Sono chef, pasticcieri, pizzaioli, panificatori, bartender, maître, sommelier, produttori e imprenditori del mondo enogastronomico. Hanno appena preso le redini di una cucina, magari ereditando un’attività di famiglia, o stanno lavorando nella giusta direzione per emergere nel settore. C’è chi ha già conquistato importanti premi ed è un nome noto per gli addetti ai lavori, ma anche chi, giovanissimo, si farà presto conoscere con la sua attività. C’è chi ha deciso di trovare fortuna altrove e chi ha investito nella propria terra d’origine. Sono i giovani di oggi e di domani, i giovani tutti: ecco i talenti del mondo del cibo che si stanno distinguendo e di cui sentiremo parlare nel 2023.
Scoprite chi sono i 30 under 35 del food da tenere d'occhio nel 2023 secondo Fine Dining Lovers.
Giovani talenti food 2023: gli emergenti da tenere d'occhio
Davide Frigerio, Osteria Abbiccì, Seregno (MB) - chef
“Johan Cruijff diceva che giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è la cosa più difficile di tutte. Ho sempre visto queste parole come adattabili al mondo della ristorazione e sintesi della filosofia che mi è stata insegnata”, racconta lo chef Davide Frigerio, classe 1992, alla regia dell’Osteria Abbiccì di Seregno (Monza Brianza). Un indirizzo gestito da un team di under 30: in cucina c’è lui, in sala c’è Gabriele Elli (figlio d’arte di Mauro Elli, chef stellato de Il Cantuccio). Davide, brianzolo, ha sempre avuto la passione per la cucina: una volta finita la scuola media, è stato automatico il passaggio all'istituto alberghiero “Gianni Brera” di Como, dove conosce lo chef Mauro Elli. Con lui inizia a partecipare a eventi che gli fanno capire che questa è la sua strada. Dopo il diploma, lavora a Como, prima all'osteria Gerbet e poi al ristorante Acqua dolce a Carate Urio. Nel 2012 va a lavorare a Dublino nel ristorante di Kevin Thornton, una stella Michelin. Nel 2014 ritorna in Italia, all’Hotel Splendido, con lo chef Corrado Corti, dove apprende le basi della cucina classica internazionale di alto livello. Nell'inverno 2014 va a Cavalese (Trento), al ristorante El Molin dello chef Alessandro Gilmozzi, una stella Michelin. L'impronta nordica e la passione per la natura dello chef Gilmozzi hanno un grande impatto su di lui. Poi, parte per Lugano, per seguire l’apertura del ristorante La Fattoria. Durante la pandemia realizza il sogno di volare a Parigi per uno stage formativo da Alain Ducasse e Romain Meder al Plaza Athenee, tre stelle Michelin. Il rapporto di stima con chef Elli è rimasto sempre vivo. Così, insieme al figlio dello chef, Gabriele, decide di aprire a dicembre 2021 l’Osteria l’Abbiccì. La sua filosofia di cucina rispecchia i valori trasmessi da Elli: “La tecnica deve essere sempre un mezzo e non un fine: la semplicità, mai banale, è un punto di arrivo estremamente complesso”.
Silvano Luigi Toscani e Gioele Vacchina, Hands by NØØNË, Malgrate (Lecco) - chef
Foto Letizia Cigliutti
Giovanissimi, rispettivamente del 1999 e del 2000, Silvano Luigi Toscani e Gioele Vacchina sono gli chef alla regia di Hands by NØØNË a Malgrate (Lecco). Silvano è figlio d’arte (il papà era chef ai Tre Scalini di Borghero, ora chiuso), ma non ha subito pensato che la ristorazione potesse rappresentare il suo futuro: voleva comunicare qualcosa e lasciare il segno. Decide così di intraprendere un percorso di grafico pubblicitario, per poi scoprire una ristorazione differente da quella di famiglia e innamorarsene. Frequenta la scuola di cucina a Piazza dei Mestieri a Torino, dopodiché intraprende una serie di esperienze molto mirate. “Sapevo già dove volevo andare e dove volevo arrivare”, racconta. Passa per la brigata di Spazio 7, una stella Michelin a Torino (con Alessandro Mecca), Le Trabe a Paestum, una stella Michelin in provincia di Salerno, ma anche nella brigata di David Muñoz a Londra e a La Madernassa di Guarene (Cuneo). Lascia per un periodo la ristorazione e lavora in un panificio, poi in una pescheria, infine in macelleria. Poi si trasferisce a Copenaghen, dove conosce Gioele e, insieme, decidono di tornare in Italia. Gioele Vacchina è nato a Torino da una famiglia di agricoltori e allevatori e una di artisti e viaggiatori. L’unione delle due famiglie lo ha stimolato da un punto di vista artistico: un’attitudine che ha poi sviluppato nella cucina, senza tralasciare una certa sensibilità all’origine della materia prima. Prima di iniziare l’alberghiero, lavora già nella ristorazione. Intraprende un percorso classico a scuola, lavorando la sera e nel fine settimana. Tra le esperienze più significative ci sono Ca Vittoria e il Dolce Stil Novo. Finita la scuola alberghiera, prende un piccolo posto in gestione, ma capisce che deve ancora studiare. “Ho avuto la fortuna di lavorare a Il Centro di Priocca, dove ho consolidato la conoscenza della storia e della tradizione piemontese”, ricorda. Dopodiché, continua a studiare e a lavorare per affinare la tecnica e rafforzare la sua conoscenza con altre esperienze, per formarsi una base solida. Va a lavorare in Francia, ma dopo poco tempo conosce Silvano: insieme decidono di tornare in Italia, dove nasce NØØNË. Oggi portano avanti la cucina del ristorante Hands by NØØNË a Malgrate, creato su misura sulle loro idee. Una realtà tutta da scoprire.
Chiara Pannozzo, Bue Nero, Verona - chef
Con una spiccata vocazione per la cucina sin da bambina, Chiara Pannozzo ha collezionato una serie di esperienze di spessore in giro per l’Italia. Dopo gli studi alberghieri, prende parte al programma televisivo condotto da Carlo Cracco, Hell’s Kitchen, dove si piazza al secondo posto. A seguito dell’incontro con lo chef Eugenio Roncoroni, proprio durante una puntata del programma, Chiara inizia a lavorare con lui all’interno del suo ristorante di Milano, Al Mercato. Il rapporto con le proteine animali qui si fa sempre più stretto. Il ristorante è, infatti, il punto di riferimento della capitale meneghina per la lavorazione e la cottura delle carni, sempre accompagnate da contorni, spesso vegetali, creativi e gustosi. A ricontattarla, a seguito di questa prima esperienza importante, è Carlo Cracco in persona che la vuole al suo fianco nel ristorante Cracco in Galleria, sempre a Milano. Un’esperienza di alta cucina che completa il suo profilo e raffina la sua tecnica. Infine, un’ultima esperienza in patria, da Bottega Mastrilli a Terracina, dove gestisce l’intera brigata. Da qui, ancora qualche breve esperienza a Milano, per poi incontrare fortuitamente Ilenia e Riccardo Dalfini, proprietari di Bue Nero a Verona, con i quali c’è subito intesa. Ora, alla guida della brigata di cucina, è pronta a scrivere un nuovo capitolo della storia del ristorante.
Salvatore Pittelli, L'Arte del Grano, Davoli (Catanzaro) - panificatore
Assieme alla sorella Anna, vuole restituire al mondo della panificazione quei valori di convivialità, famiglia, generosità e, soprattutto, condivisione, che lo caratterizzavano un tempo. Classe 1994, Salvatore Pittelli, per tutti "Tato", è nato e cresciuto a Davoli, un piccolo paese della costa ionica della provincia di Catanzaro. Dopo la maturità al liceo classico si iscrive alla Facoltà di Medicina. Tato passa le giornate nel laboratorio casalingo della famiglia, dove la madre Valeria lo coinvolge nel mondo dei lievitati fin da bambino. Osserva, assaggia, mette le mani in pasta al fianco della mamma, che nel frattempo si forma con maestri panificatori come Loi e Vullo. La sua partecipazione è così attiva che a un certo punto matura l’idea che la panificazione sia la sua strada. Così, nel 2020, subito dopo l’apertura del secondo negozio L’Arte del Grano, accantona gli studi di medicina e, assieme alla sorella Anna, mette a punto un nuovo concept per i loro panifici, con l’ambizione di trasformare l’Arte del Grano in un vero e proprio progetto dove contemporaneità, tecnologia, sperimentazione e innovazione si traducono in ricerca di nuove materie prime, tecniche più moderne, una gamma di prodotti sempre più varia, dalla colazione alla cena. Tato lancia una linea di cinque pani ad alta idratazione fatti con grani antichi: Choco, Sole, Timpa, Cappelli, Rustico (rigorosamente dalla forma da un chilo, come i pani di una volta). Tato e Anna rientrano a pieno titolo nella nuova generazione di giovani calabresi che stanno rivoluzionando il panorama enogastronomico regionale, con un linguaggio inedito, ma anche con progetti e idee che parlano a livello nazionale e internazionale. "Vogliamo contribuire a creare più consapevolezza sul valore del pane e sul mestiere di panificatore: un lavoro che ha bisogno sempre più di conoscenza, cultura, competenze, aggiornamento, e che oggi, grazie anche all’utilizzo delle moderne tecnologie, può essere svolto in modo differente, più inclusivo e meno faticoso, rispetto al passato".
Ilaria Alba Maria Felluga, Marco Felluga, Udine - produttrice
Foto Alessandro di Lago
L'abbiamo incontrata nel corso di una degustazione guidata a Ein Prosit 2022 e ce ne siamo letteralmente innamorati. Ilaria Alba Maria Felluga, nata a Udine nel 1995, rappresenta la sesta generazione di una lunga dinastia di viticoltori: la celebre maison Marco Felluga, fondata nella seconda metà dell'Ottocento a Isola d’Istria, e poi trasferitasi in Friuli Venezia Giulia. Si è formata presso la prestigiosa Università di Viticoltura ed Enologia di Udine. Oggi, seguendo le orme del nonno Marco e del padre Roberto, è alla guida delle prestigiose realtà vitivinicole Marco Felluga – Russiz Superiore. Con la sua sensibilità e la sua passione, Ilaria sta riuscendo a colmare il grande vuoto lasciato nel mondo vitivincolo dal compianto papà. Giovane, matura e garbata, riesce a comunicare quello che non si vede del vino, le emozioni e l'universo attorno cui ruota, ma anche tutto quello che si percepisce attraverso i cinque sensi (e pure il sesto). Siamo sicuri che proseguirà nel migliore dei modi un cammino avviato già molto bene.
Lorenzo Pesci, Voce Aimo e Nadia, Milano - chef
È stato annunciato da poco il suo arrivo alla regia della cucina del ristorante Voce Aimo e Nadia, spazio gastronomico all’interno del Museo delle Gallerie d’Italia a Milano che porta la firma del Gruppo Aimo e Nadia guidato dagli chef bistellati Alessandro Negrini e Fabio Pisani e da Stefania Moroni, figlia dei fondatori de Il Luogo di Aimo e Nadia. Marchigiano della provincia di Macerata, Lorenzo Pesci è una giovane promessa dell’alta cucina italiana: è cresciuto nella brigata di Carlo Cracco fino a quando, nel giugno 2020, è stato scelto dal Gruppo per essere lo chef di BistRo. Ora si sposta al ristorante delle Gallerie d’Italia, dove emergerà sempre più il suo talento poliedrico e la sua creatività: un estro che riflette appieno la filosofia di Aimo e Nadia, che fa della sperimentazione un elemento a servizio della valorizzazione e del rispetto della materia prima. Ecco allora un menu incentrato su prodotti d'eccellenza italiani, reinterpretati in chiave gourmet: dal Carciofo fondente con patata della Sila, pecorino e uovo di fattoria morbido al Risotto Gran Riserva Carnaroli con nocciola Tonda Gentile, maggiorana e arancia.
Sabrina Macrì, BistrRo Aimo e Nadia, Milano - chef
Sabrina Macrì ha preso il posto di Lorenzo Pesci al BistRO, realtà del Gruppo Aimo e Nadia, negli spazi allestiti da Rossana Orlandi in collaborazione con Etro. Dopo aver frequentato l’Alma - Scuola Internazionale di Cucina Italiana, entra nella famiglia Alajmo lavorando al Ristorante Quadri di Venezia. Nel 2018 arriva a Milano, nella brigata di Voce, per poi approdare, nel 2019, a Il Luogo, alla partita dei primi, sotto la guida diretta degli chef due stelel Michelin Negrini e Pisani. Sono proprio loro ad averla supportata e spronata, come maestri e mentori, affinché potesse far emergere il suo talento e affermarsi come giovane donna alla guida di un’importante insegna della ristorazione meneghina. Sabrina porterà al BistRO l’impronta di italianità come già Nadia Moroni aveva fatto a Il Luogo, proponendo piatti capaci di esaltare il singolo ingrediente e di valorizzare il ricco patrimonio enogastronomico della Penisola. Uno stile ben preciso da seguire, che si riflette in grandi classici di Aimo e Nadia, dal Risotto Gran Riserva Carnaroli, zafferano, parmigiano Bonat e riduzione di ossobuco alla Tartare di Fassona piemontese di Martini, nocciola e bagnetto verde, che la chef avrà il compito di riproporre, assieme alle sue creazioni personali.
Arianna Consiglio, Exit Pastificio Urbano, Milano - chef
Foto Gaia Menchicchi
Arianna Consiglio nasce nel 1996 a Catania, dove consegue il diploma di maturità al liceo scientifico. Successivamente, si approccia al mondo della cucina, seguendo il corso base alla scuola internazionale di cucina italiana Alma. “Dopo un primo stage all'Osteria La Fefa di Finale Emilia (Modena), capisco che quella sarebbe stata la mia strada e così torno in Alma dopo 6 mesi, per completare il ciclo di studi attraverso il corso superiore di cucina italiana”, racconta. Svolge il suo stage curriculare al ristorante Guido da Costigliole all'interno del Relais San Maurizio a Santo Stefano Belbo (Cuneo), si diploma e successivamente torna da Guido da assunta, “per completare una delle esperienze più positive e formative del mio percorso”, precisa. Concluso l'anno, decide di trasferirsi a Milano in cerca di opportunità, lavora in ristoranti fine dining e in hotel 5 stelle lusso, fino a quando, nel 2019, inizia il suo percorso al ristorante Contraste, una stella Michelin che vede alla guida gli chef Matias Perdomo e Simon Press. “Questo magico incontro cambia del tutto l'andamento del mio percorso, all'interno del Contraste trascorro il periodo più articolato e interessante della mia formazione, e con grande impegno raggiungo soddisfazioni indescrivibili”. Nell'estate 2021 passa nella cucina del ristorante Piazza Duomo di Alba, tre stelle Michelin con lo chef Enrico Crippa. "Un'esperienza che purtroppo si risolve precocemente in favore di un'opportunità per me imperdibile: gestire la cucina di Exit Pastificio Urbano a Milano, ultimo nato del Gruppo Exit, sotto proposta dello chef Matias Perdomo”, spiega. “Qui è iniziato per me un emozionante percorso fatto di grandi sfide quotidiane, ma che si autoalimenta generando un’energia assolutamente coinvolgente", racconta. Un’energia (e un entusiasmo) che Arianna riesce a trasmettere in tutto quello che fa, con grande tecnica e spontaneità.
Mattia Premoli, La Primula, Treviglio (Bergamo) - pasticciere lievitista
Laureato in ingegneria informatica, 34 anni, Mattia Premoli è un pasticciere guidato dalla scienza e dall’etica. Dopo aver colto l’eredità di famiglia del piccolo panificio-pasticceria-caffetteria di Treviglio (Bergamo), ha puntato tutto sull’autoformazione. Guida La Primula dal 2015 con un approccio identitario basato su un interesse a 360 gradi verso il mondo enogastronomico. “Il prodotto artigianale deve essere prodotto in modo inefficiente, con pochi mezzi e facendo fatica: manodopera, esperienza e presenza dell’artigiano - non bastano semplici esecutori", dice Mattia. Nel 2020 ha lanciato il suo brand Madre per i lievitati, una sua grande passione. Anni di fermento, dunque, per il giovane talento: da questo percorso nasce l’esigenza di estendere la propria proposta identificando anche un nuovo brand con un concept che ne rispecchia tutte le peculiarità. Il logo di Madre è caratterizzato dal monogramma “M” (in riferimento sia al nome della pasticceria sia a quello del pastry-chef) realizzato come fosse una firma di autenticità e qualità. I suoi grandi lievitati sono già pluripremiati: nel 2021 è stato finalista al Panettone World Championship; nel 2021 ha vinto la medaglia d’oro FIGPC per la Miglior Colomba Classica; nel 2021 ha ottenuto anche la Medaglia D’oro FIPGC per il Campionato Mondiale Miglior Panettone del Mondo con il panettone classico; nel 2021 è arrivato terzo agli Artisti Del Panettone.
Guido Paternollo, Pellico 3, Park Hyatt, Milano - executive chef
Ha 31 anni Guido Paternollo, il nuovo executive chef del Park Hyatt Milano. Una sfida importante, la sua: prendere le redini della cucina nel cinque stelle lusso meneghino, che ha visto impegnato prima di lui lo chef Andrea Aprea. Nel nuovo ristorante, Pellico 3, sta raccogliendo i consensi di pubblico e critica. Con due lauree in Ingegneria in tasca, ha lasciato il mondo dei motori per seguire la passione per la cucina. “Ho deciso di investire il mio tempo al fianco di grandi maestri, per formarmi nel migliore dei modi”, racconta. Eccolo allora al fianco dello chef tre stelle Michelin Enrico Bartolini, poi in Francia da mostri sacri come Alain Ducasse e Yannic Alléno. La sua cucina si fonda sull’amore per la materia prima, al centro delle sue creazioni: attinge ingredienti da tutto il Mediterraneo per le sue ricette, e li cucina in maniera attenta e precisa seguendo la stagionalità. Un percorso culinario nel segno del rispetto del prodotto e delle sue possibili lavorazioni.
Billa Aliguettou, Inedito, Brescia - sommelier e responsabile di sala
Foto Aromi.Group
“Il mio percorso nella ristorazione è cominciato quando ho scelto di frequentare l'istituto alberghiero a Gardone Riviera (Brescia). Tra i miei compagni di classe c’era anche Antonio Pappalardo”, racconta Billa Aliguettou, sommelier e responsabile di sala di Inedito a Brescia, la pizzeria del pluripremiato Antonio Pappalardo. “Ho cominciato l'alberghiero con la convinzione di diventare cuoca, diplomandomi nel 2008. In realtà, l'attrazione per la sala era molto forte, un po’ per il fatto che già all'epoca parlavo quattro lingue, ma anche perché i miei professori mi hanno sempre spinta verso la sala, mi vedevano più portata”, prosegue. Billa, così, fa le prime esperienze lavorative durante il periodo scolastico, sia in sala sia in cucina, “ma io mi sentivo molto più sicura e a mio agio in sala con i clienti”. Decide, poi, di frequentare l’Università a Milano, all’Interfacoltà di Mediazione Linguistica Culturale a Sesto San Giovanni. “Mentre frequentavo l’Università, continuavo comunque a lavorare nella ristorazione, per mantenermi e pagare gli studi. Nel 2014 mi sono laureata e ho deciso di fare una pausa, prima di proseguire con la magistrale o un master”. In questa pausa, però, arriva l'occasione di lavorare al ristorante Lido 84, al fianco di Riccardo e Giancarlo Camanini. Aperto a marzo 2014, l’anno successivo conquista subito una stella Michelin, oggi è nel gotha della gastronomia mondiale (ottavo nella classifica di The World’s 50 Best Restaurants). “Giancarlo e Riccardo mi hanno spronato fin da subito, soprattutto nella formazione. Ho cominciato così il corso di Sommelier e, di conseguenza, ho iniziato ad appassionarmi al mondo dell'alta ristorazione, un modo di lavorare completamente diverso, nel quale l’empatia con gli ospiti non era abbastanza, ma la cura dei dettagli faceva la differenza: quello che fino a poco fa era un lavoro ma non per scelta, ora invece lo era diventato”, ricorda. L’avventura al Lido 84 termina a gennaio 2020 di comune accordo, per la volontà di riuscire a conciliare meglio il lavoro con la sua vita privata. “Antonio, appena seppe che mi ero dimessa, mi parlò del suo nuovo progetto cittadino, la pizzeria di qualità Inedito, proponendomi di lavorarci come responsabile, dandomi carta bianca sulla gestione della sala e della carta dei vini e birre. Così ho accettato con entusiasmo”, spiega Billa. Oggi continua in maniera impeccabile il suo lavoro in sala, coniugando un approccio professionale con il calore, l’accoglienza e l’entusiasmo che fanno la differenza quando si parla di ospitalità. La sua carta dei vini è molto curata: poche etichette, scelte in maniera ragionata, con una predilezione per i vini non convenzionali. “Inedito non è solo una pizzeria di qualità, ma un progetto in continua evoluzione e lavorarci come responsabile di sala è una grande soddisfazione e uno stimolo quotidiano”.
Manuel Tempesta, Seta, Mandarin Oriental Milan - maître
Manuel Tempesta, classe 1989, è maître del ristorante Seta (due stelle Michelin, con lo chef Antonio Guida alla regia), ma è anche Director of Fine-Dining, In Room Dining and Banqueting al Mandarin Oriental, Milan. Cresciuto a Padova, sin da piccolo manifesta un forte interesse e passione per il mondo della ristorazione. Accompagna spesso suo padre in escursioni gastronomiche e inizia sin da piccolo ad apprezzare la buona cucina. Frequenta l’Istituto Alberghiero di Abano Terme in Veneto e, dopo aver conseguito il diploma, inizia la sua carriera presso Suvretta House a Saint Moritz, dove impara a lavorare in una brigata strutturata. Seguono le varie esperienze a La Montecchia a Padova, con la famiglia Alajmo, dove nasce il suo amore per il vino. Affianca il maître nel settore dei vini, degustando etichette tra le più prestigiose dell’enologia. Nel periodo in cui lavora come chef de rang, il ristorante ottiene una stella Michelin. Si trasferisce a Londra, dove amplia le sue conoscenze nel mondo della gastronomia in due ristoranti importanti: al Pétrus di Gordon Ramsey come Chef de Rang, poi come Head Waiter, prima di passare a Le Gavroche come maître d'hôtel, dove gestisce la brigata di sala e instaura una forte relazione coi clienti. Dopo cinque anni di esperienza estera, nel 2015 torna in Italia. Inizia il suo percorso presso il ristorante Seta, che ottiene la prima stella Michelin dopo solo quattro mesi dalla sua inaugurazione. Manuel assume quindi il ruolo di Restaurant Manager; nel 2016 arriva la seconda stella. Al Seta, Manuel offre agli ospiti esperienze autentiche e memorabili grazie alla sua grande capacità d’ascolto, flessibilità e carisma. Con professionalità e sincerità, trasmette fiducia alla brigata e riserva una grande cura al rapporto con l’ospite, unendo all’eccellenza della cucina dello chef Guida accoglienza e cortesia per offrire un servizio impeccabile.
Damiano Barbato, Gucci Osteria, Firenze - restaurant manager
Di origini partenopee, Damiano Barbato nasce nel 1987. Ancora piccolo, si trasferisce a Udine, dove intraprende gli studi di Economia Aziendale, per poi finirli a Londra, specializzandosi in Business&Hospitality Management. Nella capitale britannica passa dieci anni. Comincia la sua carriera come bar manager a Lima London, il ristorante di Virgilio Martinez nella city, diventando presto General Manager e seguendo anche l'apertura di Lima Floral a Covent Garden. Seguono due anni a Sydney, poi nel 2018 torna in Italia e diventa restaurant manager di Gucci Osteria a Firenze, il ristorante stellato della Francescana Family, che vede impegnati in cucina gli chef Karime Lopez e Takahiko Kondo. Del suo lavoro dice sempre: "La cosa più importante che ho imparato nella mia carriera è dare valore alle persone che lavorano con te. Qui a Osteria siamo tutti diversi, diversi caratteri, diverse provenienze, ma la cosa di cui vado più fiero è la squadra che ho creato, sono loro i miei successi più grandi". Damiano trasmette accoglienza, savoir faire, garbo e professionalità. Ha tutte le carte in regola per firmare una gestione impeccabile e al passo con i tempi, capace di distinguersi. Chapeau.
Christian Marasca, Zia Restaurant, Roma - pastry chef
Non siamo i soli ad avere notato quanto sia bravo Christian Marasca, giovane pastry chef di Zia Restaurant, stella Michelin capitolina, che vede alla regia lo chef Antonio Ziantoni. Christian ha già ottenuto alcuni riconoscimenti, ultimo il titolo di Best Pastry Chef Under 35 Italia per Food&Wine. Nato a Roma nel 1993, dopo gli studi scientifici, nel 2013 inizia l’Università, ma decide presto di cambiare rotta e seguire la sua passione per la cucina. Frequenta così la scuola Alma di Gualtiero Marchesi a Colorno. Subito dopo, lavora per Luca Montersino ad Alba e poi per Tiziano Mita a Roma. Quest’ultimo sarà il suo mentore negli anni, dando un grande contributo alla formazione del suo carattere e della sua professionalità. Nel 2016, lavorando al Pagliaccio di Anthony Genovese, ristorante 2 stelle Michelin a Roma, conosce lo chef Ziantoni, con cui stringe un rapporto di amicizia. Dopo l’esperienza da Gruè e a Le Meurice, al fianco del grande Cédric Grolet, riceve la chiamata di Antonio nel 2018 per l’apertura di Zia Restaurant. Qui, sin dall'inizio, ricopre il ruolo di pastry chef. Nel 2020 arriva la prima stella Michelin, nel 2022 vince il premio come Miglior pastry chef under 35 d’Italia per la guida IT Gourmet e la rivista Grande Cucina. Basta assaggiare le sue creazioni dolci, raffinate, confortevoli e impeccabili allo stesso tempo, per essere d'accordo con chi lo premia.
Lorenzo Sacchi, Il Circolino, Monza - chef
Foto Jacopo Salvi
Lorenzo Sacchi nasce nel 1988 a Monza, dove si forma nella scuola alberghiera. Durante gli studi lavora come apprendista al Four Seasons Hotel di Milano con lo chef Sergio Mei, approcciandosi così al mondo dell’alta gastronomia. Consegue il diploma nel 2007 e prosegue la carriera in ristoranti locali (tra cui il Barracuda, dove conosce Alberto Odetti, General manager de Il Circolino), ma anche milanesi (Berton e Peck) e londinesi (Quirinale), fino a spostarsi nel 2016 in Spagna. Qui lavora come sous chef di Xabi Goikoetxea nel ristorante Oria di Martín Berasategui, all’interno dell’hotel Monument di Barcellona, che nel 2018 conquista la prima stella. È in questi anni che conosce Maria Sainz, attualmente alla regia della sala de Il Circolino, con la quale si crea un forte legame arricchito dalla comune passione per il mondo della ristorazione nelle sue due anime: la cucina e la sala. Nel corso degli anni Lorenzo resta in contatto con Odetti, che non può fare a meno di coinvolgerlo nel progetto de Il Circolino. È il 2021 quando Lorenzo torna in Italia assieme a un team di fiducia composto da Maria e il suo braccio destro Juan José Sanz per dare inizio a un nuovo capitolo della sua vita professionale: Il Circolino è stato inaugurato a settembre 2022 e ha già molti fan.
Edoardo Freddi, Efi, Castiglione delle Stiviere (Mantova) - imprenditore
Classe 1988, Edoardo Freddi è un grandissimo conoscitore del commercio di vino a livello internazionale: aiuta le aziende vitivinicole a posizionarsi al meglio nei mercati esteri. In tasca ha una Laurea in Economia e Management presso l’Università “Luigi Bocconi” di Milano e un Master in Food and Beverage Management presso SDA Bocconi. Dopo diverse esperienze aziendali, nel 2012 fonda Edoardo Freddi International, la prima azienda italiana di export management del settore vino, che agisce come un vero e proprio acceleratore di business per le cantine che intendono avere un ruolo da protagoniste nei mercati internazionali. Freddi è anche ceo di FreedL Group, gruppo specializzato in investimenti in asset e società operanti nel settore beverage, e consulente, per il settore vino, di noti gruppi finanziari e fondi di investimento. Non siamo i soli ad aver puntato su di lui: Forbes lo ha inserito tra le 100 eccellenze italiane 2022.
Christopher Moschella, Pasticceria Moschella, Milano - imprenditore
È "fratello d’arte” e socio di un giovane pastry chef che sta trasformando il modo di fare alta pasticceria e che ha da poco inaugurato la sua boutique a Milano. Classe 1990, Christopher Moschella, fratello di Nicolò (che abbiamo segnalato già qualche anno fa tra i talenti emergenti), inizia il suo percorso lavorativo in tutt’altro settore: dopo il diploma come elettrotecnico, debutta nel ramo dei condizionatori, partendo da montatore fino a diventare venditore. Nel 2013 decide di cambiare direzione e inizia a imparare il mestiere del padre, imprenditore edile, cominciando dalle basi della gestione cantiere, per poi diventare socio dell’azienda e coordinatore di cantieri (un lavoro che continua tuttora). Nel 2016, seguendo la passione del fratello Nicolò per la pasticceria e la propria ambizione personale, dà vita alla prima bozza del progetto Moschella. “L’obiettivo primario è stato quello di conquistare la fetta di mercato dei dessert per ristoranti, ossia creare un canale Horeca fatto di prodotti di qualità”, spiega Christopher. Successivamente, nel 2020, pensa ad un nuovo concept di Pasticceria/Shop/Boutique che punta alla freschezza, alla qualità e all’eliminazione degli sprechi: da qui nasce il brand Moschella, che fonde eleganza e innovazione, per creare un’esperienza di gusto per tutti i consumatori. Ad oggi Christopher si occupa di tutto quello che è il ramo imprenditoriale della società: gestione punti vendita, scelte di mercato, styling del brand e degli spazi, amministrazione.
Federico Figini, Helba Gin - produttore
Federico Figini è il papà di Helba, il London Dry Gin nato nel 2021 da una sua idea. Classe 1990, milanese ma elbano d’azione, con questo prodotto ha dichiarato il suo amore per l'isola dove fugge ogni volta che può. La sua è una figura poliedrica di giovane e dinamico imprenditore dai molteplici interessi, appassionato di politica e volontariato, con una propensione innata verso la comunicazione. Dopo gli studi al Liceo Classico, si laurea in Economia e Gestione Aziendale, fa esperienze in ambito marketing e comunicazione, lavorando in Red Cell, agenzia pubblicitaria del colosso WPP. Qui si distingue per le sue doti strategiche e relazionali, arrivando a ricoprire la posizione di più giovane Account Director dell’agenzia. Nel 2014 fonda Be4, start-up nata con l’obiettivo di fornire consulenza strategica in ambito marketing, comunicazione e digital alle PMI italiane. Nel 2019 inizia una nuova sfida nel gruppo RES con l’incarico di sviluppare l’agenzia RES Freedata, realtà specializzata nel digital marketing data driven. Non mancano, nel suo curriculum, anche esperienze artistiche e televisive: nel 2016 è conduttore della trasmissione Filo Diretto per Milano in onda su Telelombardia e, prima della pandemia, è stato al timone del programma Fattore Umano in onda sul canale del digitale terrestre Go Tv. Con Helba ha voluto mettere al centro la narrazione dell'isola di cui è innamorato, cavalcando il trend dei gin territoriale, con ingredienti che crescono spontaneamente sul posto.
Maicol Vitellozzi, Tiri Bakery, Potenza - pastry chef
Ha da poco lasciato il ristorante Del Cambio e la Farmacia Del Cambio, dove il suo Krubik - il croissant cubico - è diventato un cult. Maicol Vitellozzi, aretino classe 1987, dopo un breve corso di cucina tradizionale muove i primi passi nelle cucine della sua città natale. Il Corso superiore di cucina italiana del centro di formazione Alma a Parma gli permette di svolgere un primo stage all’Osteria Francescana di Massimo Bottura. Dopo alcune esperienze in Inghilterra e in America torna in Italia, prima ad Arezzo, poi al ristorante Cracco di Milano, dove conosce lo chef Matteo Baronetto, con cui collabora per sette anni. È al ristorante Del Cambio di Torino, però, che dà una svolta al suo percorso professionale e passa dalla cucina alla pasticceria, dove si occupa di panificazione, croissanterie e dessert. Ha guidato una brigata di nove persone, tenendo sempre a mente il motto di Marchesi, "L'esempio è la più alta forma di insegnamento”. Dopo otto anni, il mese scorso ha lasciato Torino per affiancare il pluripremiato maestro dei lievitati Vincenzo Tiri. Oggi si trova alla Tiri Bakery, la prima pasticceria di soli dolci lievitati, dove progetta e realizza dessert valorizzando il lievitato, puntando molto sulla parte estetica, che andrà di pari passo con il gusto. Da sempre amante dei dolci, realizza creazioni in chiave moderna con un attento bilanciamento dei sapori, consapevole che la pasticceria segue regole ben precise e offre al contempo un enorme margine di creatività. "La mia idea di pasticceria? Si può riassumere in tre parole: scienza, arte e passione", racconta.
Beniamino Passannante, Acanto, Principe di Savoia, Milano - pastry chef
Ha appena compiuto 34 anni Beniamino Passannante, pastry chef del Principe di Savoia a Milano. Di origini campane, lavora nello storico hotel meneghino cinque stelle lusso della Dorchester Collection, con il suo ristorante Acanto. Qui approda nel 2015 assieme allo chef Alessandro Buffolino: per i primi 6 mesi ricopre il ruolo di sous-chef, poi di chef pasticciere. Tra le sue esperienze più significative, eccolo nel 2010-2011 rivestire il ruolo di chef patissier presso il Restaurant Piacere, Howald (Lussemburgo), mentre dal 2011 al 2014 lavora all’Hotel Eden di Roma, prima come commis pasticciere e poi come chef de partie. Nel suo percorso di formazione, ha approfondito diversi aspetti dell’arte dolce, che oggi gli consentono di essere a capo di una produzione versatile come quella dell’hotellerie, che spazia dalla colazione al lievitato, dal dessert al piatto alla piccola pasticceria. Tra i suoi maestri ci sono Giorgio Nardelli, Frederic Bourse per la panificazione da ristorazione, Pino Scaringella, con cui ha seguito il corso “monoporzione, dolci al piatto e trasparenze”, Antonio Maresca per la gelateria, il compianto Alfonso Pepe, con cui ha approfondito la conoscenza dei dessert al piatto, dei predessert, ma anche dei grandi lievitati e del lievito madre. Da non perdere la sua originalissima piccola pasticceria: una scacchiera di cioccolato che viene servita assieme al caffè a fine pasto, al sapor di cioccolato bianco e limoncello e cioccolato fondente e caffè. Un omaggio alle sue origini partenopee.
Aurora Storari, Le Clarence, Parigi - pastry chef
Foto Cathy Ho
Classe 1992, romana, Aurora Storari, pastry chef a Le Clarence di Parigi, comincia il suo percorso in cucina. Prima esperienza al ristorante Mirazur, tre stelle Michelin di Mauro Colagreco, eletto miglior ristorante del mondo da The World’s 50 Best Restaurants nel 2019, oggi nella hall of fame. Poi va a Londra, al ristorante Hedone e, dopo quattro anni, grazie all'incontro con il fuoriclasse dell’arte dolce Gianluca Fusto, decide di orientarsi verso la pasticceria. Prende posto come pastry chef al Trussardi alla Scala di Milano, che ottiene la stella Michelin, mentre lei viene premiata come Pasticciera dell'anno dal Gambero Rosso. In seguito lavora al Ratanà, assieme a Luca De Santi. Dopo la parentesi milanese lascia nuovamente l'italia per andare in Belgio da Kobe Desramaults nel suo ristorante Chambre Séparée, quindi approda a Parigi, dove inizia come chef de partie presso Le Clarence, dove attualmente lavora (n.28 della World’s 50 Best Restaurants). Dopo una pausa a causa del covid, è ritornata qui come cheffe pâtissière da marzo 2022. “Dopo l'ingresso nella 50 Best non ho progetti particolari, se non di raggiungere ulteriori obiettivi qui a Le Clarence, e continuare a proporre la mia idea di pasticceria insolita rispetto ai canoni classici”, racconta. “Spero di trasmettere a più persone possibili la bellezza di questo lavoro e soprattutto di essere un modello per i giovani che si approcciano a questo mondo”.
Daniel Zeilinga, Casa di Langa, Cerreto Langhe (Cuneo) - executive chef
Classe 1989, Daniel Zeilinga, è nato a Merano, in provincia di Bolzano. Appena diciottenne, inizia le sue esperienze nell’alta ristorazione, lavorando al fianco dello chef Karl Baumgartner, presso il ristorante Schoneck di Falzes, e all’estero presso L’hotel Louis C. Jacob di Amburgo in Germania, nel 2011, quando arriva la seconda stella Michelin. L’anno successivo rientra in Italia e approda a La Ciau del Tornavento a Treiso (Cuneo), 1 stella Michelin con lo chef Maurilio Garola, dove ha inizio la sua conoscenza del territorio piemontese. Dopo una breve sosta dal ristorante Guido di Fontanafredda, arriva la chiamata di Enrico Crippa al Ristorante Piazza Duomo di Alba, 3 stelle Michelin, dove Daniel trascorre quasi due anni: “Un’esperienza altamente formativa sia a livello umano che professionale”, ricorda. A Crippa lo chef Zeilinga guarda con rispetto e, grazie a lui, sviluppa un’attenzione importante per la materia prima vegetale, che lo porta a realizzare un menu degustazione green e a costruire un orto e una serra per il periodo invernale. A partire da marzo 2017 inizia una nuova avventura al fianco di Andrea Ribaldone, all’Osteria Arborina, dove a novembre dello stesso anno arriva la stella Michelin. Nel marzo del 2019 torna a lavorare presso La Ciau Del Tornavento e, nel frattempo, entra a far parte del progetto di Casa Di Langa, inaugurato nel 2021. Dalla primavera del 2022 è lui l’executive chef di Casa di Langa: segue e coordina l’intera offerta del resort, dalle colazioni al pranzo, fino alla cena, mostrando una grande maturità. La strada è quella giusta.
Concetto Fiorentino, Era Ora, Siracusa - pizzaiolo
Ha 27 anni ma è già molto maturo il talentuoso Concetto Fiorentino, pizzaiolo patron alla regia di Era Ora a Siracusa, la sua città. Non siamo i soli ad aver colto la sua abilità agli impasti: proprio quest’anno ha ricevuto il premio Pizzaiolo emergente d’Italia 2022 del Gambero Rosso e non possiamo che condividere la scelta. Cresce in una famiglia modesta e a 15 anni è costretto a lasciare la scuola per iniziare a inserirsi nel mondo del lavoro. Comincia come aiuto banconista nel bar centrale della città. Ha grandi sogni e, a distanza di pochi mesi, si avvicina al mondo della pizza. Chiede al gestore del locale dove lavora di poter affiancare il maestro pizzaiolo per imparare. Studia tantissimo, da solo. Compra moltissimi libri, passa ore a guardare video tutorial sul web, ma soprattutto trascorre tante ore al banco di lavoro. Un paio di anni dopo, come secondo pizzaiolo in una piccola pizzeria di Siracusa, Inizia a sfornare le sue pizze. E inizia a fare centinaia di prove con i suoi impasti. “Ho usato i primi risparmi per comprare i macchinari da utilizzare a casa… Non dormivo la notte per fare prove!”, ricorda. Nel 2015 inizia a lavorare come primo pizzaiolo in alcuni locali della città. Partecipa ad alcuni corsi per approfondire le conoscenze, anche se si definisce principalmente un autodidatta. Nel 2019 partecipa al Campionato pizza gourmet, dove arriva primo con la pizza Campionessa: impasto all’orzo tostato e un topping di zucchine marinate, stracciatella ragusana, corallo di nero di seppia e salmone affumicato. Nel 2020 inaugura la sua pizzeria Era Ora a Ortigia, ed è subito un successo. In meno di 2 mesi dall’apertura, riceve il riconoscimento di due spicchi di Gambero Rosso. Il suo motto? “Testa bassa e lavorare. La linea che seguiamo dall’inizio è proprio quella di esaltare i prodotti di stagione e del territorio, materie prime di eccellenze e tanta tanta passione”. Concetto non si ferma, ma pensa a nuovi progetti: “Dopo solo 2 anni di attività mi rendo conto che c’è bisogno di una svolta, di qualcosa che riaccenda in me la fiamma… l’aria di cambiamento porta sempre cose belle, quindi da gennaio 2023 si riparte con una nuova identità, un'identità dove ogni minimo dettaglio farà la sua parte, con un restyling del locale che vedrà nel design il cuore di tutto”.
Roberto Spinelli, Funnaco Pizza Lab, Palermo - pizzaiolo
Ha 32 anni Roberto Spinelli, un altro pizzaiolo che si sta distinguendo in Sicilia, regione in grande fermento. "Ho iniziato la mia carriera lavorativa come pizzaiolo da poco più di 6 anni. Ho fatto inizialmente un corso privato in una scuola locale e poi, negli anni successivi, ho partecipato a molti corsi tenuti da maestri pizzaioli ed esperti lievitisti come Perigiorgio Giorilli ed Ezio Marinato", racconta. "La mia passione, successivamente diventata lavoro, nasce in una pizzeria in provincia di Palermo, dove ho lavorato per circa due anni, un’esperienza che mi ha permesso di crescere e apprendere tanto di questo fantastico mondo". Negli anni successivi, spinto da una grande voglia di crescere, decide di sposare un progetto innovativo che stava per nascere nella città di Palermo. "Così, nel 2019, nasce Funnaco Pizza Lab, un vero e proprio laboratorio della pizza contemporanea creato da due giovani imprenditori che hanno da subito creduto in me e nelle mie folli idee", prosegue. Un format che, oltre alla carta dei vini e al menu delle pizze, propone ai propri clienti una carta degli impasti, declinati in cinque maniere. "La mia idea di pizza è molto generosa, il mio credo è viziare il palato del cliente: ecco perché cerco di dedicare le mie attenzioni al palato di chi si siede al tavolo, proponendo sia impasti soffici e scioglievoli sia impasti leggeri e friabili, sfruttando anche varie tecniche di cottura in relazione agli impasti stessi e ai topping", spiega. Roberto usa molte materie prime locali e cerca di valorizzare la filiera corta. Funnaco oggi si posiziona tra le realtà più importanti della città. "Abbiamo l’ambizione di creare, nel breve periodo, nuove proposte gastronomiche innovative del mondo pizza in città".
Francesca Marcantognini e Chiara Abate, Tema Pizzeria Elementare, Milano - pizzaiola e pastry chef
Francesca Marcantognini (24 anni, di Aprilia, pizzaiola e panificatrice) e Chiara Abate (32 anni di Treviso, pasticciera e cuoca) sono due compagne nella vita e nel lavoro. Nel cuore di Porta Venezia a Milano, tra i quartieri più vivaci della città, hanno inaugurato all'inizio del 2022 una bakery, che poi è stata al centro di un recente rebranding. Così è nata Tema Pizzeria Elementare, un avamposto del gusto, che si è fatto conoscere per la qualità e per l'approccio all'ingrediente e alle lavorazioni di cucina. Hanno portato al centro di tutto la pizza, concepita in un'atmosfera giocosa tra arte bianca, tecniche di cucina, cocktail pairing e divertenti dessert al piatto. "Per noi l’etica del lavoro è un valore irrinunciabile. Vogliamo che i nostri collaboratori vengano al lavoro contenti e che si divertano", raccontano. La loro proposta di "pizza esperienziale" è figlia delle loro esperienze. Per Francesca, come vi avevamo raccontato, l'incontro più importante in ambito professionale è stato quello con l'arte di Gabriele Bonci. “Ho avuto la possibilità di lavorare con persone fantastiche, tra cui Giuseppe Monaco, il mio primo maestro, che a sua volta è stato formato da ‘O Fiore Mio a Faenza. Lui mi ha insegnato come lavorare ordinata e con precisione. Ma soprattutto, l’intera esperienza nel locale di Bonci mi ha permesso di entrare in contatto con la vera materia prima del territorio. Ho avuto accesso a prodotti unici, ho conosciuto agricoltori e artigiani locali che lavoravano in una maniera ineccepibile”, racconta.
Alberto Angiolucci, Angiò, Catania - chef e founder
Alberto Angiolucci, giovane chef catanese classe 1997, ha inaugurato a giugno 2022 la prima macelleria di mare di Catania, Angiò. Qui racconta i prodotti e gli artigiani locali, in un indirizzo che racchiude più anime: gastronomia, dispensa, macelleria e tanto altro. “Puntiamo a diventare il tempio sacro delle pratiche sostenibili di pesca, trasformazione e consumo del pesce. L’idea di questa attività nasce dalla volontà di dare vita a un qualcosa di nuovo, che non riguarda solo la ristorazione, ma le storie di uomini e donne che del pesce e del mare ne hanno fatto la propria vita”, racconta. Ecco allora prodotti della tradizione e creazioni contemporanee, influenzate non poco dal suo bagaglio culturale. Alberto, infatti, ha collezionato diverse esperienze prima di lanciarsi in quest'avventura: è passato per la brigata di Enrico Bartolini al Mudec di Milano, dove era presente al conseguimento della terza stella, ma anche da Mariencò e Motelombroso, sempre nel capoluogo lombardo. In Sicilia, invece, è stato nelle cucine di Shalai e al fianco della chef Bianca Celano.
Diego e Marina Pani, Marco Polo 1960, Ventimiglia (Imperia) - chef e maître
Foto Jacopo Salvi
I fratelli Diego Pani (chef) e Marina Pani (maître) rappresentano la terza generazione alla guida dello storico ristorante di famiglia, Marco Polo 1960 a Ventimiglia (Imperia). In questa terra di confine di grande fermento stanno portando tutto il loro know how e la loro giovane verve. Sono trascorsi oltre 60 anni da quando nonno Oreste Pani costruiva con le proprie mani una palafitta di legno a pochi passi dal mare sulla spiaggia di Ventimiglia. Al suo fianco c’era nonna Maria che, con la sua cucina e le sue ricette segrete, in pochi anni, avrebbe reso il Marco Polo il place-to-be per i giovani del posto e i numerosi turisti che frequentano la città in estate. Con la scomparsa di Oreste, lo scettro è passato al figlio Marco e a sua moglie Ivana, che, dopo aver vissuto numerose esperienze in alcune delle cucine più importanti del tempo, hanno rinnovato completamente il Marco Polo 1960. Nel 2018 Diego Pani, dopo diverse importanti esperienze nelle cucine di noti chef internazionali, come Guy Savoy e Alain Ducasse, prende il posto del padre Marco alla guida del ristorante. Affiancato dalla sorella Marina, decide di portare avanti un’idea ben precisa di ristorazione, che trova la sua massima espressione nel concetto di “vintage contemporaneo”. Il suo menu, in pochi piatti, concreti e diretti, racconta la sua personalità e il suo percorso, ripercorrendo allo stesso tempo la storia di un ristorante legato non solo alla storia di famiglia, ma alla storia del territorio ligure.
Caterina Gu, Ronin, Milano - bartender
Caterina Gu, bartender di Ronin a Milano, la prima casa completamente dedicata alla cucina e alla cultura giapponese, con tre piani e altrettanti livelli e format di ristorazione. Da non perdere i drink al private club, preparati, tra gli altri, da Caterina. Di origini cinesi, da otto anni vive in Italia. “Sono venuta qui per frequentare l'Università, ho seguito un corso sulla moda a Rimini e, mentre studiavo, facendo la stagione estiva nei locali della città. Il risultato? Mi sono innamorata del mondo del bartending”, racconta. Ha lavorato per quattro anni al Grand Hotel di Rimini, dove ha conosciuto le logiche dell'ospitalità e dei bar d'hotel, ma ha anche seguito diversi corsi di formazione negli ultimi anni, per affrontare al meglio questo mestiere: dal modulo base e avanzato del bartending al corso di sommelier, al sake sommelier.
Carmine Angelone, La Fesseria, Napoli - bar manager e founder
Classe 1988, Carmine Angelone è bar manager e proprietario de La Fesseria a Napoli. Inizia a lavorare in una storica caffetteria napoletana della stazione e subito rimane affascinato dalle storie e dall’umanità che scorre al bancone. Contemporaneamente, frequenta Economia aziendale presso la Federico II, ma il richiamo del bar è più forte. Così, lascia gli studi e decide che il bar diventerà il suo futuro. Dalla caffetteria passa al mondo della notte lavorando in discoteca, club privati e cocktail bar, per poi approdare all’ex Salumeria Rum Bar nel centro storico di Napoli, dove a distanza di 3 anni diventa bar manager. Nel 2017 arriva la svolta e decide di mettersi in proprio: fonda assieme a suoi soci La Fesseria, street bar nel cuore antico della città partenopea. Caratterizzato da una miscelazione semplice ma di alta qualità, il bar funziona subito bene, classificandosi settimo tra le rivelazioni dell’anno 2018 ai Bar Awards. Poi, apre in partecipazione Dopoteatro in via Bellini che si distingue per una miscelazione più articolata e da meditazione. Nel 2020, pre covid, è la volta della Champagneria Fesseria Plus, side project della Fesseria. Attualmente in forza alla Galleria Navarra, sempre con La Fesseria segue il cocktail bar di questo ristorante in piazza dei Martiri. Carmine ha creato un vero e proprio brand capace di esprimere tutte le note vibranti della Napoli mixologica, un universo da tenere d’occhio. Anche i suoi collaboratori sono giovani, a partire da Davide Di Guida, classe 1992, che troviamo dietro il bancone dello street bar nel centro storico. Per il 2023 Carmine annuncia nuove aperture. Non resta che attendere.
Raimonda Basso Bondini, Jerry Thomas, Roma - bar manager
Ha appena compiuto 34 anni Raimonda Basso Bondini, bar manager del mitico speakeasy Jerry Thomas di Roma, uno dei locali che stanno facendo la storia della mixology. Romana, nel 2007 comincia a lavorare come cameriera al Dadò Chalet, attuale Wood, ma la proprietà le dà presto la possibilità di lavorare dietro il bancone. Tre anni più tardi, decide di approfondire le sue conoscenze e di fare nuove esperienze, così si sposta in ristoranti e cocktail bar più grandi, il Ris Cafè il Morrison’s Pub. Nel 2014 torna a lavorare come bartender al Dadò Chalet e allo stesso tempo continua ad approfondire i suoi studi in ambito mixologico con training e masterclass. Dall’ottobre 2016 al settembre 2017 lavora in un piccolo wine bar di Trastevere, nel 2018 va al Mami Bistrot, con focus sul bar. Da quattro anni al Jerry Thomas, oggi è la bar manager: un incarico che svolge brillantemente, dopo essere stata barlady e floor manager.