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Fiore di zucca e mandorla - Abba

Foto courtesy Abba

Abba, il ristorante che ti regala l’essenziale per essere felice nel cuore del Certosa District a Milano

Tra i piatti più interessanti, poi, stupisce il Risotto con pomodoro, essenza di sambuco, olio al basilico e prezzemolo, crema di canocchie: viene mantecato con l’olio, ma risulta estremamente cremoso e all’onda, grazie all’avvolgenza della crema di frutti di mare, regalando al palato un’armonia perfetta. Meraviglioso. La scelta di usare l'olio? “La cicala è un prodotto che si abbina meglio alla parte vegetale e non al grasso animale del burro: è un modo per evitare ridondanze”, spiega lo chef. 

Abba si difende bene anche sul "fronte terreno". Da provare il Manzo alla brace, taccole e nocciole, un piatto che conquista con un taglio considerato “meno nobile” ma davvero gustoso come lo spinacino, che viene arrostito, servito con la sua salsa e accompagnato da bernese alle nocciole e fagioli piattoni, arrostiti e conditi con olio alle alghe (dulse e nori) e sesamo. La carne arriva dalla zona del Veronese, dalla nota Macelleria Carlo Alberto. “Ha dei prodotti eccezionali, fa un lavoro di grande selezione: lo spinacino è burroso, il taglio rimane super tenero, sembra quasi un filetto”, commenta lo chef di fronte al mio entusiasmo per questa portata molto concreta e di sostanza. “Ho eliminato volutamente le decorazioni nei piatti: a volte sono meri giochi di stile che non influiscono sul sapore, ho preferito concentrarmi sul gusto e sull’essenziale”, mi dice convinto. Prima di congedarmi, assaggio il Sorbetto all’albicocca, timo e rosmarino, preparato con le antiche varietà di frutta del Vesuvio, dal sapore dolcissimo. 

Sono soddisfatta di questa playlist di piatti intensi, semplici e armonici allo stesso tempo, capaci di arrivare in maniera diretta, senza fronzoli o virtuosismi al cuore e al palato. Uscita dal ristorante, mi guardo intorno e vedo una zona con un altissimo potenziale che sta cambiando sempre più, non ancora sviluppata appieno, ma in fase di riqualificazione e di ridefinizione della sua identità. Ecco, mi sento così: la pulizia dei sapori, la serenità dello chef e il mood rilassato del locale forse mi hanno fatto capire che c’è ancora tempo (e spazio) per la rigenerazione urbana, ma anche per la rigenerazione gastronomica e umana. 

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