“Abbiamo di fronte a noi un lungo percorso, ma sappiamo dove vogliamo arrivare: la vittoria sarebbe un riconoscimento per l’Italia che aspettiamo e in qualche modo meritiamo”. Ha le idee chiare Anthony Genovese, nuovo Mentor italiano di S.Pellegrino Young Chef 2018, che insieme ad alcuni dei protagonisti della competizione per giovani chef ha preso parte alla tavola rotonda Coltivare il Talento proposta da S.Pellegrino nell’ambito di Identità Golose: un’occasione per confrontarsi sull’importanza del dialogo tra generazioni di chef, della mentorship e della guida degli chef emergenti nel raggiungimento dei propri obiettivi.
Con la nuova edizione ormai pronta per entrare nel vivo (chef, sous chef, chef de partie e commis di cucina under 30 hanno tempo fino al 30 Aprile per iscriversi qui) il dibattito si è incentrato proprio sul concetto di confronto offerto da iniziative come questa: “Un’opportunità non soltanto per i giovani che partecipano – ha spiegato lo chef Davide Oldani, Mentor che nel 2016 ha accompagnato il finalista italiano Alessandro Rapisarda nel suo viaggio verso la finale internazionale – ma anche e soprattutto per noi ‘senior’, che possiamo capire come individuare il talento e indirizzarlo sulla strada giusta”.
Foto: Brambilla/Serrani
Gli ha fatto eco Cristina Bowerman, Mentor nel 2015 e giudice anche per l’edizione 2017, che a distanza di due anni non sembra aver esaurito l’orgoglio per aver accompagnato Paolo Griffa in questo percorso: “Grazie a questa sfida ho capito quanto fosse importante aiutarlo a definire meglio la sua idea di cucina, il suo piatto, senza interferire troppo. Nonostante non ci siamo mai incontrati di persona l’ho invitato molte volte a perfezionarlo e assaggiarlo sempre. A ogni cambiamento gli chiedevo se fosse contento del piatto che aveva preparato, perché quello era l’aspetto più importante”.
Individuare un’idea personale di cucina, farla propria e svilupparla sembra per molti chef la difficoltà più grande per le nuove generazioni: un percorso di crescita che richiede tempo e nel quale i “maestri” giocano un ruolo fondamentale. “Competizioni come questa ci ricordano quanto è importante investire nelle risorse umane – ha commentato Ciccio Sultano, tra i giurati italiani di S.Pellegrino Young Chef 2017 – aiutandoli a comprendere l’importanza di riscoprire sapori antichi, attraverso cui capire il presente e solo a quel punto costruire l’avanguardia”. “Oltre a mio padre, il mio grande maestro è stato Niko Romito – ha spiegato Caterina Ceraudo, tra i nuovi giudici della competizione – un punto di riferimento importante che nonostante la sua esperienza mi ha sempre lasciato il giusto spazio, aiutandomi a capire quale fosse la mia personale filosofia di cucina”. Ma come si può “insegnare” la propria identità? “Per me si basa tutto sul rispetto – ha aggiunto Loretta Fanella – della materia prima e degli ingredienti utilizzati, ma anche e soprattutto delle persone che lavorano intorno a noi”.
Rispetto, quindi, ma anche passione e soprattutto curiosità. La stessa linfa che non dovrebbe mai esaurirsi, neanche quando si raggiungono obiettivi importanti: “È da quando ho dieci anni che mi impongo di imparare quotidianamente qualcosa di nuovo – conclude Cristina Bowerman – il giorno in cui questo non dovesse succedere sarà quello in cui smetterò di fare il mio lavoro”.