L'anno scorso Cristina Bowerman è stata la mentore di Paolo Griffa, finalista italiano di S.Pellegrino Young Chef, che lei ha aiutato a prepararsi per la finale internazionale, dandogli consigli per migliorare il proprio piatto e guidandolo ad affrontare la sfida.
Nell'edizione 2016 la chef di Glass Hostaria e Romeo farà invece parte della giuria italiana che il 20 giugno giudicherà i piatti dei dieci finalisti italiani decidendo chi, tra loro, merita di affrontare gli altri young chef da tutto il mondo.
Noi le abbiamo fatto qualche domanda.
Quali maestri l'hanno ispirata quando era un giovane chef?
Egil Valentin (chef di Austin dove la Bowerman ha vissuto e lavorato, NdR) è stato il mio insegnante più significativo e mi ha insegnato cosa sono la passione, lo studio, la curiosità. David Bull (altro chef di Austin, NdR) invece è quello che mi ha maggiormente ispirato.
Cosa cerca in uno Young Chef nel 2016?
La voglia di non smettere mai di imparare. E poi consiglio a tutti loro di essere autentici, di esaltare la propria singolarità e non appiattirla. È anche la forza di noi italiani: non seguiamo mode e stili, rimaniamo sempre noi stessi.
Quali errori non deve mai commettere un giovane chef?
Voler diventare chef senza aver prima fatto le partite, tutte, in maniera seria.
Ingredienti, tecnica, genio, bellezza e messaggio: quale secondo lei è la Golden Rule più insidiosa?
Le più insidiose sono ingrediente e bellezza. Molti ingredienti sono perfetti in natura per come sono e nell'immaginario comune "non devono essere manipolati più di tanto". Quando si decide di affrontare questi ingredienti, si rischia più di quello che si immagina. La bellezza... insidiosa perchè può offuscare tutto il resto. Sia se troppo bello sia se troppo brutto.
Quale piatto porterebbe a S.Pellegrino Young Chef se fosse oggi uno chef under 30 ?
Porterei ciò che è rappresentativo dell'Italia, e per me nulla è più evocativo del concetto di una pasta fresca, preferibilmente ripiena.