Il Food Porn di cui tanto si parla da qualche anno non è affatto una tendenza gastronomica del terzo millennio. I primi passi per una cucina ricercata nel sapore e nella forma vennero fatti dai nostri avi già negli anni '80. Fu un decennio di ottimismo e modernità anche in cucina, dove il benessere economico prendeva la forma di piatti ricchi e curatissimi anche nelle presentazioni. O almeno ci si provava.
Cercando nelle antiche biblioteche abbiamo trovato delle splendide foto di repertorio, testimonianza dei primi tentativi di Food Porn. Quelle che seguono sono tratte dal libro In cucina con allegria (schede-ricette a cura di Luigi Carnacina) edito da Fratelli Fabbri nel 1978.

Il nostro viaggio nel tempo comincia con questo esempio di contaminazione gastronomica. Chissà in quanti negli anni '80 hanno offerto ai loro ospiti un gazpacho del genere. Ricetta classica raffreddata con cubetti di ghiaccio oversize, oggi vietati perché non in linea con le attuali normative europee.

Indimenticabile classico d'epoca, il cocktail di scampi, nonostante sia di facile realizzazione, oggi compare raramente sulle nostre tavole. In questa versione con crostacei ancora congelati è un memorabilia da incorniciare.

Negli anni '80 gli italiani erano tutti cacciatori. Ecco perché sulle tavole dei nostri avi era così facile trovare faraone e fagiani. Perfette per la polentata della domenica, ma straordinarie se illuminate a festa con un brivido di gelatina. Bastavano tre ore, necessarie a cuocere la faraona in burro, cipolla, ginepro e lauro, disossare la carne, ridurla in crema e inserirla nella gelatina già decorata con olive, peperoni e capperi. I dadini di gelatina sono una vera chiccheria.

Per stuzzicare l'appetito non si offriva certo il bianchetto, che faceva tanto pensionato della classe operaia: molto meglio un frullato di pomodori e sedano dal vago sapore americano. E se il colore sembrava spento bastava scegliere una splendida brocca di cristallo decorata con fogli dorati e la modernità era servita.

Oggi come oggi nessuno oserebbe proporre il salame come alternativa al pane. È una porcata che si fa quando si resta a casa da soli e non si confessa nemmeno sul proprio diario segreto. Qui la proposta non è solo espressione di una ricchezza sfacciata, c'è anche il desiderio di stupire gli ospiti con costruzioni alimentari che simulano il futuro immaginario fatto di robot e astronavi aliene.

Così come oggi non sei un vero foodie se non hai in cucina il sale rosa dell'Himalaya, negli anni '80 senza una scorta di gelatina si era perduti. La ricetta originale prevede un frullato di prosciutto, mescolato a besciamella e panna montata non zuccherata e poi lasciato raffreddare in un abbraccio di jelly. Per digerire c'era il decennio successivo.

Non dire salsa se non sai fare la maionese. Questo il motto di quegli anni straordinari. La salsa pensata per il riso, golosamente rigido come un frisbee di ritorno dall'era glaciale, era maionese stemperata con il latte. Era così che ai quei tempi si immaginava il sapore dell'oriente.

Per chi se lo stesse chiedendo i sapori in questione sono pollo, groviera, lingua salmistrata e tartufo. Piatto ricco mi ci ficco, a prescindere dalla presentazione colorata ma "rigida" grazie alla naturale collosità del tutto. La salsa realizzata con panna, burro e parmigiano è l'emblema della leggerezza e frivolezza di quegli anni.

Prima dell'invenzione dell'insalata di pasta fredda con pomodoro fresco, mozzarella, olive e wurstel c'erano gli spaghetti freddi al tonno. Irrestistibili, come ben testimonia questa rarissima immagine. È inspiegabile come questo piatto non sia stato tramandato, nemmeno per via orale, di generazione in generazione.

Come siano cambiati i tempi lo si capisce da questa foto di golosissimo riso freddo in salsa. Si intuisce la morbida collosità del riso e la densità simile a malta ottenuta grazia alla salsa (soprannome della maionese). Da qualche parte dovrebbe esserci del tonno. 10 punti a chi lo scova in questo scatto perverso.

No jelly no party. Questa mousse ne è l'ennesima dimostrazione. Immaginiamo che le donne dell'epoca di fronte a una cena improvvisata tra amici se la risolvessero sempre con mischioni di carne e tonnellate di gelatina. Come dare loro torto di fronte a cotanta bellezza?

Splendido. Dal coccio contadino alla configurazione a capanna dei wurstel, che tutto intorno spuntano in mezzo ai crauti come fiori che sbocciano al mattino inumiditi da gentile rugiada. Un piatto che è pura poesia.

Non deve essere stato facile essere vegetariani negli anni '80. Lo si intuisce dal nome di questo piatto che dimostra senza ombra di dubbio tutta l'incomprensione per una scelta alimentare fatta di privazioni ed emarginazione sociale. "Che gli do da mangiare ad un vegetariano?" si domandava la casalinga del passato. La risposta era in un piatto unico fatto di pane abbrustolito con burro, condito con fontina, asparagi, coperto di uova spolverate di parmigiano. "E speriamo che gli basti!"

Invito a cena con delitto, almeno per la padrona di casa degli anni '80 che decideva di mettersi alla prova con questa straordinaria alzatina di gelatina imbottita di straccetti di carne di pollo, prosciutto, lingua, uova sode e tartufo bianco. Solo due ore, più il tempo per il frigorifero. Amen.

E di contorno? Come resistere alla golosa proposta di una leggera insalata a base di pollo, prosciutto e funghi ricoperta (ovvero affogata) dall'onnipresente maionese? Negli anni '80 si consigliava di abbinare a questo piatto un bicchiere di Oltrepò Pavese Cortese, che tutto rende digeribile e spiritoso.

Chissà perché nei libri di ricette moderni l'uva caramellata resta sempre fuori e lascia il posto a complicati dolcini minuscoli farciti di creme e decorati con pupazzetti, fiorellini e chissà che altro? Un appello ai foodie moderni: riscoprite il piacere della caramellatura dell'uva e non ve ne pentirete.

Belle come patate lesse decorate con lamponi e creme sbavate. Se volete rifarle a casa in occasione di una cena di revival anni '80 ecco come procedere: pelate le pere e cuocetele in sciroppo di vino, togliete il torsolo e riempite il buco con una soffice crema fatta di burro, mandorle e zucchero. Decorate con lamponi, adagiate su uno strato di gelato alla stracciatella e siate felici: ecco il sapore dei mitici anni '80.
Nota della redazione.
Nella foto articolo una straordinaria e rarissima immagine della mitologica "Cupola di formaggio" realizzata con 4 formaggini freschi, salsa worcestershire, cipolla, altra cipolla, un pizzico di sale e una cucchiaiata di olio.