Bianco e nero. Il volto emaciato, la sigaretta in bocca, il capello lungo e scompigliato. La divisa da cuoco che si intravede appena. Lo sguardo definibile semplicemente come "intenso".
Se c'è un’immagine che, prima e più di ogni altra, ha definito l'iconografia dello chef rockstar, quella è la fotografia di Marco Pierre White che appare sulla copertina di The Devil In The Kitchen. L’autobiografia appena pubblicata in italiano (416 pagine, Giunti Editore) ci regala la storia del primo, nonché del più giovane, chef inglese a ottenere - a 33 anni - tre stelle Michelin.
Working class hero nato a Leeds, enfant prodige dell'alta cucina britannica: il libro segue la parabola di Marco Pierre White dall'infanzia, e dal rapporto problematico con il padre cuoco, ai successi degli anni Novanta, passando per la gavetta militaresca in ristoranti come Le Gavroche di Michel Roux.
Presi il primo formaggio. «Non va bene!» gridai e lo scagliai contro la parete con tutta la forza che avevo. Rimase attaccato alle piastrelle. Presi in mano il secondo. «Non va bene!» E lanciai anche quello. Come il primo, anche questo era così meravigliosamente maturo che rimase appiccicato. Poi presi anche i formaggi rimasti e uno dopo l’altro gli feci fare la stessa ne. Splat, splat, splat – per sei o sette volte. Il carrello era rimasto vuoto, tranne che per il coltello. La maggior parte dei cuochi chinò il capo e continuò a fare quello che stava facendo come se nulla fosse. Nicolas e un paio di cuochi si precipitarono a staccare i formaggi dal muro e a pulire quel caos maleodorante. Urlai: «Lasciateli lì. Lasciateli lì. […] Dovevano stare lì tutta la sera perché così, ogni volta che Nicolas fosse entrato in cucina, li avrebbe visti appiccicati alle piastrelle bianche (a parte il camembert, che era scivolato a terra). E non avrebbe mai più commesso lo stesso errore.
Una parabola invero breve, poco più di una decina di anni prima di abbandonare le scene nel 1999, dopo aver conquistato le tanto agognate tre stelle Michelin. Tanto breve da rendere leggendari gli anni dell'Harvey a Londra (in seguito Pierre White si trasferì all'Hyde Park Hotel e poi all'Oak Room del Méridien Piccadilly Hotel), leggendari per i piatti ma anche per le sfuriate con i sottoposti - tra cui un giovane Gordon Ramsay - e le cacciate di clienti, per le incursioni delle groupies e per gli eccessi dello chef.
Ero schiavo e lo ero da ventun’anni. Sebbene durante la mia carriera mi fossi interrogato spesso sul modo in cui cucinavo, non mi ero mai interrogato sul perché lo facessi: cucinavo e basta. Quando finalmente decisi che volevo la mia libertà – che volevo uscirne – mi scrollai di dosso le catene piuttosto rapidamente. Era da tanto che ci ri ettevo, che pensavo di ritirarmi, mentre ancora trascorrevo giorno e notte dietro i fornelli o al passe.
The Devil In The Kitchen è la storia di un’ossessione, che ha quasi distrutto fisicamente Marco Pierre White e lo ha portato ad essere il più discusso benché celebrato, contestato benché adorato, chef della sua epoca. La storia di un celebrity chef prima che tutti gli chef diventassero celebrità. Un libro denso e appassionante, che si gode fino all'ultima pagina.
Trovi The Devil In The Kitchen qui.