Non hanno potuto portare "direttamente" la loro luce a Milano perché la cena dell'8 marzo all'hub di Identità Golose di via Romagnosi è stata sospesa per le disposizioni governative legate all'emergenza coronavirus.
Ma non si sono fatte abbattere: Antonia Klugmann, Aurora Mazzucchelli, Solaika Marrocco e Isa Mazzocchi sono 4 chef forti, intelligenti, creative e piene di vita e, nonostante il periodo storico sia difficile e pieno di ombre, hanno voluto comunque farci arrivare il loro sorriso e la loro riflessione sul femminile nel mondo della ristorazione.
E ora la parola alle chef!
Antonia Klugmann:"La cucina è un luogo di libertà, dove vige la meritocrazia"
Antonia Klugmann - Credit Brambilla Serrani
"Penso che la cucina sia sempre un luogo di libertà e di auto definizione. Un luogo in cui i cliché riferiti alla donna non esistono in quanto in cucina vige la meritocrazia. Al cliente non importa che tu sia bella o brutta. Importa soltanto che il piatto sia buono. Il numero delle donne presenti nelle cucine professionali, ancora molto basso, purtroppo corrisponde ed è uno specchio della condizione femminile nel nostro paese. Non ci sono limiti di fatto a quello che una donna può fare lavorativamente se non i limiti pratici imposti dal vivere sociale".
Aurora Mazzucchelli: "Combattere per i propri diritti porta alla felicità"

Aurora Mazzucchelli - Credit Brambilla Serrani
"Sicuramente a piccoli passi, e con tanta tenacia, noi donne stiamo cambiando positivamente la percezione che il mondo della ristorazione ha nei nostri confronti. Ancora oggi, però, sento la sensazione di dover dimostrare le mie capacità a una cultura del lavoro improntata al maschile, questo perché si pensa che per poter stare in cucina noi donne dobbiamo rinunciare a famiglia o casa. Non discuto sul fatto che in parte ciò sia vero, ma non si tratta di una rinuncia esclusivamente al femminile, anche un uomo deve, per così dire, metterli da parte se desidera fare carriera. Quindi cosa c’è di così diverso? In entrambi i casi, per non rinunciare alle cose importanti della vita, è fondamentale dedicarsi molto al lavoro ma organizzandosi al meglio per gestire ogni cosa. Io penso che il lavoro, e i diritti ad esso correlati, abbiano la peculiarità di elevare la dignità e libertà delle donne. Ho avuto l’opportunità di visitare spesso l’Africa, quindi di vivere da vicino alcune situazioni di donne alle quali il lavoro ha permesso di essere libere economicamente e, di conseguenza, sfuggire da soprusi e violenze. Ecco, vedere nei loro occhi la felicità derivata dall’opportunità di poter scegliere ha regalato anche a me tanta gioia. Naturalmente parlo di realtà piccole e fragili, ma voglio pensare che il cambiamento sia possibile. Un altro argomento è se ci fermiamo a riflettere sull’immagine del corpo delle donne, ancora troppo sfruttato a discapito delle loro capacità, ma questo sarà presto un problema anche al maschile".
Isa Mazzocchi: Bisogna capire che non c'è nulla di "strano" nell'essere donne"

Isa Mazzocchi
"Le donne in cucina: per una come me che fin da piccola ha visto girare solo gonne in cucina, è la cosa più naturale del mondo, mia madre (cuoca) e mia nonna erano le più rispettate. La mia esperienza mi ha messo a dura prova, ho dovuto conquistare con fatica il rispetto, a volte mi ha fatto arrabbiare, a volte mi ha fatto sorridere. Mi chiedo spesso cosa c’è di diverso, cosa c’è di strano? Dobbiamo lavorare ancora tanto per far capire che non siamo una “razza” ma siamo un universo di energia e di vita.
La forza delle donne è potente, non mi vergogno di dire che trovo la mia cucina molto femminile, nel modo di lasciare in eredità ai mie figli e al mio staff una storia fatta di radici profonde ma proiettata al futuro
Solaika Marrocco: "Finalmente abbiamo consapevolezza di noi stesse"
Solaika Marrocco - Credit: Brambilla Serrani
"Credo, purtroppo, che sia ancora prematuro parlare di donna emancipata, a meno che non ci si riferisca ad una ricerca continua e ancora attuale di uguaglianza sostanziale e non formale tra uomo e donna. Allo stesso modo credo, però, che ci sia una differenza rispetto al passato e sia la presa di coscienza globale, la consapevolezza di noi stesse, delle nostre capacità e della forza potenziale che possediamo applicabile in ogni campo, settore, mestiere, cultura e società. Abbiamo radici troppo affondate nell'ignoranza e nel provincialismo, per cui probabilmente anche quando arriveremo ad ottenere veramente l’uguaglianza di genere, e quando si arriverà al rispetto in concomitanza con quella sensibilità necessaria a comprendere che la sensibilità stessa e la fragilità di una donna sono vere e proprie doti e non sempre semplici caratteristiche di genere, probabilmente ci sarà ancora qualche strascico di scetticismo nei confronti della parità dei sessi. Ma noi donne siamo positive, forti, perseveranti e terribilmente responsabili, di noi stesse e delle generazioni future. Sappiamo giocare ad armi pari e con lealtà, nella vita e in cucina. In questa lotta continua, dove non ci sono leggi a proteggerci, ci fortunatamente colleghi, amici, fratelli e papà. Vedi la realtà di "Ambasciatori del Gusto", fatta di colleghi uniti dal #farerete.
Non abbiamo bisogno che qualcun altro ci riconosca capacità o ruoli, abbiamo bisogno che i risultati di quello che facciamo parlino per noi. In questo senso non posso non pensare al network delle Atelier des Grandes Dames, che dimostra come si possono abbattere le disparità. Madame Posardin, infatti, da vedova nell’ombra si è trasformata in una imprenditrice giovanissima e oggi è una leggenda. Noi donne siamo questo: sembriamo fragili ma in realtà siamo fortissime. Madame Posardin, diventata "Veuve Clicquot" è un esempio per tutte noi".