Langosteria sale in alta quota. Ha appena riaperto, per la seconda stagione, Langosteria St. Moritz. Sì, la celebre insegna milanese, anche nell’inverno 2023-2024, porterà sulle vette svizzere, a pochi passi dalle famose piste da sci dell’Engadina, lo stile del brand di fine dining fondato da Enrico Buonocore. Ancora una volta, sarà possibile vivere l’esperienza Langosteria circondati dalla neve, in un paesaggio fatato e suggestivo, con la stessa cura dei dettagli e l’accoglienza degli altri ristoranti del Gruppo.
Il locale di St. Moritz rappresenta un’altra tessera del mosaico che caratterizza l’espansione internazionale del brand: dopo le quattro sedi meneghine e quella estiva nella splendida baia di Paraggi a Portofino, l’idea di Langosteria è arrivata a Parigi, mentre le prossime aperture sono previste a Londra nel 2024, presso The OWO, e a Miami nel 2026, all’interno del The Raleigh Hotel.
Langosteria St. Moritz: la collaborazione con Deodato Gallery
Una location curata, elegante e accogliente, dà il benvenuto agli ospiti nella magnifica terrazza sulle piste del Corviglia. Tra le novità di Langosteria St. Moritz, l’annuncio della collaborazione con Deodato Gallery: una partnership tra ristorazione e arte destinata a lasciare il segno per tutto l’inverno. L’impresa operante nel mercato dell’arte contemporanea, e specializzata nella street art e nella pop art (che tra le sue sedi conta anche una galleria a St. Moritz) curerà l’allestimento di Langosteria nella perla dell’Engadina.
L’idea? Dare vita a un’inedita esperienza di fruizione dell’arte, in un contesto fine dining: le opere cambieranno periodicamente, in modo da raccontare storie sempre nuove. Per il vernissage sono state scelte due opere: The Book of Love, di David Kracov, e Snow Day del famoso fotografo David LaChapelle. Due capolavori dal mood fiabesco, perfettamente in linea con l’atmosfera di Langosteria St. Moritz, fatata ed elegante.
Langosteria St. Moritz: la proposta gastronomica
Al timone della cucina c’è lo chef Antonio D’Ambrosio, sotto la supervisione di Domenico Soranno, Culinary Ambassador del Gruppo. “È il mio mentore, ho lavorato con lui per tantissimo tempo, fino ad arrivare a essere executive chef, ormai da tre anni”, racconta D’Ambrosio. Classe 1993, è il più giovane degli executive chef di Langosteria. “Lavoro da 7 anni per il Gruppo. Prima ero a Il Gabbiano, un ristorante storico di Civitanova Marche, e prima ancora sono stato da Italo Veneziano a Formia, la città dove ho frequentato l’istituto alberghiero”, racconta D’Ambrosio, che è originario di Orta di Atella, una cittadina tra Caserta e Napoli. “Dopo il diploma e le esperienze nel centro Italia, sono arrivato a Milano. Qui ho lavorato alla Langosteria in via Savona, poi al Caffè, quindi sono partito per Langosteria Paraggi, dove ho fatto le varie stagioni, sin dall’apertura”.
Ora lo ritroviamo a St Moritz. “Per ogni location, Langosteria inserisce un piatto diverso che si trova solo in quella sede. Nel caso di St. Moritz è la Polenta ai frutti di mare e basilico, una ricetta che è nata qui”, spiega D'Ambrosio. Così, accanto ai crudi e a signature dish come i mitici Paccheri con branzino, ecco un piatto dedicato alla perla dell’Engadina. “Si tratta di una polenta taragna fatta con cacio e basilico e, in chiusura del piatto, mettiamo un battuto di calamari, scampi, gamberi, cozze e vongole. Il tutto viene insaporito con uno spicchio d’aglio, olio, peperoncino, soffritto e adagiato sulla polenta”.
Come è nato questo piatto? “L’ho messo a punto assieme allo chef Domenico Soranno, che fa la base della linea gastronomica di Langosteria”, racconta. “La ricetta è nata pensando a un ingrediente del Nord come la polenta, un piatto tipico della montagna, che abbiamo rivisitato a modo nostro, in chiave ittica. Sono in pochi a proporla così”. Una portata gustosa e confortevole, perfetta per scaldare le fredde giornate invernali, dopo una giornata sugli sci.
Il segreto della ricetta? “Mettiamo una brunoise di pomodorino, per dare un po’ di umami, in modo da rafforzare il gusto del pesce. Con i frutti di mare facciamo un battuto, per permettere di mangiare la polenta con il cucchiaio e percepire in un solo boccone tutti gli elementi. Abbiamo studiato a lungo questa ricetta, dopo diverse prove e assaggi collettivi della brigata. Il nostro metodo? Ognuno trova un punto debole e la ricetta si migliora sempre più, sino ad arrivare alla perfezione”, spiega D’Ambrosio. “In menu abbiamo quasi 40 piatti e li vendiamo tutti allo stesso modo, ma la polenta è lo start classico di chi arriva dagli sci e vuole riscaldarsi in un secondo dalle temperature rigide esterne”. Un nuovo cult del fine dining in alta quota.
Tutte le foto sono di Danilo Scarpati