La sua è una vera e propria vocazione per la sala e l'accoglienza, più che una professione: un'arte che ha affinato in ristoranti del calibro di The Fat Duck e Core by Clare Smyth, entrambi 3 stelle Michelin.
Nella stagione in partenza Matteo Paciotta ricoprirà il ruolo di Restaurant Manager del ristorante L'ARIA, all'interno del Mandarin Oriental, Lago di Como.
Così si è raccontato a Fine Dining Lovers.
Come è iniziato il suo percorso nella ristorazione?
L’arte del servizio è qualcosa di innato: rispecchia in tutto e per tutto il mio modo di essere. Tutto quello che c’è dietro il rendere felice una persona, rendere magica l’esperienza dell’ospite è dentro di me fin da quando ero bambino. La mia famiglia mi ha avvicinato infatti a questo mondo e mi ha educato alla convivialità grazie ai viaggi, alle cene nei ristoranti e perfino grazie alle mille giornate passate insieme a tavola a mangiare "con i libri sotto le ascelle”.
Qual è stato il vero “salto” nella sua carriera?
L’esperienza che ho avuto la fortuna di fare in Gran Bretagna: ho lavorato in due ristoranti con 3 stelle Michelin, The Fat Duck e Core by Clare Smyth. Qui ho iniziato ad impostare la mia forma mentis. La fame di imparare, il sacrificio e le esperienze meravigliose mi hanno forgiato sia umanamente che professionalmente.
Quando è arrivato al Mandarin Oriental Lago di Como?
Ho iniziato il mio percorso al Mandarin Oriental Lago di Como nella stagione 2020. Dopo la fine della mia esperienza inglese ho cercato la mia prossima sfida in una compagnia che ha un’ottima reputazione già a Londra, ma che soprattutto rappresenta un caposaldo dell’ospitalità a livello internazionale: è stata un’attrazione reciproca.
Con quale ruolo è entrato nella prestigiosa struttura affacciata sul lago?
Ho iniziato come Assistant Restaurant Manager del ristorante L'ARIA e da questa stagione sarò Restaurant Manager. Penso però che il mio lavoro consista anche nell’essere un po’ una "figura jolly": sono sempre pronto a dare supporto ai miei colleghi per rendere la permanenza degli ospiti indimenticabile.
Come descriverebbe la sala del ristorante L'ARIA?
Mi piace definirla un fun fine dining, ovvero informale ma in un ambiente di lusso. Il concetto è quello di far sentire gli ospiti a casa ma con il comfort che offre un ristorante di questo calibro. Il tutto rompendo gli stereotipi del ristorante gourmet tradizionale. Il nostro obiettivo è quello di seguire l’ospite, capirlo e renderlo sereno.
Come si gestisce al meglio una clientela tanto variegata e internazionale?
Con una clientela così diversa l’importante è farli sentire accolti. Mi piace definirlo un servizio sartoriale, fatto su misura: ci sono ospiti che vogliono davvero capire cosa si nasconde dietro al ristorante, quindi cerchiamo di coinvolgerli e offrigli un’esperienza ad hoc.
Quanto è importante l’interazione da sala e cucina?
L’interazione è fondamentale: siamo una squadra e rendere felici gli ospiti è la nostra vittoria. Ogni elemento del team svolge un ruolo fondamentale, e noi siamo a completa disposizione dei ragazzi in cucina per far sì che l’ospite sia soddisfatto e che viva un’esperienza magica.
Come descriverebbe l’esperienza gastronomica attualmente proposta dal ristorante L'ARIA e dallo chef Massimiliano Blasone?
Dinamicità e leggerezza sono le parole chiave della filosofia di chef Blasone, sia nella cucina sia nel servizio. Il menu porta gli ospiti in un viaggio intorno al mondo, fondendo le radici italiane dello chef con le sue esperienze internazionali e proponendo piatti che combinano il meglio della cucina italiana e di quella giapponese. È importante quindi che gli ospiti capiscano la fluidità che c’è dietro al menu e di conseguenza all’esperienza vissuta a tavola: i piatti non sono serviti in un particolare ordine e sono pensati per essere condivisi. Per questo è importante che il servizio non sia impostato e che venga calibrato su ogni ospite, così da rendere tutta l’esperienza dinamica e conviviale per un viaggio gastronomico intorno al mondo.