È un norvegese il vincitore del Bocuse d'Or 2015. Il giovane Ørjan Johannessen ha vinto la quindicesima edizione del prestigioso concorso, la cui finale si è svolta ieri durante il Sirha di Lione. Salgono così a nove le vittorie della Norvegia, nazione che, dopo la Francia, ha trionfato di più al Bocuse. Anche le altre nazioni sul podio erano due super-favorite: il Bocuse d’Or d’argento è andato agli Stati Uniti e quello di bronzo alla Svezia.
La giuria, composta da 24 chef e presieduta dal Presidente Onorario Grant Achatz e da Thibaut Ruggeri (vincitore dello scorso Bocuse) ha utilizzato numerosi criteri di giudizio. La presentazione nel piatto di carne e la valorizzazione dell’elemento vegetale nel piatto di pesce – cucinati in 5 ore e 35 minuti di tempo, non un secondo di più - ma anche la capacità di ridurre al minimo gli sprechi, e poi la tecnica, la sostenibilità, l’espressione dell’identità gastronomica dei propri paesi d’origine. Com’è riuscito ad esempio a fare il Marocco, il cui piatto ha colpito i giudici per l’uso sapiente delle spezie. E poi, ovviamente, c’è il criterio del gusto. «Il giudizio gustativo rimane quello più importante» spiega Arnaud Lallement, membro della giuria per la Francia «Un piatto deve essere soprattutto buono. A seguire l’estetica». Le verdure svolgono un ruolo da protagonista: nel piatto di pesce devono costituire addirittura il 50%. «Siamo arrivati a un momento in cui bisogna fare una cucina più ragionata, è importante per il nostro futuro e per quello del pianeta» conclude Lallement.
Gli chef conoscono gli ingredienti principali - in questo caso, la Fario Trout e la Free Range Guinea Fowl "les Landes" Label Rouge - solo pochi mesi prima. E quest’anno si è aggiunta un’ulteriore difficoltà: un "ortaggio misterioso" svelato solo il giorno della prova - sedano ieri e finocchio oggi. Che però non ha messo in difficoltà Johannessen, aiutato dal commis Jimmy Øien e dal coach Odd Ivar Solvold.
«Il Bocuse serve a far emergere l’eccellenza di tutti i paesi partecipanti. Anche di quelli che hanno grandi potenzialità per cultura e prodotti, ma non hanno l’occasione di sfruttarla» ci spiega Régis Marcon, Presidente del Comitato Organizzativo.
La new entry di questa edizione era il Cile, alla sua prima partecipazione al Bocuse. «Abbiamo lavorato duramente per essere qui, ci siamo impegnati per anni» spiega Luis Layera, il membro cileno della giuria internazionale «È stata un’opportunità straordinaria, per gli chef e per tutto il paese».
Un punto su cui tutti - partecipanti, giudici, chef - insistono è l’importanza della squadra. E infatti è stato assegnato un premio anche al miglior commis del Bocuse: il finlandese Antti Lukkari. E l’Ungheria e l’Argentina hanno conquistato i premi per Miglior Locandina e Miglior Promozione, dimostrando quanto sia importante avere il supporto del proprio paese per gli chef, mentre mettono in pausa i rispettivi lavori e investono denaro, tempo e ricerca nei lunghi mesi di allenamento. A giudicare dal sorriso emozionato di Johannessen mentre sollevava il Bocuse d’Or, però, ne è valsa la pena.