Camilla Moccia ha 22 anni e il suo ristorante Il Bistrot della Pasticciona ha aperto a Ostia (RM) a maggio 2019. Il ristorante ha un laboratorio di pasta fresca che è il punto di forza della cucina del bistrot.
La foto di Camilla chinata in cucina, scattata da sua madre che la aiuta, assieme al padre, a portare avanti l'attività, è diventata virale nei giorni scorsi sui social network: "Era un momento di sconforto. Eravamo ancora in zona gialla, ma non avevamo prenotazioni e cominciava a girare voce che presto saremmo passati alla zona rossa. Avevo bisogno di raccogliere i pensieri e soprattutto le forze per affrontare quel momento e quelli che immaginavo sarebbero arrivati. Non mi aspettavo diventasse virale, ma sono contenta che sia successo perché vorrei diffondere il più possibile il mio messaggio che è di sconforto certo, ma anche di far sentire la nostra voce a chi al momento non ci sta aiutando a poter riaprire quando tutto sarà finito".
Il Lazio è stato a lungo in zona gialla, quindi ha subito meno di altre regioni l'alternanza di zone chiuse e aperte che ha vissuto, per esempio, la Lombardia. "Ma questa chiusura era prevedibile - riflette Camilla - la temevamo da tempo ma non così dalla notte al giorno, non senza aiuti concreti."
"Sono una persona positiva e ottimista - continua Camilla - mi considero forte e capace di reagire alle difficoltà e ci credo ancora. Questo è il mio messaggio per tutti i ristoratori come me che sentono mancare la fiducia nel futuro. Dobbiamo resistere e farci valere, chiedere e pretendere gli aiuti necessari e mai cedere alla disperazione. Se non tiriamo fuori il nostro lato battagliero è un disastro, per noi e per tutti."
Camilla ha deciso di chiudere il ristorante e di non fornire un servizio di delivery. I suoi piatti di pasta fresca non potrebbero essere gustati appieno se consegnati a domicilio: "Abbiamo pensato di organizzare un servizio di prenotazioni per la pasta fresca. Ci sembra il modo migliore di far arrivare la nostra passione a casa dei nostri clienti."
Camilla ci racconta che questa scelta è per loro la più conveniente in termini di costi vivi: "Credo sia meglio lavorare ai minimi termini piuttosto che organizzare un classico delivery senza la certezza di poter rientrare delle spese."
Il dramma di questo momento è sì la diffusione di una malattia come il Covid, ma anche "le difficoltà che stanno vivendo tantissime famiglie, rimaste senza lavoro per colpa di attività costrette a chiudere. Non so se ordinerei da asporto in un ristorante, in un momento come questo, forse risparmierei i miei soldi. Rifletto su questo, mi metto nei panni delle persone comuni e non posso non considerare questo aspetto come direttamente impattante sulla mia attività. Ecco perché ho pensato fosse meglio gestire al meglio le mie risorse in termini di materie prime, costi e anche lavoro."
La giovane Camilla, però, non si abbatte. Anzi. "Nonostante questo anno terribile che abbiamo vissuto, resto ottimista - spiega - e sono certa che non appena avremo superato questa fase potremo riprendere a lavorare come prima e meglio di prima. Fortunatamente il Bistrot non ha dipendenti, la gestione familiare ci sta permettendo di gestire i costi in un modo diverso, sicuramente più sereno che se avessimo dovuto lasciare a casa qualcuno. Sarebbe stata una cosa atroce."
"Da tutto questo ho imparato l'importanza di godere dei piccoli momenti, di quello che si ha. Ma sono certa e fiduciosa che tutto tornerà come una volta" conclude Camilla.