Fine ed elegante, servito nel calice coppa, il daiquiri catapulta cuore e palato in un viaggio nei Caraibi in cui scoprire storie e tradizioni. Molte le storie che girano intorno alla sua nascita, fra queste una lo fa risalire al 1898, all’epoca della guerra tra Stati Uniti e Spagna. Dopo il naufragio della nave Maine nel porto dell'Avana, un marine sbarcò in un piccolo villaggio nei pressi di Santiago di Cuba, precisamente a Daiquiri, oggi conosciuto come Playa Daiquiri. Mosso dallo stimolo della sete entrò in un locale e trovò soltanto del rum, si rifiutò di berlo liscio e lo fece allungare con succo di lime e poi lo corresse con un po’ di zucchero. Quell’uomo compose il primo daiquiri della storia.
Un’altra leggenda racconta, invece, del generale delle truppe americane Shafter, un condottiero imbranato, ma amante della cancháchara, un mix di rum, limone e zucchero. Notò con arguzia che al cocktail mancava qualcosa: il ghiaccio, nacque così la consacrazione del daiquiri, unica cosa per cui il generale viene ricordato.
Non c’è due senza tre, altro racconto degno di nota riconduce la nascita del Daiquiri intorno al 1905. I protagonisti sono alcuni ingegneri americani minerari che inventarono il cocktail battezzandolo con il nome di una spiaggia cubana, in cui la bontà del cocktail era direttamente proporzionale alla bellezza della spiaggia.
La ricetta del Daiquiri: cultura, eleganza e stile
Le leggende si sa donano fascino e suggestione, ma la realtà per il Daiquiri non è da meno. Siamo a L’Avana nel bar El Floridita, nel 1914 arriva il bartender catalano Constantino Ribalaigua Vert, che inventa questo raffinato elisir. Poi la frase citata da Ernest Hemingway “My mojito at La Bodeguita, my daiquiri at El Floridita” che celebra El Floridita come culla del daiquiri. Lo scrittore era un frequentatore abituale del locale nonché amante di questo cocktail.
Daiquiri è fascino, stile, ma anche cultura, molti sono i riferimenti nella letteratura e nel cinema, come nel romanzo di Francis Scott Fitzgerald, “Di qua dal paradiso”, mentre in “Assassinio allo specchio” di Guy Hamilton (1980), tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie, il Daiquiri viene servito con aggiunta di arsenico e poi compare anche ne “Il padrino- parte II” diretto da Francis Ford Coppola nel 1974.
La forza di questo grande cocktail è proprio nella suo essere minimal: ingredienti semplici che si uniscono come i passi di un’acrobata attenti alle misure, in cui il rum esalta la freschezza del lime e la dolcezza dello zucchero, il tutto accompagnato, poi, da una grande attenzione nella preparazione. Si prepara nello shaker e si versa con double strainer in una coppetta da cocktail ben raffreddata. Il daiquiri è quel cocktail che non ha bisogno di fronzoli, basta nella sua autenticità e semplicità.