Si è aperta con l'inno italiano la prima giornata di Al Mèni 2016.
Mentre volavano coriandoli e i giornalisti si assiepavano insieme al pubblico per scattargli fotografie, Massimo Bottura ha fatto il suo ingresso trionfale nella conferenza di apertura dell'evento da lui ideato, che si tiene questo weekend sul lungomare di Rimini.
L'ITALIA SUL PODIO
Era inevitabile, dopo l'arrivo dello chef in cima ai 50 Best, che fosse lui l'ospite più atteso, specialmente a una celebrazione dell'eccellenza emiliano-romagnola come Al Mèni. "Il mondo ha bisogno di noi, di Italia e di Emilia Romagna" ha detto il presidente della regione Stefano Bonacini, salito sul palco insieme al sindaco di Rimini Andrea Gnassi e al presidente onorario Slow Food Italia Roberto Burdese, il quale ha ricordato: "Il riconoscimento a Bottura è un riconoscimento al paese. Su quel podio siamo saliti tutti, ora cerchiamo di restarci".

Dopo un inizio così patriottico sono cominciate le danze sotto il tendone da circo che è il cuore di Al Mèni. Chef di ogni nazionalità preparavano, e facevano assaggiare, piatti a base di materie prime regionali. "È quasi troppo facile cucinare qui" scherza Bottura "Sai che dovunque allunghi la mano peschi bene. E allora la qualità delle idee diventa necessaria quanto la qualità dei prodotti".

PIADINE GIAPPONESI E GELATI MESSICANI
Diversi gli assaggi da ricordare, uno su tutti il Romagna Libera di Takahido Kondo, sous chef alla Francescana, che è riuscito a chiudere in una sola ricetta il senso della sua identità ormai italo-giapponese: ritagli di piadina sfogliata intervallata a una pancia di maiale, marinata e cotta sottovuoto, pickles, salsa di miso e una XO sauce a base di parmigiano. Sorprendente il porridge di Leonardo Pereira, 31enne astro nascente della cucina portoghese, a base di miglio fermentato e lumachine. "Le lumache di terra non le ho mai mangiate. Da andar fuori di testa!" commenta testualmente una signora romagnola sulla settantina di fianco a me.

E penso sia proprio qui la forza di un evento dal nerbo gourmet ma accessibile a tutti, che stupisce senza spaventare e attrae senza banalizzare, come dimostrano le file di persone sotto il tendone o davanti agli stand che ospitano produttori regionali, street food e una divertente idea di gelateria: la romagnola Carpigiani ha commissionato agli chef gusti che rappresentassero il loro paese. Strepitoso quello creato dal messicano Emilio Macìas: base di avocado con cipolla disidratata, peperoncino, polvere di grilli tostati e sale di vermi, cialda di cactus e spolverata di chicharrones (i "ciccioli" sudamericani). Chiassoso ed esuberante: il Messico non è mai stato tanto vicino all'Emilia Romagna.