Mancano pochissimi giorni all'ultima fase di qualificazione europea del Bocuse d'Or, le Olimpiadi della gastronomia sponsorizzate da S.Pellegrino: l'appuntamento è a Tallinn, in Estonia, il 15 e 16 ottobre 2020. Dopo la rinuncia di Belgio e Regno Unito a causa dell'emergenza coronavirus, saranno 18 quest'anno i team che prenderanno parte a Bocuse d'Or Europe per aggiudicarsi un posto alla Grand Finale in programma a Lione nel giugno 2021.
Bocuse d'Or Europe 2020: le regole anti Covid
Gli organizzatori hanno ovviamente dovuto affrontare tutta una serie di nuove sfide, con la situazione in evoluzione giorno dopo giorno in ogni Paese: decidere di andare avanti è stato sicuramente un atto coraggioso.
"Il Bocuse d’Or Europe è stato posticipato due volte, quindi i team hanno dovuto rimanere concentrati anche se avevano bisogno di cambiare organizzazione per allenarsi più a lungo e trovare il supporto necessario" dice Florent Suplisson, Direttore degli Eventi Gastronomici. "Naturalmente, la nostra principale preoccupazione sin dall'inizio è stata quella di fornire alle squadre tutte le garanzie in merito alla loro sicurezza. Grazie alle autorità estoni è stato stabilito un protocollo sanitario specifico, basato su un doppio test negativo, uno in partenza e uno in arrivo. Questo processo ci ha permesso di creare quella che possiamo chiamare una specifica bolla sanitaria del Bocuse d'Or Europe, evitando ogni rischio di quarantena per gli chef".
"Abbiamo anche dovuto lottare come organizzatori contro una situazione logistica molto difficile. Prenotare aerei per tutti è stata una vera sfida", continua Suplisson. "Bocuse d’Or Europe 2020 sarà in realtà l'unica grande competizione culinaria internazionale ad aver luogo, grazie a questo enorme impegno da parte della macchina organizzativa e al supporto forte e molto affidabile delle autorità estoni".
Bocuse d'Or Europe 2020: un segnale di speranza
Il Bocuse d'Or è una competizione notoriamente ad altissima pressione e richiede il 100% della dedizione e della concentrazione da parte degli chef partecipanti. Ma la posta in gioco è altissima: il vincitore della famosa statuetta d'oro godrà infatti di un posto d'onore nel mondo della gastronomia, con ammirazione professionale e successo garantito.
Lavorare sotto pressione è un elemento caratterizzante di ogni chef. Tuttavia, con tutto ciò che questo 2020 sta riservando al mondo della ristorazione, il clima con cui ci si avvicina alla competizione è naturalmente differente così come lo stato d'animo dei partecipanti.
Il processo di candidatura per i concorrenti è iniziato molto prima del "giorno 0", ovvero prima che il settore (e il mondo intero) venisse travolto dalla pandemia globale di coronavirus. E di sicuro l'attuale situazione ha condizionato il rigoroso processo di ideazione e perfezionamento di alcune delle creazioni gastronomiche più impegnative nonché la pratica necessaria per affinare le competenze richieste per dare il meglio nella competizione. Alcuni degli chef parte dei team concorrenti potrebbero essere stati licenziati, nel frattempo, o aver subìto delle pause nella loro attività, bloccando loro l'accesso alle cucine professionali e al tipo di attrezzatura che useranno in cucina durante il Bocuse d'Or. Così come alcuni degli ingredienti specifici potrebbero essere ora più difficili da reperire.
Sta di fatto che un appuntamento come il Bocuse d'Or è anche un segnale di speranza per un mondo, quello della gastronomia, che vuole reagire e resistere con tutte le sue forze all'attuale emergenza. Così per tutti gli chef partecipanti resta il grande orgoglio di rappresentare il proprio Paese facendo ciò che amano: cucinare.
Per la Georgia, nazione che partecipa alla gara per la prima volta, il focus è sull'esperienza. "Il nostro obiettivo principale da raggiungere per quest'anno è sentire e cogliere lo spirito principale del concorso e condividere la nostra esperienza con i futuri candidati della Georgia", afferma Lali Papashvily, direttore creativo di Gastronaut Georgia, un'agenzia creativa che sostiene il Bocuse d'Or. "Ma crediamo anche di avere una grande possibilità di diventare concorrenti degni di paesi europei esperti".
Bocuse d'Or Europe 2020: l'atmosfera
L'atmosfera agli eventi della competizione del Bocuse d'Or è una caratteristica importante, con l'auditorium pieno di pittoreschi e rumorosissimi sostenitori provenienti da ogni parte del mondo, è più simile a un grande evento sportivo che a una competizione di cucina. Questa volta, invece, gli chef dovranno cucinare in un palazzetto praticamente vuoto. "Quando sei lì la concentrazione è alle stelle", dice Davy Tissot, chef del ristorante Saisons (Ecully) che ha vinto la selezione francese del Bocuse d'Or. "Pensi solo alle azioni da compiere, ai passi da seguire, ai tempi da rispettare. Ovviamente cambierà il clima generale del concorso, ma so di essere supportato dal pensiero di molte persone, anche se non saranno lì fisicamente. Il loro sostegno è prezioso".
Per quanto riguarda invece l'approvvigionamento di ingredienti speciali, il finalista italiano Alessandro Bergamo, sous chef al ristorante Cracco di Milano, afferma di non aver riscontrato alcun problema. "A parte il tartufo e il caviale, che da regolamento si possono usare, noi non abbiamo riscontrato nessun problema - afferma - è stato tutto selezionato seguendo il filo logico: l’uovo di quaglia e la quaglia con contorni vegetali non hanno avuto nessun tipo di restrizioni, e nemmeno a livello di tecniche. Qualche ingrediente magari è in ritardo con la consegna, ma tutto sotto controllo e gestibile facilmente".
L'approvvigionamento degli ingredienti, il loro trasporto e lo stoccaggio per la competizione sono responsabilità delle singole squadre, quindi logisticamente sono loro che si occupano di avere tutto a portata di mano nelle condizioni ottimali per il giorno della finale.
Un altro pensiero comune a tutti gli chef concorrenti è quello legato ai loro progetti futuri: con così tanti ristoranti chiusi o che operano a capacità molto limitata, è un momento di incertezza nel settore della ristorazione. Fino a qualche mese fa, un partecipante al Bocuse d'Or sapeva che, indipendentemente dai risultati ottenuti nella competizione, sarebbe partito per entrare in un'industria fiorente e in crescita a livello globale. Ora invece a regnare è l'incertezza. "Un po’ fa paura - dice ancora Bergamo - perché non si vede un’uscita facile dal Covid, ma è importante crederci. Bisogna prendere le precauzioni necessarie, ma anche continuare a guardare avanti: è difficile per tutti, ma si deve alzare la testa. Questa situazione non mi impedirà di portare avanti la mia passione: far da mangiare ad altra gente, come cuochi, è qualcosa che potremo sempre fare, anche se chiuderanno i ristoranti. Bisognerà essere positivi, trovare soluzioni, magari reinventarsi e rinnovarsi, adattandosi".
"Anche per noi partecipanti al Bocuse d’Or non ci sarà la stessa vetrina - conclude - ma questa non è una ragione per non farlo, perché è sempre un motivo di grande orgoglio partecipare a un concorso così prestigioso: non ci saranno familiari, amici, nessuna delegazione al seguito. Ci sarà meno pubblicità sicuramente, ma noi ci crediamo e andiamo avanti nel nostro progetto, fino in fondo: dobbiamo anche saperci accontentare".