Stessa storia, stesso posto, stesso bar. Stessa locanda, oppure stessa terrazza dell’hotel di lusso dove mangiare stellato e dov’è stato scritto un pezzo di storia della musica italiana.
In giro per l’Italia ci sono ristoranti e locali di cui parlare non solo per i loro menù, ma anche perché qui sono state scritte alcune delle canzoni italiane più note, o almeno sono stati d’ispirazione. In centro città, ai bordi di periferia, lì dove il mare luccica, che sia il mare di Sorrento - vedi Lucio Dalla - o di Genova (citofonare Gino Paoli), da Pavia a Bologna, sono ristoranti dove sono nati i brani della musica leggera italiana che tutti canticchiamo.
Partiamo per viaggio gastronomico-musicale alla scoperta di quei posti frequentati da autori e musicisti, di cosa si mangia e di quale canzone è nata tra quei tavoli: in alcuni casi un capolavoro, in altri, forse, sono solo canzonette.
883, Hanno ucciso l’uomo ragno alla Taverna del Gentilorco di Pavia
C’è chi organizza dei tour per Pavia alla scoperta dei luoghi vissuti e cantati da Max Pezzali e gli 883, come lì dove c’era il mitico Jolly Blue (la sala giochi – piena di giochi). Due sono le tappe che ci riguardano. Il Bar Dante (ora Central Park, viale Ludovico il Moro 78, Pavia), lo “stesso bar” della canzone Gli Anni (sembra che il brano sia stato scritto proprio qui, era il 1998), rifugio e fonte di ispirazione e oggi meta dei fan più accaniti.
Poi c’è la solita notte da lupi nel Bronx (Hanno ucciso l’uomo ragno, 1992), che sembra essere la solita notte in un locale in via Bernardino da Feltre 27, dove ora si trova la Taverna del Gentilorco. Un tempo risto-pub dov’è nata la canzone più nota degli 883, oggi una locanda a tema che richiama l'ambientazione fantasy, con tavoli in legno massiccio, lampade a muro a forma di torcia e piatti in terracotta.
Cosa si mangia
Hamburger, nachos, o il menù medievale con Le antiche ricette della Taverna, tratte da scritti dell'epoca, come L’antico mangiare, dove la coscia di pollo è il piatto principale.
Perché andarci
Se è vero che tra quelle mura è nata la colonna sonora di più di una generazione, allora vale la pena fare un salto. Per gli appassionati di fantasy medievale, poi, è molto divertente, sia per l’ambientazione, sia per il menù.
Fabrizio De André, i cori di Crêuza de mä all’ex mercato ittico di Genova
Nel 1984 De André incide Crêuza de mä (in dialetto genovese è la mulattiera che collega il mare con l’entroterra), raccontando la vita dei marinai che si concedono una sosta alle taverne e nei ristoranti di Genova per rifocillarsi con frittura di pesciolini e vino bianco di Portofino. Per realizzare i cori del brano, il cantautore si recò dove allora c’era il mercato ittico della sua città (piazza Cavour 14, Genova), chiese il nome del venditore con la voce più forte e lo registrò mentre esclamava, in dialetto: Arselline, muscoli nostrani, i muscoli spagnoli non prendeteli perché sono molli! (tutto documentato). Oggi il mercato del pesce in quella piazza a cinque minuti a piedi dal Porto Antico non esiste più, ma lo spazio ha una nuova veste commerciale e turistica, dove concedersi una sosta per colazione o per il pranzo.
Cosa si mangia
In questo ambiente riqualificato si trova oggi la sede di una bottega storica, Casa Grondona, amata dai genovesi per i biscotti e la pasticceria artigianale. A pranzo consigliamo le Trofie o gli Gnocchi al pesto con la ricetta di famiglia, i Ravioli au tuccu (il sugo di carne tradizionale della cucina genovese, con carne e sugo di pomodoro), la Battuta di Fassona con fagiolini saltati o le torte salate.
Perché andarci
Sembra ancora di sentire Pino il muscolaio che fa i cori per Faber.