Facciamo un gioco. Immaginate un juke box che anziché elencare le hit, riporti le annate cui è associato un brano. 1977? "Tonight's the night" (Rod Stewart). 1981? "Bette Davis Eyes" (Kim Carnes). 1999? "Believe" (Cher), e via discorrendo. Ora immaginate lo stesso juke box, ma in versione gastronomica. Inseriamo una moneta e... 1979? Chevre (caldo!). 1997? Peccaminoso coulant au chocolat. 2010? Macarons. E così via. Si parla sempre di tormentoni musicali, ma lo stesso concetto appartiene anche alla cucina.
Alzi la mano chi, fra i cinquantenni, non non rammenta le penne alla Vodka ad esempio o chi, fra le over trenta, non si è mai lasciata sedurre dall'idea di un Cosmopolitan (1999) alla "Sex and the City", punto di partenza dell'odierna mixology. Fra piatti e sapori distintivi di un'epoca piuttosto che di un'altra, ecco allora alcuni (e sono solo alcuni) bestseller degli ultimi 45 anni.
1970-1979: i "Simon & Garfunkel" della cucina post hippy
I Settanta sono gli anni del brunch, dei classici francesi e italiani rivisitati o inventati di sana pianta. Ma lo sono anche delle prime virate salutistiche. Mentre da un lato non c'era locale che non avesse la sua versione della quiche, hit assoluta del 1970 come lo è stata la fondue del 1973, dall'altro è anche la decade dei primi diktat in fatto di cibo salutare e leggero. Ambasciatore della nuova moda (1974) è il muesli e con esso "The Granola Cookbook". Ma non tutti ne seguivano pedissequamente i dettami. Anzi... mentre il 1971 decretava il successo del brunch e delle uova alla Benedict (un muffin con sopra un uovo in camicia più una fetta di bacon sfrigolato in padella con una colata di salsa olandese vi sembra light?), dall'altro spuntavano i piatti di pasta che lentamente sostituivano i sughi al pomodoro con gli intingoli cremosi (inizia l'era della panna su tutto e con tutto).
E allora, alzi la mano chi non ricorda questa hit: "pasta primavera". Cento per cento americana, la ricetta sarebbe stata ideata da Edward Giobbi, che nel suo Eat Right, Eat Well - The Italian Way riferisce di averla ideata per Le Cirque di Manhattan. Correva l'anno 1975. I Settanta furono poi anche gli anni della consacrazione dello chèvre chaud nelle crudité (1979) e del Tequila Sunrise (1972), il long drink di succo d'arancia, sciroppo di melagrana e tequila... e qui galeotti furono prima i Rolling Stones e poi gli Eagles con l'omonima hit.
1980-1989: prima impazza il kiwi, infine si fa strada il sushi, ma in mezzo...
I quarantenni di oggi lo ricordano bene: l'alba degli anni Ottanta divenne gastronomicamente memorabile con l'avvento del kiwi. Il frutto neozelandese, fino a pochi anni prima ammantato di un'aura di esotismo, si fece prepotentemente strada non solo per le sue virtù (una bomba di vitamina C) ma soprattutto per la sua versatilità in cucina: si piazzò nelle tartellette di frutta, conquistò le insalate, i piatti di carne, i crostini con i salumi. Pareva che non avremmo mai più potuto vivere senza!
La decade di Stevie Wonder, Madonna o Bon Jovi fu l'epoca anche di altri piatti indimenticabili. È il caso delle penne alla Vodka (1983 o giù di lì: ve le ricordate?), in realtà già celebri negli anni Settanta ma diventate best seller nella decade successiva (finanche in Italia, patria della pasta, dove però i puristi del sugo al pomodoro lo bollarono come cibo senza storia e senza anima). Così come è il caso, per citare solo alcuni esempi, della crème brûlée (1982), dei tartufi di cioccolato (1987) e del sushi (1988). E poi ancora, degli aspic, del cocktail di gamberi, del filetto al pepe verde, delle crespelle in tutte le salse...
Qui potete fare una scorpacciata di food porn anni Ottanta.
1990-1999: Light? Sì, ma... vuoi mettere un tiramisù o un colant au chocolat?
Mentre sul finire degli anni Ottanta i puristi storcevano il naso quando il Veggie Burger (1989) iniziò a dare una spallata al classico panino con polpetta di manzo, negozi e supermercati abbondavano di cibi dietetici preconfezionati, allorché la parola d'ordine divenne "light" (1994). Sorvoliamo...
Fra le mai dimenticate hit di quegli anni, impossibile non ricordare il tiramisù, che proprio a partire dal 1990 divenne uno dei dessert italiani più amati (soprattutto nella sua classica versione di calorica sensualità) e il tortino al cioccolato con cuore caldo. Ideato dallo chef Michel Bras, dal 1997 in poi il coulant au chocolat si era talmente imposto nei menu di ristoranti, caffetterie e bistrò di tutte le latitudini che divenne praticamente impossibile non imbattersi nelle sue seducenti tentazioni. E come dimenticare che i Novanta erano anche gli anni delle palestre e dell'aerobica? La forma fisica divenne cult e con essa si esaltarono le proteine, magnificate a loro volta dalla tagliata di manzo con un ingrediente dilagante: la rucola.
Dal Nuovo Millennio in poi, cosa abbiamo amato (o odiato)?
Dagli smoothies del 2000 alla cucina virale del 2016 (a proposito: molte altre hit che hanno più o meno segnato l'anno in corso le trovate qui), ne è passata di acqua sotto i ponti: siamo impazziti per l'avocado a 360° (2015), ci siamo dati senza se e senza ma all'hummus e alla quinoa (rispettivamente 2011 e 2014), abbiamo indugiato su cronuts (2013), cupcakes (2005) e macarons (2010) in una mai uguale girandola zuccherina...
Se a tutto ciò aggiungiamo cavolo nero, ramen, matcha, il biologico e il km zero in generale, la lista dei tormentoni targati 2000 & C. si fa quanto mai eclettica e conferma che l'universo cibo ha davvero registrato cambianti radicali.
Domanda: e per il 2017, cosa ci dobbiamo aspettare?
È prematuro decretare chi sarà l'astro assoluto dell'anno che verrà, ma possiamo affermare che andranno forte le consistenze cremose (il souping) e le alghe; detterà moda il nero (seppia, riso Venere, le crosticine carbonizzate, che a ben vedere sono un revival del "blackened fish" della metà degli anni '80...) e ci sarà le rentrée decisa del burro; inseguiremo la cucina messicana e forse quella caraibica. La lista è lunga. Ma facciamo così: ci rivediamo nel 2018 per decretare il miglior performer del 2017.