Romanè accoglie gli ospiti con un’atmosfera raccolta e luminosa, dove la sobrietà degli arredi dialoga con i richiami alla romanità più autentica. Tavoli in legno massiccio, incorniciati da dettagli in ferro battuto e pareti tinte di tonalità calde, creano un senso di familiarità che richiama alla mente le osterie storiche, ma senza concessioni all’effetto nostalgia. Si respira una cura per ogni particolare, dalle tovagliette semplici e ordinate, ai profumi che giungono dalla cucina a vista, preludio di una tavola schietta e sincera.
Sin dal primo sguardo al menu, risulta evidente la ricerca di un equilibrio sottile fra fedeltà alle radici e un tocco di sapiente attualità. Lo chef, guidato da una profonda devozione per la gastronomia laziale, interpreta la tradizione senza distorcerla, lasciando che sia la materia prima, selezionata con rigore, a parlare in ogni piatto. La filosofia in cucina ruota intorno all’essenza del sapore: piatti nitidi, privi di orpelli, resi vivi dalle cotture lente che svelano profondità e complessità, rimandando a pranzi domenicali di famiglia mai frettolosamente abbandonati.
Iconiche presenze come la coda alla vaccinara arrivano a tavola avvolte da un fondo ricco e intenso, la carne tenerissima che si stacca all’istante dall’osso. I carciofi, fritti alla giudia o brasati alla romana secondo stagione, trasmettono quella fragranza erbacea e minerale inconfondibile. La pasta fresca – ruvida, generosa – raccoglie sughi classici come l’amatriciana o la gricia, dosati con mano leggera nel rispetto di una tradizione che non indulge mai nel manierismo. Nel susseguirsi dei piatti si coglie il valore dato agli ingredienti iconici della città — guanciale, pecorino ben stagionato, pepe, pomodoro — che arrivano a esprimersi senza compromessi.
Romanè è la quintessenza di una cucina romana che non cede alle scorciatoie né si abbandona a rielaborazioni inutili. Ogni portata diventa testimone di una memoria collettiva, interpretata con discrezione moderna. Qui la convivialità e la genuinità della tradizione emergono nei dettagli: nel profumo che si spande nell’aria, nelle cromie dei piatti, nella sensazione di essere parte di una storia gastronomica che continua a raccontarsi con naturalezza, senza mai apparire forzata.