disegnare il locale a una persona che la conosce bene ci ha senza dubbio aiutato a poter trasmettere ciò che volevamo: è un quartiere tanto inclusivo perché vive sia di turismo sia di residenti, e poi ci sono gli studenti. L’architetto ha saputo interpretare molto bene questo aspetto di Vesta e di Brera”, racconta Ciancio.
A dare il benvenuto agli ospiti, ecco una grande scalinata chiara, che accompagna prima nell’accogliente e rilassante dehors, tra divani e tavolini, per poi proseguire all'interno, nella sala principale. “I gradini all’ingresso hanno creato un collegamento con il mondo esterno, unendo questo concept restaurant alla via, rendendolo più vicino alle persone”, commenta Ciancio.
All’interno, il travertino duetta con la boiserie in ebano e l’ottone, in uno spazio che include il bancone e la bella sala privé, curata in ogni dettaglio, con un grande tavolo conviviale e uno schermo, che garantisce il massimo della privacy per meeting e incontri. Scendendo al piano inferiore, invece, si arriva alla sala Sottomarino, smoking area perfetta anche per l’after dinner, dove l’atmosfera è intima, tra giochi di luci soffuse e un’originale postazione-sofà del dj, che siede accanto agli ospiti, proprio come accadrebbe in una serata a casa tra amici.
“Nello stesso locale, nel corso della stessa sera, puoi vivere esperienze diverse, dall’aperitivo a dopo cena: dal bancone esterno al bancone interno, dal bar al crudo bar, passando per il ristorante”, spiega Ciancio, che ha scommesso su una nuova concezione di hospitality, più dinamica. Il logo? “È stato disegnato da Fabrizio Bennazzoli, un giovane talento che cura tutta la nostra immagine coordinata e riprende quattro pesciolini, proprio perché siamo quattro soci, disegnati in maniera stilizzata, come facevano gli antichi Romani, riprendendo la V e la A”, illustra Ciancio.
Ristorante Vesta, il menu
Si mangia in un ambiente curato nei materiali e nel design, ma allo stesso tempo accogliente, dove il dialogo con la storia è costante, tra mood contemporaneo e dettagli antichi. “All’interno di Vesta sono presenti ancora le colonne originali del palazzo a vista di un tempo, che ci ricordano ciò che c’era prima e il lavoro che abbiamo fatto: in origine il patio esterno era chiuso, questo spazio era di una banca, c’erano gli uffici, poi è arrivato un ristorante di sushi”, ricorda Ciancio. Oggi, in questa location accogliente, dove nulla è lasciato al caso, è protagonista la cucina di ispirazione mediterranea dell’executive chef Giorgio Bresciani, che ha studiato un menu capace di raccogliere e reinterpretare le ricette della tradizione, con materie prime di qualità.
Lo chef, che ha studiato carte stagionali (prezzo medio 90 euro), porta in tavola il pesce in tutta la sua purezza e il suo comfort. Ecco allora piatti gustosi e semplici allo stesso tempo, capaci di coccolare il palato esaltando la materia prima nella sua schiettezza e sapidità, con un tocco moderno. Si comincia con il benvenuto: si va dalla golosa interpretazione di un classico come pane e acciughe, con pan brioche arrostito, burro montato al limone e acciughe del Cantabrico, al crostino di pane in cassetta in doppia cottura (prima fritto e poi tostato in forno) con crème fraîche, salmone leggermente affumicato e caviale di aringa, al gambero rosso di Mazara del Vallo in tempura con maionese agli agrumi. Poi, si aprono le danze con la rivisitazione del cocktail di gamberi, con crostacei crudi, lattuga ripassata e salsa rosa alla base.
Da non perdere, accanto spaghetti e invitanti primi, la gustosa fregola sarda ai frutti di mare: un piatto avvolgente e goloso, che custodisce, sul fondo, tartare di calamari e gamberi crudi. Il secondo offre una felice interpretazione della sogliola alla mugnaia, che viene servita al carrello, sfilettata al momento e servita con la sua salsa a parte. Un piatto intelligente, che valorizza un pesce spesso dimenticato, dal sapore confortevole e perfettamente equilibrato nel gusto: una ricetta che l’artista Pablo Picasso amava molto, inserita nel menu di Vesta come Sogliola di Dover alla Mugnaia 1957 - Tributo a Pablo Picasso.
Profuma di paesaggio mediterraneo anche il dessert, Tartelletta al limone, marmellata di limoni, crema al limone, meringa bruciata, che chiude degnamente il sipario. Si esce con la voglia do tornare a provare gli altri piatti, che si tuffano in mare e riemergono abbracciando il palato. C’è tempo: Vesta è aperto tutti i giorni, a pranzo e a cena.
Vesta
Via Fiori Chiari, 1/a, Milano
Sito
Tutte le foto courtesy Triple Sea Food