Se dite “pappagallo” a un bolognese siamo pronti a scommettere che la prima cosa che gli verrà alla mente non sarà l’immagine del pennuto colorato. Il ristorante Al Pappagallo ha aperto nel 1919 e cent’anni dopo rimane un’icona della città, un emblema del gusto bolognese per l’accoglienza, la convivialità, e ovviamente i piaceri della tavola.
Al Pappagallo | Il locale
Incastonato nelle solide mura di Piazza della Mercanzia, all’interno della dimora medievale della famiglia Alberici, il ristorante ha attraversato diverse gestioni, e nel 2017 è stato rilevato da Michele Pettinicchio ed Elisabetta Valenti.
La coppia ha fatto un minuzioso lavoro di ricerca per riportare alla luce, dopo qualche decennio opaco, le ricette che hanno reso grande il ristorante e l’hanno fatto conoscere dal jet set internazionale che lo frequentava a metà Novecento - come testimoniano le fotografie alle pareti.
Particolarmente apprezzato l’ampliamento del ristorante - che, nonostante l’aspetto goticheggiante e austero del fuori, dentro rivela spazi ariosi e luminosi colori candidi - alla contigua Torre degli Alberici.
Al Pappagallo | Il menu
Dopo due anni di rodaggio, Al Pappagallo sembra davvero essersi avviato a riprendere il suo ruolo all’interno di Bologna.
Lo dimostra il premio Tortellino d’Oro 2019, vinto con i loro tortellini al mignolo in brodo di cappone, ma lo dimostra anche, e soprattutto, la volontà di affiancare in menu, ai piatti più conosciuti della tradizione bolognese, piatti dal piglio un po’ più contemporaneo, realizzati con la consulenza dello chef Marcello Leoni.
I piatti da ordinare a ogni costo sono due, nati tra queste mura dall’estro del fondatore Vittorio Zurla, e da qui diventati patrimonio cittadino: le lasagne e i tortellini Goccia d’Oro. La goccia d’oro altro non è che il tuorlo d’uovo, aggiunto alla crema di Parmigiano nella mantecatura dei tortellini, e alla besciamella della lasagna, creando una sorta di salsa Mornay “alla bolognese”: due piatti robusti ma non grevi, imprevedibilmente eleganti. Un po’ come Al Pappagallo, un po’ come Bologna.
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