Secondo la FAO, il 14.5% delle emissioni globali, responsabili del cambiamento climatico, vengono dal bestiame. Il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite ha valutato che nei prossimi dieci anni il consumo della carne – soprattutto quella bovina e di pollo – potrebbe aumentare, a livello mondiale, di circa il 20% (negli ultimi 50 anni è aumentato rispettivamente del 180% e del 700%).
L’impatto ambientale sarebbe problematico: per questo si propone una tassa salata sulla carne.
Il più grande 'colpevole' è il manzo: per le sue bistecche s’impiega 28 volte più terra che per allevare maiali e polli, 11 volte più acqua, con un risultato di 5 volte tanto d’emissioni di gas serra. Certo, in alcuni tipi di dieta, come quella mediterranea, dove la quantità di carne è più contenuta rispetto ad altri regime alimentari, l’impatto del suo consumo a livello ambientale è allineato a quello degli altri cibi: lo ha dimostrato la ‘clessidra ambientale’ , che rappresenta l’emissione di CO2 per settimana di ogni alimento, presentata recentemente dai produttori italiani al parlamento europeo.
CARNI STRANE DA MANGIARE, MA SOSTENIBILI
In sé e per sé comunque il consumo carne – e soprattutto quella degli erbivori, vacche e pecore in primis – per il Pianeta nella fase attuale è poco sostenibile. Ma esistono tipi di carne meno costosi dal punto di vista dell’ambiente, anche se apparentemente strani? La risposta è sì.
Innanzitutto: lo struzzo. A livello di gusto, consistenza e colore è molto simile al manzo. In compenso è molto meno grasso (si tratta di una carne magra al 97%), più basso in colesterolo e più ricco di ferro. E, dulcis in fundo, gli struzzi non emettono metano, gas a effetto serra, a differenza delle vacche.
Le ragioni del basso consumo di questo uccello di origine sudafricana sono storiche e culturali, dato che tradizionalmente era allevato per le sue piume, e non per le sue carni. Ma, proprio a causa della sensibilità ambientale, tutto ciò potrebbe presto cambiare. E negli Stati Uniti c’è chi già ci sta scommettendo.
CARNI ALTERNATIVE: LO SCOIATTOLO
A proposito di Nord America, esiste una nicchia di amanti della selvaggina che apprezzano enormemente la carne di scoiattolo, che fino ai primi del Novecento aveva un posto d’onore nei ricettari americani. Si tratta effettivamente di una carne molto gustosa, con un retrogusto di noce, che fin dai tempi dei tempi ha incontrato i favori dell’uomo cacciatore.
In Europa, peraltro, è molto poco diffusa ma da qualche anno, a partire dal Regno Unito, il regime sta cambiando: la carne di scoiattolo è considerata ‘etica’, innanzitutto per salvare l’autoctono scoiattolo rosso, decimato nel continente dal super-aggressivo e super-prolifico cugino grigio americano. E poi, si tratta di selvaggina. E non di carne allevata, con tutti i problemi che l’allevamento comporta.
ALLEVAMENTI SOSTENIBILI: IL LAMA
Foto: ©4ever.eu
Attenzione però: al giorno d’oggi non sarebbe certo sostenibile un’alimentazione carnivora massiccia basata sulla selvaggina. Per questo, oltre alla riduzione del consumo di carne, si cercano alternative d’allevamento più sostenibile.
In America Latina, per esempio, e in particolare Bolivia e Perù, è tornata alla ribalta la carne di lama, dal gusto che può essere descritto come una sorta d’incrocio tra agnello e manzo, ma più dolce – e più sano - di quest’ultimo, una carne tradizionalmente dei poveri, oggi diventata cibo di lusso. E l’allevamento di questo camelide è valutato molto più adatto all’ambiente degli Altipiani rispetto a quello degli ovini, vuoi per la conformazione dello zoccolo dell’animale, che non causa erosione del suolo, vuoi per la sua modalità di alimentazione, che non strappa le piante alla radice.
A livello d’impronta ecologica, comunque, se si vogliono consumare proteine animali più sostenibili ci sono altre alternative: insetti, pesci d’allevamento e soprattutto muscoli (che hanno un’impronta ecologica 20 volte inferiore al pollo).
Oppure, ancora meglio, una succulenta carne rossa cresciuta in laboratorio.