Gustoso e senza tempo, il ragù napoletano è quanto di più tradizionale e casalingo posso uscire da una cucina. Comfort food, cibo della memoria, chiamatelo come vi pare: non si tratta semplicemente di un piatto ma di un'esperienza che accomuna molti nel ricordo di pranzi in famiglia e giorni felici.
Adatto dunque ai menu delle ricorrenze, ai pranzi della domenica ma anche ad un pasto qualsiasi della settimana (tempo permettendo), il ragù nella sua versione partenopea è interpretato da chef ed esperti con diversi sfumature della ricetta originale.
Ma come si cucina il ragù napoletano? Noi di Fine Dining Lovers non potevamo che chiederlo ad Antonino Cannavacciuolo, campano doc ed arcinoto chef stellato. Anche per lui è ragù è qualcosa di sentimentale, legato alla gioventù «di quelle domeniche mattina, quando a svegliarmi era il profumo del ragù di mamma. Un profumo che non scorderò mai», spiega.
C'è chi lo prepara impiegando cotenna di maiale, chi carne di manzo, chi le braciole. Ecco come prepara il ragù napoletano lo chef Cannavacciuolo.
La ricetta del ragù napoletano

«La mia versione preferita è con le costine di maiale», precisa Cannavacciuolo. Per la sua ricetta, pensata per quattro commensali, ne utilizza mezzo chilogrammo, cui si aggiungono poi cipolla bianca, pomodoro San Marzano, alloro, vino rosso, olio extravergine d'oliva, sale e pepe. Chi desidera un pizzico in più di carattere più aggiungerci un peperoncino.
Da dove iniziare? I passaggi sono pochi e semplici, ma da affrontare con precisione. Il trucco rimane uno soltanto: almeno 5 ore di cottura lenta sul fuoco.
Qui la ricetta del ragù napoletano firmata da Antonino Cannavacciuolo.
I consigli dello chef Cannavacciuolo

Questa gustosissima ricetta di Antonino Cannavacciuolo risulta nel complesso più semplice e meno ricca di quella tradizionale vera e propria, alleggerendo di fatto un piatto molto impegnativo senza rinunciare al sapore.
La pasta ideale con cui utilizzarlo come condimento? Lo chef non ha dubbi: paccheri e maccheroni, ma anche altri formati, a seconda del gusto. Infine un ultimo consiglio irrinunciabile: «Uagliù, ricordate che la scarpetta è obbligatoria!».