Antonella Ricci e Vinod Sookar hanno aperto a Milano un nuovo ristorante. Si chiama Ricci Osteria - Dal 1966 e rappresenta un autentico angolo di Puglia. La chef, amato volto televisivo, oggi molto attiva nella professione a domicilio e nel banqueting di alto livello, per anni è stata alla regia di Al Fornello da Ricci dal 1966 a Ceglie Messapica, l’oasi gastronomica di famiglia, stellata dal 1991, dove la tradizione regionale del tipico “fornello” si è evoluta nella direzione del fine dining.
Dal 1998, Antonella fa coppia ai fornelli e nella vita privata con il marito Vinod, originario di Mauritius, conosciuto durante un seminario di cucina pugliese. I due cuochi oggi realizzano un sogno: portare anche a Milano quella “gustosa semplicità su cui risplende il sole del Mediterraneo”, come amano ricordare. Un desiderio che si è trasformato in realtà, grazie all’incontro con Massimiliano Paradisi e Marco Postiglione, soci fondatori di Ricci Osteria, con un ruolo attivo: Massimiliano sarà presente come padrone di casa nell’accoglienza, Marco resterà il socio dietro le quinte. Ecco tutti i dettagli sul nuovo ristorante a Milano di Antonella Ricci e Vinod Sookar.
Osteria Ricci - Dal 1966, la location
Gli interni di Ricci Osteria - Dal 1966, curati da Rossana Parizzi
L'Osteria Ricci - Dal 1966 si trova a Milano in via Sottocorno, in una zona residenziale che si sta trasformando sempre più in un piccolo polo d’attrazione per foodies. Il nuovo indirizzo ha aperto ufficialmente le porte il 27 maggio e si candida a diventare un punto di riferimento per tutti gli amanti dei sapori pugliesi. L’idea alla base, infatti, è quella di restituire agli ospiti un angolo di casa, dove si respira l’aria del Tacco d’Italia.
Ecco allora lo studio degli interni a cura di Rossana Parizzi (architetto e garden designer), che ha voluto creare uno spazio piccolo, ma allo stesso tempo elegante e accogliente, riprendendo lo stile delle caratteristiche masserie pugliesi. La progettazione è partita proprio dal concetto di “osteria” e ha dato vita a uno spazio dominato dal legno e dalle sfumature della campagna.
La semplice mise-en-place, che richiama le masserie pugliesi
Partendo dal termine “osteria” ha voluto evocare il mood delle masserie pugliesi riproponendo le sfumature della campagna, con dettagli declinati nei colori del verde (della foglia d’olivo) e del ruggine (che si rifà ai colori della terra). Elementi in corten e tavoli in legno duettano con dettagli che si rifanno alla vita rurale e alla cucina, dai taglieri ai canovacci, ai setacci. E, per non farsi mancare nulla, ci sono anche le tipiche luminarie delle feste pugliesi.
La mise-en-place è molto semplice, in linea con il concetto di osteria e con il modello di richiamo alla vita agreste: la tovaglia viene abbandonata in favore di runner o sottopiatti in tessuti naturali, che danno il giusto risalto alle ceramiche di Grottaglie di Enza Fasano. Per la bella stagione c’è anche un piccolo dehors, con 14 coperti.
Osteria Ricci - Dal 1966, il menu
Antonella Ricci e Vinod Sookar in cucina
La Puglia e la sua tradizione gastronomica sono al centro della carta. La cucina proposta riflette il mood della location, con piatti che testimoniano un approccio molto concreto, fondato sull’attenta selezione dei produttori e delle materie prime locali. Ai fuochi, il resident chef Francesco Bordone.
Il viaggio nel Tacco d’Italia comincia con Sole di Puglia: un giro di antipasti misti caldi e freddi, che cambiano a seconda del mercato: si va dai fiori di zucca fritti farciti con ricotta al capocollo (Vinod è uno dei Maestri affinatori del Capocollo), dai formaggi di latte vaccino alla frisella con i pomodorini, dalla parmigiana di melanzane alle olive verdi e carciofi sott’olio, passando per chicche locali come le carnose olive di Cerignola o le spaccatelle, con ricotta forte e buccia di pomodoro essiccata. Non manca il classico Tagliere di salumi stagionati e formaggi, e nemmeno la celebe burrata di latte vaccino.
Sfoglia di crepe con stracotto di vitello, melanzane scamorza affumicata e fonduta di burrata ai fiori di zucca
In carta, poi, ci sono primi piatti iconici come le Orecchiette di semola rimacinata fatte a mano e condite ai tre pomodori (Regina, Tombolone e Fiaschetto), oppure con con i Laganari (una pasta lunga) ai crostacei con datterino giallo, limone e peperoncino. Per chi desidera provare un’interpretazione più personale della cucina mediterranea, il consiglio è di affidarsi a creazioni quali la Tartare di vitello condita con salsa Pimà, firmata da Vinod, a base di peperoncino, lemon snack dalla scorza edibile e peperone rosso di Policoro. Oppure, ai due iconici signature dish di Antonella e Vinod, inseriti appositamente in menu: Gocce di ricotta avvolte nella semola, pesto di zucchine, pancetta croccante e tartufo nero, creato da Antonella nel 2002, e Il Mojito di Vinod, un frozen Mojito con infusione di menta e lime, senza ghiaccio, ideato da Vinod nel 2006.
Tartare di vitello condita con salsa Pimà, erbe aromatiche e insalata di asparagi
Ancora, Misto di agnello arrosto, bombette di maiale e rotolo di salsiccia, si alternano a ingredienti vegetali come le fave essiccate al sole, il battuto all’olio extra vergine, la cipolla rossa in agrodolce e i peperoni friggitelli, oltre all’insalata idroponica (coltivata dagli chef a Ceglie Messapica).
Anche i dessert spaziano dalla tradizione territoriale alla reinterpretazione dei sapori regionali in chiave contemporanea: si va dai tipici Sporcamuss con crema diplomatica alla vaniglia ai biscotti cegliesi (presìdio Slow Food) fatti secondo la ricetta di famiglia, passando per la Zuppa di fragole di Policoro, soffice all’olio evo, gelato di pistacchio e crema di limone. Manca il mare, ma la Puglia è sempre più vicina.
Tutte le foto Benedetta Bassanelli