Simone Caporale, per chi mastica il mondo della mixology, è un nome noto a tutti. Italiano, nato a Como, con la sua voglia di fare e un’apparentemente inesauribile creatività che si è tradotta negli anni in cocktails, strumenti, alcolici e a rottura con un vecchio modo di fare da bere. In sostanza ha contribuito fortemente a rompere degli schemi costituiti per cui oggi, senza rendercene conto, troviamo in un qualsiasi cocktail bar un’idea partita dalla sua mente e del suo partner all’Artesian Bar di Londra, Alex Kratena.
Simone Caporale: chi è
Banalmente: vi hanno mai servito da bere in un contenitore che non fosse strettamente un bicchiere? I primi a farlo sono stati Simone Caporale e Alex Kratena, vincendo qualsiasi premio che il mondo del bartending abbia mai creato. Tra un viaggio e un altro, Caporale ha raccontato a Fine Dining Lovers la sua storia e i progetti presenti e futuri. Spoiler: c’è da divertirsi.
Simone Caporale dunque è innanzitutto un bartender. "Un bartender che ha iniziato in un periodo in cui se dicevi ai tuoi genitori che facevi questo mestiere ti guardavano storto. Fortunatamente poi hanno capito che è un lavoro capace di dare molte sfaccettature - racconta - Ho iniziato a 15 anni come tutti: avevo bisogno di soldi". Il primo impiego è in una discoteca sul lago di Como: cinque anni a fare lo sbarazzo e il lavaggio dei bicchieri, poi a 20 anni il primo incarico da bar manager. "Era strano - ricorda Caporale - perché dovevi dire cosa fare a colleghi che ti avevano insegnato il mestiere. Ma mi ha insegnato a gestire le persone".
Ma quella vita lo affascinava. "Mi affascinava lo sguardo delle persone quando venivano servite. Mi piaceva osservare i gesti, gli errori, ogni cosa: per imparare. E mi affascinava il gesto del servire. Un gesto primordiale, quello del dare, di porgere con la mano che da quel momento mi ha fatto capire quanto può essere valorizzato un gesto così semplice" dice oggi Caporale. Per lui il bartender è "colui che sta dietro il bar, quello che fa stare bene le persone. Non chi si pavoneggia sui social o nei bar show. Questo è importante, perché adesso spesso i ragazzi che iniziano questo mestiere pensano di essere arrivati dopo un anno o due di lavoro. Ma ci deve essere tanta, tanta esperienza dietro".
Dal lago di Como, Simone vola in Spagna per un anno, dove conosce sua moglie Melissa. Poi è la volta di Londra dove iniziato letteralmente un nuovo libro della sua vita. "Perché a Londra, in questo mestiere, devi sempre ricominciare da zero - ricorda Caporale - Londra per la mixology è un mondo a sé, dove tutto può accadere. Lavoravo in un pub che faceva qualche drink e, con un opuscolo di un brand dove c’erano alcuni bartender che facevano drink con quel liquore, andavo a vederli lavorare. A scattare le foto di quell’opuscolo fu Agostino Perrone, che io considero come un padre, che oltre a fare bellissime foto era un grandissimo bartender. È stato lui ad aiutarmi a sistemare il curriculum e a dirmi a che porta bussare". Un'esperienza che ha segnato e segna ancora tutt'oggi la sua vita: "Se qualcuno mi chiede aiuto, ci ripenso, e glielo do così come Agostino fece con me".
I cocktail migliori di Simone Caporale
Londra significa però soprattutto Artesian Bar. Che, con lui e Kratena, è arrivato a essere il miglior bar del mondo.
"Il primo anno lavorai con Esther Medina, una bartender spagnola bravissima - racconta ancora Caporale - Una sera ricevo una chiamata a mezzanotte. Era Alex, che stava già da un po’ alla guida dell’Artesian, questo bar d’hotel completamente diverso dai soliti bar d’hotel. Con lui ci siamo trovati subito. Pensavamo le stesse cose senza bisogno di dircele. Era il 2010 e abbiamo capito due cose: che non c’erano limiti alla creatività e che il punto fondamentale sarebbe stata l’accoglienza. Tutti, dai colleghi a chi capitava per caso, dovevano avere un servizio impeccabile e unico".
E così sono nati i loro celebri cocktail, scenografici e di rottura. Come il drink servito con un cuscino fluttuante sopra. Caporale e Kratena hanno letteralmente rotto diversi dogmi della mixology. "Tanti ci odiavano, ma poi venivano lo stesso a provare i nostri drink - dice il bartender - Siamo fieri anche del fatto che il nostro team ha poi aperto alcuni dei migliori bar del mondo. Comunque ci siamo resi conto che non c’erano limiti. Uno dei drink a cui sono più legato è del 2013 e veniva servito in uno specchio. In pratica ogni drink era unico, perché mentre bevevi avevi la tua immagine riflessa ed esisteva in quell’attimo soltanto. Se oggi nei bar vi servono cocktail in contenitori strani, è tutta colpa nostra"
Dopo un anno i due soci vincono il miglior menu per Tales of The Cocktail. Da lì si portano a casa qualsiasi premio immaginabile, a partire dal primo posto nella 50 Best Bars per quattro anni di fila.
Cosa sapere ancora su Simone Caporale
L’esperienza Artesian tuttavia oggi è solo un ricordo. Ora quindi cosa fa Simone Caporale? La risposta è: di tutto. Poco tempo fa è nata la Flavour Blaster, per esempio: uno strumento che permette di fare bolle di vapore sul bicchiere. "Mi è venuta in mente guardando una sigaretta elettronica: al posto di aspirare ho provato a soffiare e da lì è partito tutto il concetto del vaporizzatore - spiega - Certe volte la creatività non è fare qualcosa da zero, ma osservare da un altro punto di vista".
Poi ci sono le linee di alcolici e i progetti per la sostenibilità e il sociale: sempre con Alex Kratena e sua moglie Monica Berg hanno creato tre diversi liquori, ognuno tarato sulla loro personalità. Muyu è una linea composta da un liquore al chinotto, agrume particolarissimo che era quasi estinto; da un liquore al gelsomino e uno al vetiver, che non era mai stato fatto. "Faccio anche un gin, insieme alla famiglia Diplomatico Rum, che si chiama Canaima. Viene prodotto in Amazzonia e qui il discorso si intreccia tra sostenibilità e sociale: stiamo piantando alberi in Amazzonia (in un anno quasi 2000) e diamo da lavorare alle popolazioni indigene" racconta Caporale. Il gin è fatto con 19 varietà botaniche, di cui dieci provengono dall’Amazzonia.
E la vita dietro al bancone non gli manca? Nessun nuovo locale all'orizzonte di questo bartender diventato leggenda? "Sto effettivamente aprendo un locale a Barcellona - confida Caporale - Insieme a Marc Alvarez, bartender bravissimo nonché la persona che ha curato tutto il beverage program dei fratelli Adrià. Con lui è stato come con Alex: ci siamo capiti subito. Il locale, che aprirà a fine settembre, si chiama Sips, che significa “sorsi”. Ci siamo chiesti cosa sia un sorso. Un sorso è una quantità non quantificabile di liquido che ti permette di capirlo. Quindi serviremo sorsi di distillati a prezzo di costo per far capire alle persone cosa stanno bevendo. Ci sarà una cucina fatta di snack che accompagneranno i drink, un doppio locale (il cui secondo, che si affaccerà su 15 coperti, aprirà in primavera, ndr) e serviremo cose mai viste. Ti dico soltanto che quando ci lavoravamo sono uscite creazioni di cui ci siamo sinceramente stupiti".
Ma c'è un'ultima domanda che vogliamo fare a chi, in qualche modo, ha fatto e continua a fare i trend in questo mondo del bere miscelato. Dopo la fase attuale di grande minimalismo nel bicchiere, cosa verrà? "Il valore umano. Torneremo a fare dei passi indietro, a interrogarci su cosa stiamo facendo. Questo virus, nel suo male, ci ha dato anche una bella lezione. Ci ha detto “datevi una calmata”. E quindi ci saranno dei buoni drink, ma soprattutto ci sarà un perché".
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