Fino a due mesi fa, prima che l’emergenza Coronavirus cambiasse il nostro approccio alla realtà, la riconversione industriale era un argomento da libri di storia. Adesso, invece, il tema è tornato di grande attualità.
In questo inedito “tempo di guerra”, igienizzanti mani e disinfettanti hanno rappresentano il nuovo oro, soprattutto all’inizio della pandemia, quando è cominciata la corsa ai gel alcolici. E, all’apice della domanda, l’industria alimentare ha fatto la sua parte, dando un contributo.
Sono diverse, infatti, le distillerie che hanno riconvertito la propria attività: c’è chi ha avviato una linea temporanea a scopo benefico, chi ha creato articoli alternativi in collaborazione con altre aziende, sino agli esperimenti più recenti di chi ha diversificato la propria produzione con nuove soluzioni alcoliche pronte per il mercato, destinate a rimanere nel tempo.
Dai grandi gruppi alle realtà locali: le attività riconvertite
Tra le prime a essersi attivate per la realizzazione di igienizzanti alcoli c’è la distilleria Ramazzotti in Canelli, parte del gruppo Pernod Ricard, che si è impegnato in tutto il globo nell’aiuto alle comunità locali, con il lavoro degli stabilimenti di Absolut Vodka in Svezia, di Rabbit Hole, Smooth Ambler e TX Whiskey negli Stati Uniti, per citarne alcuni.
Così, anche in Italia il contributo del gruppo a supporto all’emergenza si è tradotto nell’aiuto alla comunità locale con la produzione di disinfettante mani: imbottigliato a fine marzo, è stato distribuito gratuitamente alla Croce Rossa Italiana, alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, al Comune di Canelli, agli impiegati ed alcuni fornitori.
E ancora, per far fronte all’emergenza Covid-19, un altro colosso del mondo degli spirits, Campari Group, ha avviato una collaborazione con l’azienda cosmetica Intercos Group. L’alcol puro donato dal gruppo Campari è stato trasformato e imbottigliato dallo stabilimento Cosmint di Olgiate Comasco, per una prima produzione di 15 mila bottiglie di gel igienizzante per le mani.
Dopo aver contribuito con una donazione all’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano, le due aziende si sono fatte carico della logistica del prodotto finito, in modo da far giungere il gel disinfettante dove più urgente.
Dalla grappa all'alcol etilico igienizzante: anche la più antica distilleria d'Italia, la veneta Nardini, non si è risparmiata di fronte all'emergenza.
La riconversione è stata fatta per la produzione di 3 mila bottiglie che sono state donate agli ospedali San Bassiano di Bassano del Grappa e Ca’Foncello di Treviso, e all’Associazione Nazionale Alpini, per l’ospedale da campo di Bergamo (struttura che ha visto impegnato in prima linea lo chef Enrico Cerea, come ci ha raccontato qui).
La soluzione disinfettante, inoltre, è stata inviata in omaggio, in formato tascabile, a tutti i consumatori che hanno effettuato un ordine sul sito della distilleria.
I disinfettanti alimentari: la nuova frontiera delle distillerie?
Come abbiamo visto, l'emergenza Covid-19 e il lockdown hanno accelerato la creazione di format inediti e nuovi modelli di business nel mondo della ristorazione. Ma anche nell'universo dei distillati e degli spirits si sta verificando un fenomeno simile.
Succede in Sardegna, alla Silvio Carta Distilleria, dove è stato messo a punto un nuovo prodotto: Sterile 85°, un disinfettante alimentare da alcol biologico, commestibile e aromatico. I primi flaconi sono stati donati alla Direzione Generale della Protezione Civile della regione.
"Abbiamo ufficialmente iniziato a distribuirlo attraverso la nostra azienda e il sito Bernabei.it lunedì scorso. Si tratta di un prodotto 100% naturale - racconta Elio Carta - che può essere usato per disinfettare sia le mani sia gli alimenti, perché è completamente edibile”.
L'idea era in nuce, come spiega Carta, ma il suo sviluppo è stato accelerato dall'emergenza Coronavirus. "Produciamo gli oli essenziali dal 2011: realizziamo infusioni per mirto, elicriso, ginepro e tanto altro. Da tempo la mia intenzione era di fare qualcosa di particolare con le erbe: non sapevamo esattamente cosa, poi è subentrato il problema sanitario e ho pensato di sfruttare l’esperienza come distilleria. Sono ripartito con le infusioni a fine febbraio, salendo sempre più di grado: ogni giorno assaggiavo l’estrazione del prodotto, fino a che non ho trovato l’equilibrio giusto".
Sì, perché la particolarità del disinfettante è che si tratta di un prodotto studiato per essere non solo igienizzante, ma anche gradevole al palato. Una soluzione alcolica con un suo spettro aromatico, che ha richiesto circa tre mesi di lavoro per essere messa a punto in maniera definitiva.
La tecnica usata? "Esistono diversi metodi di estrazione e, per la nostra esperienza, ho preferito usare quella con solvente", racconta Carta. "Nello specifico, abbiamo utilizzato l’alcol biologico, ottenuto dal grano, prodotto naturalmente dalla fermentazione dello zucchero. La criticità è che bisogna tenerlo sotto controllo, quindi abbiamo estratto separatamente le varie botaniche. Noi volevamo ottenere solo la parte più nobile e delicata, ecco perché abbiamo fatto prove quotidiane salendo molto di gradazione, sino a individuare l'attuale formula a 85 gradi".
Le botaniche presenti? "C'è il rosmarino come nota dominante, che è molto importante per lo stomaco e per sue proprietà antisettiche, la menta piperita, digestiva, stimolante ed espettorante, e la santolina, che ha proprietà antisettiche e tonico-stimolanti. Oltre al lime, aggiunto per conferire gusto e profumazione", risponde Carta. "Tutte le botaniche sono spontanee, raccolte da noi, tranne il lime perché abbiamo le piante in azienda", precisa.
Lo studio della base aromatica è risultato fondamentale, proprio perché il disinfettante può essere usato non solo per gli oggetti e per le mani, ma anche per i cibi, dalla frutta alla verdura, alla carne. "Spruzzato direttamente sul salmone, per esempio, è meraviglioso", ci dice Carta. "Si tratta di un prodotto alimentare a tutti gli effetti, tanto che, a differenza degli altri disinfettanti a base di alcol denaturato autorizzati dallo Stato all'inizio dell'emergenza, per questo articolo paghiamo l'accisa", precisa il produttore.
Perché questa scelta? "Come azienda abbiamo preferito puntare su un prodotto commestibile, in modo da poterci presentare sul mercato in maniera diversa, optando per flaconi piccoli da 50 ml, con 650 spruzzi, affinché le persone possano portarlo facilmente in giro. Non abbiamo lavorato solo per il momento di crisi: l'obiettivo è che il prodotto rimanga nella nostra linea", conclude Carta.
Un disinfettante per mani e alimenti concepito da una distilleria proprio come un gin: un'intuizione, ma anche una possibile strada da percorrere. Il futuro è già qui.