Il giovane e intraprendente Andrea Godi ha iniziato ad occuparsi di pizza da piccolo, affiancando il padre nella sua attività. Negli anni ha lavorato in diverse pizzerie e frequentato l'istituto alberghiero. Tutto cambia quando incontra quello che diventa il suo mentore: Francesco Cassiano. Dopo un po' di tempo i due decidono di unire le forze e aprono 400 Gradi, che diventa un punto di riferimento a Lecce per gli amanti della pizza di qualità.
Noi abbiamo incontrato Andrea per farci raccontare la sua visione della pizza. Ecco cos'ha detto a Fine Dining Lovers.
Quando è iniziato il suo percorso nel magico mondo dell'arte bianca?
Circa quindici anni fa. Mio padre ha avuto una pizzeria per circa diciotto anni e mi incuriosiva guardarlo all'opera, osservare la sua manualità. Con la scuola alberghiera iniziai la mia formazione professionale. Mentre studiavo mio padre dovette vendere la sua pizzeria per motivi di salute. Ho deciso allora di lavorare in un'altra pizzeria del mio paese...
Ha lavorato con diversi esperti durante il suo percorso formativo. Chi potrebbe definire come suo maestro?
Sono state diverse persone ad affiancarmi e insegnarmi ciò che so sulla pizza. Le ringrazio tutte, senza dubbio le più influenti sono state Attilio Bachetti, Giuseppe Lucia e naturalmente Francesco Cassiano.
Per la sua crescita come pizzaiolo Francesco Cassiano è stato senza dubbio fondamentale...
Ho conosciuto Francesco mentre frequentavo il corso nell'accademia dell'Associazione Verace Pizza Napoletana. Per me è come un secondo padre, mi ha saputo trasmettere passione e dedizione per questo mondo.
Quando avete iniziato a collaborare?
Dopo circa un anno di lavoro all'interno della sua pizzeria, decidemmo di cercare un locale che potesse esprimere un modo inedito sul territorio di intendere la pizza. Da lì è nata 400 Gradi.
È stato questo il "salto" nella sua carriera?
Sì, ho potuto finalmente proporre quello che era il mio modo di intedere la pizza e la pizzeria.
Lecce è una città sempre più votata all'enogastronomia, con nuovi ristorante stellati e gourmet. Lei ha notato questa evoluzione nella ristorazione locale?
C'è sicuramente un approccio più consapevole a responsabile al prodotto, al territorio, all'etica in cucina. Per quanto riguarda il nostro lavoro, ad esempio, prima Francesco e poi io siamo stati qui i precursori di un nuovo modo di intendere la pizza. La nostra pizza in stile napoletano nasce da un'attenta selezione di materie prime, è abbinata con scrupolosità a vini e birre artigianali. Inoltre, anche per noi il territorio e i suoi prodotti sono un fondamentale punto di partenza.
Utilizzate quindi spesso prodotti del vostro territorio?
Nella nostra pizzeria abbiamo un focus ben preciso, un manifesto: almeno il 90% dei prodotti viene dal territorio (vini e birre comprese). Una scelta di qualità, di gusto ma, come ho detto, anche etica. Questo ci ha infatti permesso di abbattere le emissioni di anidride carbonica. Inoltre, limitiamo sempre di più l'utilizzo di plastica e carta.
Come definirebbe dunque la sua pizza?
Un mix tra tradizione napoletana ed innovazione del nuovo modo di mangiare la pizza. Non la definirei gourmet, bensì un pizza attenta a tutto quello che le ruota attorno, dalle materie prime ai produttori.
C'è una pizza che più di tutte vi rappresenta?
Sicuramente la pizza Essenza del sud, con pomodoro giallo delle nostre campagne, straciatella fresca, capocollo di Martina Franca e mandorle di Toritto.
Cosa ne pensa dell'abbinamento della pizza con i cocktail?
Mi interessa molto il connubio tra drink e pizza. Da noi partirà a breve un progetto legato proprio a questo tema.
Cosa consiglierebbe ad un giovane che sogna di fare il pizzaiolo?
Gli direi di ritirare il cellulare e stare con gli occhi e con la mente concentrati su ciò che sta facendo. I maestri insegnano, ma devi essere tu in prima persona a metterti nelle condizioni di imparare, di assorbire gli insegnamenti di uno dei mestieri più duri e affascinanti del mondo.