“Era il 1973 e avevo appena finito il servizio militare, quando ho saputo che si vendeva il primo lotto di quella che sarebbe diventata la mia tenuta, circa 40 ettari iniziali. Ho chiesto un prestito in banca e da lì è iniziato un sogno, anche perché ho vissuto sin da piccolo nel mondo dell’agricoltura”. Roberto Ceraudo racconta così la nascita della sua azienda agricola a Strongoli, nel Crotonese. Oggi è parte integrante di una delle più belle realtà calabresi vocate all’ospitalità. Non solo è stato pioniere del biologico a livello nazionale, ma assieme ai suoi figli è riuscito a creare un modello di ospitalità che appare come un miracolo in questo angolo remoto di Calabria, dove “non ci capiti per caso”. Qui, la natura ha la meglio sull’uomo e regala scorci commoventi, con il Mar Ionio all'orizzonte e la Sila sullo sfondo.
Grazie a quel prestito e quel richiamo ancestrale verso la terra e il mondo contadino - “da ragazzo sono scappato dalla città, pur di tornare nel mio paese”, ricorda - Roberto ha gettato i semi per la creazione di una realtà multiforme, vocata anche alla produzione di frutta, ortaggi e agrumi, che include un agriturismo con camere e il ristorante stellato Dattilo, guidato dalla figlia Caterina.
Ceraudo è un raro esempio di impresa familiare che funziona, dove ognuno ha un suo ruolo e ognuno eccelle in quello che fa: oltre a Caterina, che dopo la laurea in enologia si è diplomata alla scuola di Niko Romito, ci sono Susanna, laureata in economia, che si occupa del marketing, dell’accoglienza e della sala di Dattilo, e Giuseppe, che sulle orme del padre segue la parte agronomica della tenuta. Come un ensemble armonioso e rodato sono riusciti a trasformare Strongoli in una destinazione per tutti i palati gourmand in cerca di sapori genuini e di sorrisi sinceri in aree incontaminate.
Ceraudo: dai primi vini bio di Calabria al miglior rosé d'Italia
“Era il maggio 1987 quando, in uno dei vigneti dove stavo facendo i trattamenti, si è rotto il tubo dell’alta pressione dell’atomizzatore che lancia gli antiparassitari, e mi ha completamente bagnato. Non sono andato subito a lavarmi, ma ho riparato il mezzo e ho finito il lavoro. Poi, a mezzanotte, ho iniziato a sentirmi male: sono stato ricoverato in sala rianimazione per avvelenamento, dovuto all’assorbimento di pesticidi per via cutanea. E dal 4 giugno 1987, giorno in cui sono uscito dall’ospedale di Crotone, non è più entrata chimica nella mia tenuta”. Così, in maniera consapevole, serena e appassionata, Roberto Ceraudo racconta la conversione dell’azienda agricola al biologico.
Un processo ufficialmente iniziato nel 1992, quando avvia questo tipo di produzione, ottenendo - dopo le prime difficoltà - ottimi risultati, soprattutto dal punto di vista della qualità dei prodotti, al punto da essere considerata in Calabria “Azienda pilota”, certificata dall’ICEA.
Roberto è stato il primo produttore bio in assoluto in Calabria, ma anche tra i primissimi in Italia. Nei 60 ettari di proprietà, 20 sono coltivati a vigneti e 38 sono destinati a uliveti, per un totale di 7.400 piante ed un potenziale produttivo di 400 quintali di olio. Sono un vero spettacolo da ammirare i filari di viti e ulivi, curati (e conservati) come giardini, da vivere durante le esperienze di picnic all’aperto che organizza la tenuta.
Tra i vitigni, si spazia dal Gaglioppo al Cabernet, dal Greco nero al Magliocco, e non mancano bianchi quali Pecorella, Greco bianco, Mantonico e Chardonnay. Dalle uve in purezza nascono vini quali il Grisara Igt bianco (pecorella 100%) e il Dattilo Igt Rosso (gaglioppo 100%), oltre al fiore all’occhiello, Grayasusi etichetta argento Calabria Rosato Igt (gaglioppo 100%), che ha appena conquistato il titolo di miglior rosé d’Italia nella classifica 50 Top Italy Rosé 2022. Vini che risentono inevitabilmente delle condizioni climatiche di un’area naturalmente vocata alla coltura della vite (e non solo), grazie alla predisposizione del terreno, ma anche alla posizione geografica a poca distanza dal mare (60 metri s.l.m.).
Ceraudo Wine Resort: accoglienza d’altri tempi a Strongoli
Sì, è come entrare in una dimensione rurale d’antan, dove solo il wifi ricorda di connettersi con il mondo. Uliveti e vigneti fanno da cornice al wine resort dei Ceraudo, che si sviluppa attorno al nucleo centrale formato dal caseggiato baronale del 1600, dalla cantina, dal frantoio e dall’agriturismo. C’è persino una chiesetta che pare uscita da un film e, novità dell’estate 2022, una piscina dove rinfrescarsi nelle giornate più calde. Le abitazioni sono state ristrutturate, conservando il mood da casa di campagna, trasformate in appartamenti. Tutto intorno è un mare di colline, che si estendono attorno al borgo, situato sull'antica cittadina di Petelia, oggi Strongoli appunto, di origini antichissime.
Il consiglio è quello di spingersi sino al paese di Strongoli, un borgo abitato da circa 6 mila anime, che oggi sta rinascendo grazie anche al richiamo dei Ceraudo: un’eco che ha portato alcuni cittadini a fondare una cooperativa e a trasformare alcune case antiche del centro storico in un hotel diffuso, Borgo Petelia, con un interessante progetto di recupero e di design.
Godersi il tramonto dalle mura che circondano il paese è uno spettacolo struggente che vale il viaggio e che spiega, senza parole, perché Roberto ha deciso di non abbandonare questa terra fertile, che guarda il mare da un lato e la montagna dall’altro, in una posizione benedetta per tutto ciò che è produzione agricola.
Il nuovo menu del ristorante Dattilo: la cucina di Caterina Ceraudo
Si fa l’esperienza di una Calabria diversa, raffinata e leggera, accomodati ai tavoli del ristorante Dattilo. Una stella Michelin brilla su questo spazio elegante e rustico allo stesso tempo, che ha saputo richiamare viaggiatori da ogni dove, contribuendo alla rinascita del Crotonese e dando un importante input a una nuova generazione di ristoratori e di giovani chef.
Caterina si inserisce a pieno titolo nel filone che narra una Calabria lontana dal folklore, ma capace di conquistare cuore e palato, con sapori genuini e puri. L’impronta di scuola romitiana si avverte e si apprezza. In cucina prosegue il lavoro di valorizzazione degli ortaggi locali, che regalano morsi “assoluti”, e del pesce “povero”. Ma non mancano i profumi della campagna, le erbe aromatiche ed eleganti punte piccantine.
Ecco allora nuovi piatti iconici come Pomodoro e Origano, che onora l’estate con una gelatina di pomodoro San Marzano, pomodoro marinato all’origano e gelato di insalata di pomodori. Incredibile il Raviolo bianco di ricotta, latte e ginepro, che coccola candidamente il palato e trasporta nella macchia mediterranea, con un condimento di olio a crudo. E ancora, Ceviche di dentice marinata con bergamotto e limo, con miele di cipolla rossa di Tropea, battuto di senape e pepe rosa. Poi, Sgombro arrosto, yogurt di pecora, bitter all’arancia e finocchietto selvatico e il nuovo Guazzetto di Mare, una zuppa di pesce di scoglio e crostacei con l’aggiunta di arancia (cernia marinata in acqua e sale e cotta in aceto di riso, gallinella scottata solo dal lato della pelle e pesce del prete con foglioline di basilico cannella e limo).
Non manca l’ottima carne di podolica, coprotagonista assieme al vegetale di un buon piatto: il controfiletto viene cotto su ghisa e laccato con una riduzione di cipolla rossa di Tropea fresca, che viene cucinata al barbecue, glassata con una riduzione di cipolla secca e adagiata su una riduzione di podolica. Per concludere con pre dessert e dessert che rappresentano piccole e piacevoli scoperte come le Merendelle (incrocio tra pesca e mela) marinate nel loro estratto con un cremoso alle mandorle, foglie di basilico e pepe bianco. Una passeggiata nei profumi e nei sapori di questa meravigliosa terra che entra nel cuore e non se ne va più.
Si esce da Dattilo e dal wine resort dei Ceraudo pensando che quest’angolo remoto della Penisola merita di essere scoperto non solo per i sapori, ma pure per il sorriso dei fratelli Ceraudo, per il senso di accoglienza e ospitalità innato. In Calabria andateci, anche per questo.