Gli arancini siciliani, cibo di strada tipico della Sicilia e di altre regioni del Sud, sono uno dei simboli più noti dello street food italiano. Queste polpette di riso avvolte da una crosta croccante e fritta nascondono un goloso ripieno: ragù di carne e piselli, scamorza e prosciutto, provola, mozzarella o pecorino, oppure, nelle Eolie, i capperi tritati. Come il sartù, l’arancina, il supplì e la frittata di riso, sono una testimonianza della presenza secolare del riso nella cucina tradizionale del Sud.
In Campania l’arancino fu introdotto dagli Aragonesi all'epoca del Regno di Napoli e si chiama palla di riso, ma sembra che l’arancina (mai al maschile secondo i palermitani), nasca prima in Sicilia, dove le varie province se ne contendono la paternità. Addirittura c’è chi sostiene che il risotto allo zafferano altro non sia che un’arancina che non riesce a rimanere compatta e finisce disfatta sul piatto. Inutile dire che i milanesi non sono d’accordo.
La ricetta originale degli arancini siciliani ha due varianti: rotondo con al centro ragù di carne, mozzarella e piselli la prima, la seconda è detta al burro, ha forma allungata come una pera ed è a base di mozzarella a cubetti, prosciutto cotto a dadini e formaggio grattugiato.
In Sicilia, nel catanese, sono diffusi anche l'arancino alla norma - con melanzane - e quello al pistacchio di Bronte, in altre zone il ripieno è di funghi, salsiccia, gorgonzola, pollo, pesce spada e persino al nero di seppia. In Meridione si usa comprarli caldi, per strada, dagli ambulanti, appena scolati dall’olio di frittura. Per la festa di Santa Lucia, il 13 dicembre, la città di Palerno si riempie di baracchini, i bar e le friggitorie inondano le strade con il profumo degli arancini che vengono preparati a centinaia. In quest’occasione, si fanno anche arancini con il cacao, ricoperti di zucchero.