Dopo un anno di attesa, la fortunata serie Netflix torna a fare ballare occhi e palato con 4 episodi sulla griglia.
Chef’s Table BBQ, uscita sulla piattaforma il 2 settembre scorso, si conferma la migliore docuserie food per regia, montaggio e naturalmente contenuto. Con una sigla da guardare e riguardare senza stancarsi mai, Chef’s Table BBQ rimane sul filone delle ultime stagioni mettendo al centro le persone prima ancora dei loro piatti. In questi 4 episodi, gli amanti della griglia si sentiranno in paradiso e chi invece non ha ancora approcciato questa tecnica di cottura così antica e suggestiva, ne resterà senza dubbio affascinato. Abbiamo guardato tutto d’un fiato le 4 puntate e di seguito vi diamo qualche piccola anticipazione (senza troppi spoiler).
Chef’s Table BBQ: Tootsie Tomanetz
Texana, determinata e appassionata: Tootsie non è solo il simbolo del riscatto femminile nel mondo della griglia, è molto di più. Ottantacinque anni (si avete letto bene) e una storia di vita intensa. Tootsie come un’araba fenice è rinata più volte dalle sue stesse… braci. Il suo percorso ci dimostra come a qualsiasi età si possa trovare la spinta giusta per fare quello che nutre la propria anima. Non usa termometri o arnesi moderni e sofisticati, Tootsie fa il bbq come in Texas si fa da anni. Nei suoi condimenti e nelle sue salse non ci sono segreti se non quello di fare con dedizione, giorno dopo giorno, un lavoro difficile ma estremamente gratificante.
Chef’s Table BBQ: Lennox Hastie
A Sydney ci sono due porte che conducono all’inferno e si trovano nella straordinaria cucina di Lennox Hastie che, con una precisione quasi maniacale, prepara bbq gourmet di altissimo livello. Nulla nei suoi piatti è lasciato al caso, dal plating armonioso ed elegante ai sapori primordiali tenuti in vita da ricerca e curiosità. Hastie usa una tecnica molto semplice affiancata da ispirazioni perfezionate nei Paesi Baschi e ci ricorda come il fuoco sia stata la scoperta più importante per l’essere umano. Il fuoco non solo cuoce. Il fuoco scalda, protegge, unisce. Il suo concetto di bbq è una poesia in continuo movimento e la sua cucina è quanto di più vicino ci possa essere alla perfezione. La ricerca della migliore materia prima è alla base della griglia di Hastie e le sue tecniche di frollatura sono estreme, solitamente che arrivano a toccare i 200 giorni (è doveroso considerare che solitamente si arriva a 30, massimo 90 giorni).
Chef’s Table BBQ: Rodney Scott
Qualunque chef si fornisce nei negozi di utensileria da cucina, Scott frequenta il reparto di falegnameria. La cucina americana è molto cambiata negli ultimi due decenni e la cucina africana l’ha senza dubbio arricchita, valorizzata e contaminata. Come? Naturalmente con il bbq. Nella Carolina del Nord e del Sud esiste una tecnica ispirata alla cultura africana che consiste nella cottura, sulla griglia, di un maiale intero. È un metodo che bisogna padroneggiare molto bene affinché la carne risulti tenera, saporita e cotta in modo uniforme. Il maiale rimane sulla griglia per circa 12 ore e, come per un risotto, non può mai essere lasciato solo. Senza Scott, questa tradizione rurale sarebbe ormai persa.
Chef’s Table BBQ: Rosalia Chey Chuc
Messico e tradizione maya, quando si parla di bbq, vogliono dire solo una cosa: cochinita pibil, per i meno esperti maiale a cottura lenta. Rosalia Chey Chuc lo sa bene e da anni ormai ha fatto di questo piatto la sua ragione di vita. Rosalia è estremamente legata alle antiche tradizioni messicane dei maya e le vuole proteggere a tutti i costi per puntare ad un’evoluzione sana, naturale e di grande gusto per il palato e lo stile di vita. Se vi piacerebbe riconnettervi con la cucina maya dell’antichità, l’unica strada da percorrere è quella verso la casa della Chey Chuc.