La prima città italiana a essere dichiarata "città creativa per la gastronomia" è Parma. Il riconoscimento del'UNESCO, arrivato venerdì, inserisce la città emiliana nel network delle città creative, 69 in 32 paesi del mondo.
Con "città creativa della gastronomia" si intendono luoghi che hanno "capacità uniche nel campo del cibo e dell'agricoltura": una definizione che sicuramente si attaglia al capoluogo parmigiano, che è riuscito a fare della propria cucina e dei propri prodotti tipici una bandiera portata orgogliosamente sia in Italia che all'estero. Parma è diventata sinonimo di mangiar bene, e il titolo dell'UNESCO diventa ancora più prestigioso se si pensa quanto è agguerrita la concorrenza in Italia in generale, e in Emilia Romagna in particolare.
Soddisfatissimi, ovviamente, il Ministro delle Politiche Agricole e Forestali Maurizio Martina e il sindaco Federico Pizzarotti, anche perché il riconoscimento arriva dopo ben sei mesi di "negoziazioni" tra Unesco, Comune e altri enti. E corona due anni di successi per l'Italia: prima il paesaggio vinicolo delle Langhe, poi la vite ad alberello di Pantelleria sono entrati tra i Beni Immateriali dell'Umanità.
L'importanza della nostra cucina - e del patrimonio identitario di tradizioni e storia che porta con sé - e del nostro patrimonio agricolo ricevono il meritato riconoscimento anche dall'Unesco, la gastronomia emiliana si riconferma una delle più amate all'estero, e le ricadute positive a livello di turismo saranno prevedibili.
Mentre Parma festeggia l'entrata nel circuito delle città creative per la gastronomia (di cui fanno parte ance Bergen in Norvegia, Belem in Brasile, Burgos in Spagna e Pukhet in Thailandia), voi ripassate qualcuno dei motivi per cui è tanto amata: i ristoranti tipici che affiancano quelli stellati, come l'Antica Corte Pallavicina di Massimo Spigaroli che qui ci racconta il suo celebre culatello; i salumi e i formaggi più famosi al mondo, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano; l'abbondanza di festival e celebrazioni, compresi quelli per specialità poco conosciute come il Tortél Dols, di cui trovate qui la ricetta.