Con l’obiettivo di indagare sui confini tra arte e cucina, la mostra Cookbook.19 ha inaugurato il 9 febbraio a La Panacee MOCO di Montpellier e proseguirà fino al 12 maggio 2019. Si tratta della seconda edizione di un progetto nato sei anni fa dalla collaborazione tra il critico d’arte Nicolas Bourriaud, curatore sia del Palais de Tokyo di Parigi che de La Panacée MOCO di Montpellier, e Andrea Petrini, giornalista culinario, globetrotter, creatore di Gelinaz! e dei World Restaurant Awards.
25 celebri chef e 20 artisti, tutti di fama internazionale e sotto i 50 anni - l'Italia sarà rappresentata dagli chef Niko Romito, Riccardo Camanini e Antonia Klugmann - si incontreranno così nel corso dei mesi affrontando alcune tra le principali tematiche emerse negli ultimi cinque anni: sapori e trasformazioni alimentari, banalizzazione delle immagini culinarie, identità culturale e globalizzazione. Tutti pronti a spingersi oltre la propria comfort zone e sperimentare sempre nuove forme di espressione multisensoriali.
"Ho invitato chef provenienti da tutto il mondo, con stili culinari differenti ma che in comune hanno una spiccata creatività e un approccio openmind. Li conoscevo già e sapevo che sarebbero stati collaborativi ed aperti ad esperienze legate all’arte", spiega Andrea Petrini.
Photo by Marc Domage | Olivier Cablat
Una cosa è certa: il mondo dell'arte e quello della cucina si fondono come mai prima in questa "mostra gioiosa, non solo divertente" (come la definisce Petrini). Svoltosi per la prima volta nel 2013 presso l’Ecole des Beaux-Arts di Parigi, Cookbook ha visto per la prima volta artisti e chef incontrarsi in un unico spazio, nonostante i reciproci mondi fossero rimasti separati. Cinque anni dopo Cookbook.19, commissionato dallo stesso team di curatori, torna a fare un punto su come il rapporto tra arte e cucina si sia evoluto negli ultimi anni, tra rivoluzioni sociali, visive e culturali.
Il mondo innevato di Riccardo Camanini
L’opera dello chef Riccardo Camanini immerge il visitatore in uno spazio di un bianco accecante, al centro del quale, in uno specchio di latte, c’è un’immensa mozzarella. Lo chef del ristorante Lido 84 ci racconta che l’ispirazione per questa installazione è venuta dal libro di Bruno Munari Cappuccetto Bianco, che comincia con la frase “Mai vista tanta neve”.
Rendendo omaggio al celebre designer italiano, Camanini immagina uno spazio bianco che ospita una mozzarella. Lo chef ha voluto riprodurre un oggetto che avesse forma e cosistenza del famoso formaggio italiano conosciuto e amato in tutto il mondo, usando dei fogli di ostia bagnati nel latte, un “materiale” che lo chef ha già usato nella sua raffinata cucina.
Uno sguardo nell’universo creativo degli chef
La genesi di un signature dish può essere paragonata al processo di creazione artistica? Alcuni degli chef che partecipano alla mostra ci permettono di entrare in contatto con la loro filosofia culinaria. Per loro, l'arte è un mezzo per esaltare la proposta della cucina.
Earthquake, 2019
L'installazione dello chef Rodolfo Guzman propone un’esperienza sensoriale in cui al visitatore sembrerà di sentire un suono che ricorda quello del terremoto, mentre si tratta semplicemente del suono amplificato del morso di un cracker. «Questa è una versione del nostro signature dish al Boragò. «Ciò che è veramente importante per me è catturare l'essenza del 'delizioso'. Cosa fa la differenza? Cosa rende così delizioso un sapore o un ingrediente? La sua esperienza vissuta totalmente», racconta lo chef.
Flying in an underwater creature through a brainstorm in wonderland
Il lavoro dello chef Thomas Frebel, realizzato con un polipo essiccato e affumicato, mostra come un ingrediente può quasi trasformarsi in un'opera d'arte se fatto affumicare, disidratare o fermentare. Dice l’autore: "Voglio essere ispirato da ciò che mi circonda e per l’occasione ho utilizzato soltanto ingredienti che sono stati in carta nel mio ristorante Inua".
The Invisible
"Redzepi è sempre più reticente ad esprimersi soltanto come René, sapevo che sapevo che si sarebbe orientato verso un’opera collettiva", dice Petrini. Lo chef René Redzepi ha così realizzato un contenitore che raccoglie tutte le impronte del personale del suo ristorante Noma. "È come aver raccolto l’invisibile da parte di ogni membro dello staff, metterlo in incubazione e lasciarlo sbocciare".
Photo by Elide Achille | Marc Domage
Il gusto dell’arte
L'arte può fare propri utensili da cucina e stimolare il gusto? Artisti e chef hanno usato il cibo per realizzare opere d’arte commestibili, portando il visitatore a mettere in discussione il proprio olfatto e il proprio gusto, per vivere un’esperienza multisensoriale inedita.
Painting the roof of your mouth
L’artista Davide Baula parte da quattro dei suoi dipinti composti da elementi della natura per creare, in collaborazione con lo chef stellato Michelin Daniel Burns, quattro sorprendenti gusti di gelato: fango, legno bruciato, fumo e sedimenti fluviali. Il visitatore potrà assaggiarli mentre si gode i dipinti dell'artista.
Sunset, 2016
L'artista Melanie VIllemot invita i visitatori a interagire con la sua installazione tridimensionale bevendo i 36 cocktail che compongono il tramonto. Quest’opera è collocata all'ingresso della mostra.
Waxed candies
L'installazione dello chef Maksut Aşkar è ispirata a uno dei gusti della sua infanzia. "Questo progetto è un omaggio ad gioco dell'infanzia. Qui i visitatori possono gustare le sue caramelle rosa, realizzate con la stessa tecnica usata dalla madre per preparare la cera epilatoria quando era un bambino, mentre guardano il video della preparazione.
La performance di Danny Bowien
Danny Bowien, celebrity chef statunitense, ha proposto una performance culinaria con tanto di musica live incentrata sulla tematica della pressione di essere chef. Bowien è entrato in un cubo trasparente posto al centro dell'auditorium, circondato da musica e cibo, mentre venivano proiettati video di persone intente a mangiare. “Volevo mostrare cosa significa essere uno chef, oltre a preparare da mangiare. C'è un contrasto tra i video di persone che mangiano felici e lo chef nel cubo, costretto nel suo mondo creativo”, ha spiegato Bowien. "Credo ci sia molta oscurità nella vita di uno chef”.
Photo by Olivier Cablat
Copy shop, 2019
La Healthy Boy Band si è esibita live con Copy Shop durante la serata di opening della mostra. I tre giovani chef austriaci, Philip Rachinger, Lukas Mraz e Felix Schellhorn, hanno creato questo collettivo nel 2017. Per Cookbook.19 hanno realizzato questa installazione incentrata sul concetto di copyright e appropriazione culturale. L'imitazione, la copia è sempre stato un tema importante sia nell’arte come nella cucina. "Le persone in questi ambienti parlano di creatività quando in realtà stiamo tutti copiando gli uni dagli altri."
Absoluts, 2019
La scultrice Mahalia Köhnke-Jehl e la video-maker Tania Gheerbrant hanno collaborato alla creazione di un'installazione live sulla convivialità della condivisione del cibo, in cui i visitatori sono protagonisti, filmati mentre assaporano cocktail gelificati. Il video della performance sarà proiettato al centro dell'opera per estenderne la durata.
What's next?
Come si evolverà la relazione tra arte e cucina, quale sarà il prossimo passo del progetto Cookbook?
"Cookbook è un progetto vivo e deve evolversi a seconda del contesto in cui si trova, sia a livello di spazio che di tempo", afferma Petrini. "Se in un futuro distopico ci fosse una proliferazione di allergie e nuove filosofie legate all’alimentazione? Potrebbe avere un impatto sulla vita del ristorante gourmet e persino portare alla fine dell'esperienza culinaria così come la conosciamo, basata sul menu. I piatti inizieranno a essere personalizzabili in base alle esigenze dei clienti? Lo chef potrebbe addirittura considerare il ristorante come luogo di sperimentazione?"
Per la risposta non ci resta che aspettare, le evoluzioni della società e della cucina sono davvero rapide e imprevedibili.