Barolo, Piemonte. In una regione vinicola storicamente dominata dagli uomini, il destino sembrava remare contro l'ipotesi che Carlotta Rinaldi gestisse l'azienda vinicola di famiglia. Era da tempo che gran parte del duro lavoro nei vigneti piemontesi era svolto dalle donne, mentre le vere decisioni di vinificazione erano riservate agli uomini. Ma, sebbene potesse aspirare a seguire le orme di Juliette Colbert - la nobildonna francese che fu determinante nel portare il vino di Barolo alla corte reale italiana -, Rinaldi aveva altre idee.
“In passato mi sembrava un fardello troppo pesante. Perciò sono andata via, ho fatto altre esperienze”, racconta Rinaldi, che per alcuni anni ha resistito al richiamo della piccola ma storica etichetta Rinaldi nel Barolo, decidendo invece di viaggiare in Australia e Nuova Zelanda. “Vivevo un conflitto interiore, era come se opponessi resistenza. Da un lato sentivo una grande passione crescere in me, mi rendevo conto di quanto fosse bella la regione e quanto fossero solide le mie radici. Ma allo stesso tempo pensavo di aver bisogno di un po' di spazio per scrivere la mia personale storia”.
La sua vocazione però alla fine si è rivelata troppo forte per essere soffocata. “Alla fine ho sentito che le radici sotto i miei piedi mi stavano riportando in Piemonte. E così dal 2015 il mio impegno qui è diventato a tempo pieno".
Carlotta e sua sorella Marta sono le prime donne in sei generazioni a rilevare e gestire la vigna di famiglia che produce Barolo di fama mondiale. Insieme stanno portando avanti un'importante tradizione, regalando una sensibilità tutta nuova e trasformativa alla loro terra, alla loro regione e al loro vino. "Mia sorella era da sempre convinta dell'idea ed è venuta a lavorare con mio padre subito dopo aver finito gli studi", dice. Una volta che Carlotta Rinaldi ha deciso di affiancare la sorella nell'operazione, è stato un processo naturale di integrazione e di ricerca del giusto equilibrio tra i ruoli. Insieme, le due sorelle si occupano di tutto, compresa la manutenzione del vigneto, la potatura, la vendemmia e la vinificazione.
Carlotta racconta di come, quando è fuori a potare le vigne (un lavoro importante perché prepara la pianta per i due anni successivi), molte delle generazioni più anziane sono sorprese nel vedere una donna impegnata in quelle mansioni. In effetti, vedere le donne in prima linea nella produzione di alcuni dei migliori vini del mondo è un fenomeno relativamente recente in questa regione. Tuttavia, Carlotta sta praticando un nuovo sistema di potatura, adattato dai metodi "francesi": implica un approccio più sensibile e intuitivo ad ogni vite, "ascoltando" la pianta e il suo flusso di energia. Un ulteriore esempio di una sensibilità tutta nuova nel dedicarsi al processo.

Tenuta Rinaldi - Un ritratto di famiglia intergenerazionale
L'etichetta Rinaldi ha una grande storia. Il nonno di Carlotta, Giovanni Battista Rinaldi, è stato determinante nel processo per far riconoscere il Barolo come etichetta leader mondiale negli anni '60 e '70. Quella passione è stata trasmessa al padre di Carlotta, Giuseppe Rinaldi, che Carlotta descrive come "un carattere molto forte, una personalità molto particolare". “Era molto, molto appassionato della storia del Barolo e del vino, e allo stesso tempo aveva deciso inizialmente di non essere coinvolto nell'attività di famiglia. Ha fatto il veterinario per circa 25 anni prima di subentrare in azienda”.
Come suo padre prima di lei, il percorso di Carlotta Rinaldi come produttrice di vino non è stato lineare. Ma ora lei e la sorella stanno portando l'etichetta in una nuova direzione, anche se è più un'evoluzione che una rivoluzione. “Naturalmente, abbiamo creato i nostri percorsi - afferma Carlotta - e ha funzionato perché siamo molto diverse, soprattutto nel bisogno di condivisione e anche nelle insicurezze. Io sono più titubante, Marta è più decisa. Ci è voluto un po' per trovare la strada giusta, per non aspettarsi troppo o anche per non condividere tutto, o sentire che invece dobbiamo farlo. È un processo di crescita costante".

Marta, a sinistra, e Carlotta, a destra, al lavoro nella loro vigna
Carlotta e Marta Rinaldi sono un esempio perfetto di come sta cambiando l'atteggiamento nei confronti dei ruoli di genere nella vinificazione e, nonostante l'iniziale riluttanza di Carlotta ad abbracciare il suo destino, forse era davvero inevitabile che andasse così. “Crescendo qui, la nostra vita da bambini è sempre stata legata al vino - racconta Carlotta - Abbiamo sempre avuto molti clienti che avevano una grande passione per il vino pur facendo nella vita cose completamente diverse. C'era sempre questo tipo di fil rouge che scorreva in ogni cosa. A volte può essere travolgente".
Il vino è uno di quei prodotti che rispecchia le esperienze, la terra, i terroir e il carattere di chi lo produce. C'è una differenza nel carattere del vino da quando sono subentrate le sorelle? “Sento che ci sia un'influenza nel vino, questo è quello che ci dicono i clienti. Che i vini sono cambiati da quando siamo coinvolte io e Marta. Ma non è intenzionale. Io e mia sorella siamo molto fortunate perché siamo sensibili al tema e ci troviamo d'accordo. Ogni annata, ogni anno, cerchiamo di interpretare le nostre vigne e i nostri terreni”.

Carlotta Rinaldi nella vigna di famiglia
“Non vogliamo usare la tecnologia o influenzare troppo i vini… non vogliamo portare i vini da qualche parte… Produciamo i vini allo stesso modo di mio nonno e mio padre, quindi ciò che sta cambiando è molto legato alla crisi climatica oltre, ovviamente, alle diverse scelte che stiamo facendo in vigna. Ad esempio, la nostra ambizione di spingere sulla sostenibilità in tutto ciò che facciamo, ma per quanto riguarda la produzione dei vini non c'è molta intenzione di conferire una certa idea o carattere. È un'espressione dei nostri terreni, un'espressione del Nebbiolo. Vogliamo che il Nebbiolo sia Nebbiolo”.
“Mio padre era un personaggio piuttosto intenso, una grande personalità, quindi forse i suoi vini erano un po' più austeri, con molti tannini. Bisognava aspettare molto tempo per berli... Ora i nostri clienti ci dicono che i nostri vini sono un po' più raffinati ed eleganti”.

Carlotta Rinaldi posa orgogliosa tra le botti nella cantina
L'emergenza climatica richiede di ricalibrare il nostro rapporto con la terra, e questo senza dubbio significa coinvolgere più donne nell'agricoltura e nella produzione del vino. Forse questo spiega il recente cambiamento demografico nel Barolo, con più donne nate da famiglie di produttori di vino e meno uomini. Come la figlia appena nata di Marta, Luce, l'ultima di una nuova linea di signore del Barolo.
Tutte le foto Alberto Grasso