Dagli esordi nella sua terra d'origine all'arrivo a Milano, dove ha avuto modo di proporre la sua mixology accanto a cucine d'alto livello. L'ultima avventura di Vito Laselva è Kanpai, dove ricopre il ruolo di bar manager.
Il bartender ci racconta la sua storia e com'è arrivato nel celebre locale milanese che omaggia il Giappone.
Quando è nata la passione per questo settore?
Da bambino, quando entravo in un bar con i nonni o con papà e mamma, la mia attenzione veniva catturata da chi, dietro un alto bancone, preparava tutto ciò che la gente chiedeva. La velocità, le "parole in codice”, i sorrisi... per me erano come dei maghi.
E la sua prima volta dietro il bancone di un bar quando è stata?
Era un giorno di tarda primavera, già un periodo di fuoco a Polignano, di dieci anni fa. Ero al bar dove lavoravo, con altra mansione, già da qualche mese per tirare su qualche soldino. Il barman del locale non era stato bene e avevamo la necessità di trovare un sostituto nell’immediato: è così che sono finito per la prima volta dietro un bancone. La serata è stata più difficile del previsto ma mi ha fatto subito capire che era quello il posto dove volevo stare e che per fare bene questo lavoro sono necessarie competenze specifiche.
C’è qualcuno che considera il suo maestro?
Durante questi anni sono tante le persone che ho conosciuto ma la persona che sento più di tutte essere stata importante per la mia crescita è Teo Rizzolo. Dopo un anno a Milano come barman e responsabile di un bar sui Navigli sono andato a lavorare da Moebius, dove lui era bar manager. Teo mi ha aiutato a destreggiarmi in un ambiente strutturato con gerarchie precise, a muovere i primi passi nel fare rete con aziende, brand e altri professionisti.